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La procura di Vibo ha aperto un inchiesta per per reato ambientale, per chiarire il perché del mare sporco

VIBO VALENTIA – Non solo il comune di Vibo. Ma anche altri del territorio hanno visto “comparire” nei propri uffici in mattinata le forze dell’ordine. La Procura di Vibo ha infatti aperto una inchiesta per reato ambientale, in ordine alle condizioni del mare. Questa mattina, infatti, i Carabinieri del comando provinciale di Vibo, del Gruppo Forestale, i militari della Capitaneria di Porto di Vibo Marina, supportati dalla Sezione di PG, in esecuzione di apposita delega hanno eseguito una serie di accertamenti preliminari presso diverse amministrazioni comunali, sia rivierasche che montane, al fine di acquisire informazioni sullo stato della depurazione delle acque, dal collettamento delle aree urbane sino ad arrivare allo stato di utilizzo degli impianti anche in ordine agli interventi di manutenzione.

Oltre al Comune di Vibo Valentia, sono stati interessati dai controlli anche Nicotera, Pizzo, Tropea, Zambrone, Briatico, Ioppolo, Serra San Bruno, Nardodipace, Monterosso, Arena e Fabrizia.

Eseguito anche un controllo, con campionamento delle acque, unitamente a tecnici Arpacal e della Stazione Zoologica Anton Dohrn, presso un impianto di depurazione per verificarne il corretto funzionamento.

Mare sporco, la Procura di Vibo mapperà tutta la provincia

Gli interventi, che saranno estesi anche alle attività produttive potenzialmente inquinanti, sempre sotto il coordinamento della Procura, proseguiranno anche nei prossimi mesi per raggiungere una mappatura completa di tutta la provincia.
L’obiettivo dichiarato è quello di individuare condotte indiscriminate e senza scrupoli da parte dei ”nemici” dell’ambiente ed eliminare le fonti di inquinamento, per impedire in futuro il riproporsi delle criticità riscontrate.

Nell’ultimo anno le iniziative di sensibilizzazione e di prevenzione a tutela dell’ambiente sono state continue, dalla campagna di controllo degli impianti di depurazione della provincia svoltasi appena un anno fa a quella che ha attenzionato il corretto smaltimento o spandimento delle acque di vegetazione dei frantoi, arrivando infine a quella rivolta al monitoraggio delle strutture ricettive del litorale denominata “Wave”, partita lo scorso 26 maggio e ancora in atto. Ciò nonostante numerose sono state le segnalazioni circa la presenza di chiazze sul mare, “fioritura algale”, “acqua verde”, sino ad arrivare ai risultati poco lusinghieri pubblicati da Goletta Verde sui campionamenti provinciali.

Per fare chiarezza sulla delicata questione, che ha impatto diretto sulla tutela della salute pubblica e pesanti ricadute sul fragile tessuto socio-economico dove lo sfruttamento del mare ai fini turistici costituisce una delle prime fonti di guadagno, il Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Camillo Falvo, ha come detto aperto un fascicolo, per ora a carico di ignoti, con le ipotesi di inquinamento ambientale che in caso di reato acclarato sanziona la realizzazione o l’utilizzo, senza autorizzazione, di scarichi industriali di acque reflue. Fra gli obiettivi, di particolare importanza, anche quello di tracciare i finanziamenti ricevuti dai comuni e dagli enti che hanno in gestione gli impianti per la depurazione verificandone i criteri di utilizzo o motivi del mancato impiego.

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