X
<
>

Il luogo del ritrovamento

Condividi:
1 minuto per la lettura

VIBO VALENTIA – Svolta nel caso del cadavere rinvenuto il 4 novembre scorso nelle sperdute campagne dell’Ariola, nel comune di Gerocarne: si tratta di Antonino Loielo. È questa la valutazione investigativa della Procura della Repubblica di Vibo Valentia che, in attesa dei riscontri dell’esame del Dna, ha inviato gli avvisi per gli accertamenti medico-legali a due persone: i figli dell’uomo.

Confermate, quindi, le indiscrezioni delle settimane precedenti secondo le quali quel corpo rinvenuto interrato nel terreno argilloso fosse dell’uomo che al momento della sua sparizione aveva 50 anni.

Ma ciò che più sconvolge è che ad essere indagati per la sua morte sono i figli Ivan e Walter. Una vicenda inquietante, maturata, quindi, in ambito familiare e probabilmente camuffata da allontanamento volontario nel momento in cui, tra la fine di marzo e inizio aprile del 2017, non si seppe più niente dell’uomo che, qualche tempo prima, insieme agli stessi figli era scampato ad un agguato.

Le indagini sulla sparizione di Antonino Loielo, all’epoca non portarono a nulla, ma adesso sono state riaperte facendo registrare una novità sostanziale. «Si tratta di un omicidio non legato a dinamiche di ‘ndrangheta ma comunque, in qualche modo, collegato alla faida», aveva detto il procuratore capo Camillo Falvo che unitamente al sostituto Filomena Aliberti sta coordinando l’indagine della Squadra Mobile.

Inquirenti che avrebbero, dunque, ricostruito anche il movente del delitto del capofamiglia ucciso con almeno un colpo di pistola, portato in una zona isolata dell’Ariola, in quella località impervia costellata da fitta vegetazione, boscaglia e sentieri inaccessibili ai veicoli, e seppellito con i propri indumenti e in un sacco di cellophane sotto la carcassa di una vecchia 500 rossa che si trovava lì da anni.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE