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L'ospedale di Vibo Valentia

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VIBO VALENTIA – L’ospedale “Jazzolino” è ancora agli onori della “cronaca pandemica”: tra gli anestesisti in servizio uno è attualmente contagiato l’altro risulta essere no vax.

Il primo comunque, all’esito positivo del tampone, si è messo immediatamente in quarantena a casa. Il collega no vax, invece, continua regolarmente a prestare servizio.

Proprio ieri un caso analogo, relativo al reparto di ostetricia, è stato rivelato dal Quotidiano del sud: un’infermiera positiva (che dopo aver effettuato il tampone, in attesa dell’esito, si è presentata regolarmente in servizio per il turno di notte e solo all’indomani è rimasta in isolamento a casa) e due ostetriche non vaccinate.

Delle due, una ha presentato certificato medico, che è ancora alla valutazione del medico competente dell’Asp, l’altra invece ha semplicemente rifiutato di assumere le prescritte dosi. Entrambe risultano tuttora regolarmente in servizio.

Nell’edizione di ieri, per altro, abbiamo dato conto anche delle spiegazioni dell’azienda che ha ribadito di essersi finora attenuta alle norme vigenti in riferimento ai mancati provvedimenti sanzionatori. Il caso, pressoché analogo, di anestesia induce a pensare che abbiano sostanzialmente ragione quanti, nello stesso ambiente ospedaliero, affermano che i casi di personale sanitario (medici e infermieri) contagiato o non vaccinato per motivi di vario tipo sono parecchi.

Il che lascia pensare che le due vicende rivelate dal Quotidiano possano essere solo la punta di un iceberg ben più corposo, cosa questa che naturalmente non è fatto per indurre tranquillità negli utenti. Dall’azienda non arriva alcuna nota in merito, verosimilmente per evitare inutili allarmismi, ma questo può portare ad una lettura non corretta della situazione, per via delle voci incontrollate che si susseguono e “arricchiscono” le vicende che di volta in volta emergono.

Tornando al reparto di anestesia, a quanto si è potuto apprendere il rianimatore col Covid, abitante a Vibo, sarebbe stato contagiato da un suo figlio. Venerdì scorso infatti, sentendosi poco bene, il giovane ha fatto il tampone e nel giro di due ore è arrivato l’esito: positivo. Di conseguenza, accusando anche lui qualche sintomo sospetto, il medico ha pensato, opportunamente, di sottoporsi insieme agli altri familiari all’esame molecolare. Risultato: positivo, insieme ad un altro congiunto, sicché entrambi sono rimasti in isolamento domiciliare.

Quanto all’altro anestesista, in reparto sarebbe nota la sua posizione no vax ma, allo stato, non risulta che all’interessato sia stato vietato di prestare servizio. Com’è noto, la legge prevede che il personale che non si mette in regola venga prima sospeso dal servizio e, poi, anche dallo stipendio. Verosimilmente anche in questo caso l’azienda avrà inviato (per come ieri ha dichiarato di aver fatto per l’ostetrica di cui s’è detto) l’invito a immunizzarsi e starà aspettando da lui comunicazioni in merito.

Resta da chiedersi come mai, visto che la stragrande maggioranza del personale si è tempestivamente vaccinato e che i non immunizzati erano noti da tempo all’azienda, in entrambi i casi (rianimazione ed ostetricia) si sia aspettato così a lungo prima di inviare l’intimazione. Un’altra domanda sorge spontanea negli utenti: quanto tempo ancora passerà prima che si restituisca la necessaria tranquillità a quanti hanno a che fare con l’ospedale? Il caso di anestesia offre infine il destro per tornare sulla vexata questio della cronica e gravissima carenza di professionisti. Ne abbiamo riferito ripetutamente, ma la situazione non è finora migliorata in maniera sostanziale.

«Questo ospedale – commenta infatti, amaro, un sanitario – sta chiudendo per mancanza di anestesisti. Quelli in servizio sono costantemente sotto stress, costretti come sono a dover sopperire a questa annosa carenza». Stando a quanto si è appreso, in tutta l’Asp sono in servizio appena in 11, a fronte di un organico stabilito in 32 unità.

Mancano dunque ben 21 anestesisti il che spiega i ricorrenti inconvenienti che si registrano in sala operatoria (spesso se si effettuano gli interventi programmati si rischia di non poter rispondere alle urgenze), con relative e veementi proteste da parte di pazienti e familiari.

L’Asp, in verità, ha cercato di correre ai ripari bandendo il concorso e degli avvisi, «ma – dicono allo Jazzolino – non deve aver partecipato nessuno, visto che l’organico è sempre quello». Come se ne esce, allora? «Semplice: si deve interloquire in maniera molto decisa col commissario regionale Longo, che deve avere il coraggio, e la forza, di inviare d’imperio a Vibo gli anestesisti di altre strutture calabresi che ne avessero a sufficienza. Altrimenti – conclude il nostro interlocutore – lo Jazzolino, che è già al collasso, dovrà chiudere presto i battenti».

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