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Antonio Sesto

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«NEGATIVO». Una sola parola che però sottintende una duplice felicità: da un lato, ovviamente, non essere affetto dal Covid, dall’altro la possibilità di tornare a lavorare.

Antonio Sesto ce l’ha fatta ma è stato necessario che la sua storia fosse ripresa dai media, in questo caso dal Quotidiano del Sud (LEGGI), affinché si riuscisse a sbrogliare la matassa che si era creata attorno al suo caso e che gli impediva di ripartire.

Complice la sensibilità di Pino Rodolico, a capo della Task Force del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Vibo è stato possibile per il 40enne ricevere – contrariamente a quanto avvenuto in precedenza – in meno di 24 ore il responso del tampone, conditio sine qua non per rispondere alla chiamata della sua società e partire in Iraq entro i tre giorni necessari.

L’interessato, infatti ne aveva eseguito un primo lunedì 3 novembre ma non aveva ricevuto comunicazione e per questo si era rivolto all’avvocato Marianna Zampogna che dopo aver contattato tramite pec l’Asp per avere l’esito del tampone si era rivolta al nostro giornale per segnalare il caso. Addirittura il primo deve ancora arrivare. Il secondo due giorni fa e questa volta la notizia è stata tempestiva.

È stato lo stesso dirigente dell’Asp a muoversi in prima persona una volta appresa letto l’articolo sulla nostra testata. Ci ha chiesto il contatto di Antonio per poi chiamarlo e organizzare un nuovo esame, sollecitando il Dipartimento tutela della Salute di Catanzaro a fornire l’esito a strettissimo giro di posta.

Una cosa certo non da poco visti i gravi ritardi nell’elaborazione dei tamponi che possono arrivare anche a 5-7 giorni, con una media di 4. E così, in neanche 24 ore il responso è arrivato.

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Giuseppe Rodolico

Storia a lieto fine, dunque, d’altronde le parole dello stesso Antonio sono emblematiche: «Non potevo credere alle mie orecchie quando il dott. Rodolico mi ha telefonato dicendomi che mi avrebbe organizzato l’esame per questo lunedì e che avrebbe fatto di tutto per farmi partire. Mi sono commosso perché non me l’aspettavo che si potesse risolvere tutto dopo un articolo. Mia moglie era entusiasta. Il dott. Rodolico ha voluto conoscere la mia situazione ed è stato gentilissimo; ci tengo a ringraziarlo così come tutti quelli che lavorano all’Asp di Vibo. Mi hanno consentito di non perdere l’occasione per tornate a lavorare per guadagnare i soldi necessari per provvedere al sostentamento della famiglia. L’esito del tampone l’ho ricevuto lunedì sera, a neanche 12 ore da quando mi sono sottoposto».

Antonio ieri sera è partito alla volta di Roma e da lì per l’Iraq presentando alla compagnia aerea il responso, negativo, dell’esame. Farà rientro a Vibo Marina poco dopo Natale, imprevisti permettendo, e anche se non riuscirà a trascorrerlo con i propri cari non fa nulla: «In questo momento l’importante era tornare a lavorare, per loro».

Artefice del lieto fine di questa vicenda è, come detto, il dott. Rodolico: «Abbiamo appreso la notizia dell’odissea di questo ragazzo – ha affermato – leggendola sul Quotidiano del Sud e mi sono immediatamente attivato per capire come fare per risolvere la sua situazione.

Pertanto, mi sono messo in contatto con lui, mi ha spiegato nel dettaglio le sue esigenze, soprattutto quella di avere un responso entro 72 ore dalla chiamata della società per la quale lavora e quindi mi sono adoperato per organizzargli l’esame lunedì scorso. In mattinata, quindi, vi si è sottoposto e nella serata è arrivato l’esito. Non era facile perché tutti conosciamo i problemi relativi ai ritardi, che arrivano quasi fino ad una settimana, ma ho chiesto una corsia preferenziale proprio in virtù della situazione d’urgenza del giovane. Quindi il dott. Nino Restuccia ha portato in auto personalmente il tampone a Catanzaro. Siamo felici che Antonio possa finalmente partire», sono state le parole del capo della Task force del Dipartimento di prevenzione che l’altro ieri, unitamente al responsabile del servizio Igiene, Epidemiologia e sanità pubblica, Antonio Demonte, ha di fatto alzato bandiera bianca sul tracciamento dei contatti la cui ricostruzione è fortemente difficoltosa a causa proprio dei ritardi accumulati nell’elaborazione dei tamponi. Tamponi che riguardano nella maggior parte dei casi bambini e gente che ruota attorno al mondo della scuola, ragion per la quale si è chiesta ai sindaci la chiusura delle scuole, per come poi è effettivamente avvenuto nella quasi totalità dei comuni del Vibonese.

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