L'ospedale Jazzolino
3 minuti per la letturaPRONTI altri sei posti, altamente tecnologici, per il reparto di terapia intensiva, destinati ai malati di Covid. All’ospedale Jazzolino, per una volta, non si parla di soppressione di servizi ma addirittura di aumento. I posti in questione sono quelli allocati dentro il modulo di terapia intensiva esterna realizzato nel cortile, subito dopo l’ingresso del nosocomio. Una struttura costruita, in tempi abbastanza ridotti, ci sono voluti infatti meno di sei mesi, cosa non frequente nella pubblica amministrazione.
La spiegazione è semplice: a realizzare i lavori è stato il personale del ministero della Difesa, l’esercito insomma, al quale si era rivolta la Protezione civile nazionale. E il fatto che la consegna dei lavori sia slittata di qualche settimana non inficia la sorpresa per un’esecuzione che, una volta tanto, non ha registrato ritardi significativi.
Questa la genesi: l’Asp, (commissario Maria Bernardi, direttore sanitario Michelangelo Miceli) partecipò l’anno scorso con successo ad un bando della Protezione civile mirato a rafforzare le strutture sanitarie in funzione anti Covid. Ad aggiudicarsi l’appalto di circa 1,6 mln di euro fu il ministero della Difesa. Il personale militare ha consegnato la struttura un paio di giorni addietro.
La rianimazione bis, già collaudata, è dunque pronta, dotata delle necessarie apparecchiature tecnologiche di ultima generazione. Sei i nuovi posti letto, che vanno ad aggiungersi agli altri sei allocati nel vecchio reparto a piano terra. Come già detto, il nuovo modulo è destinato espressamente ai pazienti Covid gravi, in terapia intensiva, appunto.
L’Asp però si starebbe attivando affinché venga consentito, all’occorrenza, l’utilizzo anche per i pazienti Covid non gravi, quelli oggi ricoverati in malattie infettive e medicina (a suo tempo riconvertiti entrambi a reparti Covid). Ed è ragionevole pensare che in futuro, in assenza di malati di questo tipo, quei nuovi sei posti non resteranno inutilizzati ma potranno essere destinati a pazienti con altre patologie. Il nuovo modulo non è in continuum strutturale con il pronto soccorso ma il problema è stato superato con la realizzazione di un tunnel tra le due postazioni.
«La nuova terapia intensiva – spiega Giuliano al telefono – è già pronta ad entrare in funzione. Prima di sistemarvi i pazienti vanno però definite nei particolari le modalità di utilizzo, coerentemente con la sua destinazione anti Covid. Basteranno pochi giorni». In settimana verrà dunque chiarito nei dettagli il percorso clinico, definita la valutazione del risk manager e quant’altro. Dopo di che, si pensa ai primi della settimana successiva, si potranno ricoverare i primi pazienti.
«Inoltre, il nuovo modulo ci consentirà di liberare spazi nello Jazzolino per poter ripristinare reparti e servizi sacrificati durante le fasi più acute dell’emergenza, a cominciare dalla Medicina interna». Stando poi a quanto si dice, l’Asp starebbe pensando di utilizzare la stessa procedura per realizzare un modulo esterno anche per malattie infettive.
Tutto bene dunque? Non proprio, qualche ombra si delinea, ed è relativa al personale. Com’è ampiamente noto, la carenza di anestesisti rianimatori è tra le più gravi nell’Asp, i concorsi banditi sono andati pressoché deserti e altre iniziative dell’azienda non hanno sortito effetti risolutivi. «È chiaro che l’attuale numero non consente di coprire le due terapie intensive – concorda un medico del presidio – Bisognerà vedere cosa farà il management».
La strada maestra è quella dei concorsi, con la speranza però che non vadano nuovamente deserti. Il nuovo modulo sorge, come detto, nel cortile interno del nosocomio, al posto dello spazio verde, con alcuni alberi d’alto fusto il cui abbattimento, come forse si ricorderà, suscitò veementi proteste da parte di utenti e dipendenti.
Uno scempio, venne definito, non senza ragione ma «oggi – commenta uno dei sanitari che all’epoca fu contrario al taglio delle piante – alla luce del raddoppio dei posti di rianimazione, quelle perplessità sono state in parte superate». Anche perché, a quanto si è appreso, la parte non utilizzata dell’area verrebbe riutilizzata a giardino. Su questo, però, la cautela è d’obbligo.
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