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Il palazzo comunale di Ricadi

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RICADI (VIBO VALENTIA) – Urne aperte domenica dalle 8 alle 21, sei i seggi disseminati tra le frazioni del territorio e circa 4000 gli aventi diritto, ma solo poco meno di 2100 i votanti recatisi ad adempiere al proprio dovere civico. Con referendum consultivo, che non ha previsto il raggiungimento di un quorum, il popolo ricadese nella giornata di ieri si è pronunciato.

Ha vinto il No con 1086 voti contro i 999 del Sì : la denominazione del Comune non sarà modificata, aggiungendo “Capo Vaticano”, ma resterà “Ricadi”. Una campagna elettorale viva, con esperti del settore economico, del marketing in prima linea, battaglie sui social network e in mezzo alla gente attraverso incontri pubblici per far valere le ragioni del Sì, da un lato, e quelle del No dall’altro. Comitati sorti per mantenere l’identità di “Ricadi”, contro i comitati referendari favorevoli all’aggiunta del mito rappresentato da “Capo Vaticano”. Il referendum si è svolto nello stesso giorno in cui cinque comuni del Cosentino hanno scelto di unirsi in un’unica realtà (LEGGI NOTIZIE E SCHEDA).

La proposta, è stata promossa dal consigliere regionale Michele Mirabello e, succesivamente, votata all’unanimità in consiglio Regionale, con la trasmissione della delibera presso il presidente Oliverio che ha indetto il referendum e, quindi, passare l’ultima parola decisiva ai cittadini ricadesi.

“Il cambio di denominazione – spiegava il consigliere Mirabello – è un’operazione inclusiva e unitaria. Nessuno vuole sminuire Ricadi. Anzi il capoluogo e le sue frazioni, dal cambio di denominazione del Comune, trarranno nuovo slancio. Nessun costo per il cittadino, nessuna sostituzione della documentazione presso uffici Comunali, territoriali e catasti”.

”Volete voi che la denominazione del Comune di Ricadi sia mutata in “Ricadi – Capo Vaticano?”, questo il quesito che i cittadini votanti si sono trovati davanti, scegliendo così se optare per un cambiamento contrassegnando il Sì oppure lasciare tutto immutato sbarrando il No. La campagna per il Sì, puntava sull’includere il nome, rilanciandolo e facendolo finalmente proprio, formalizzare il “Capo”. Luogo ameno contemplato da intellettuali del calibro di Giuseppe Berto, che ne fece dimora adorata allontanandosi dalla vita frenetica della città, e di Virgilio Sabel, noto documentarista che ne ha raccontato le sue bellezze.

“La denominazione “Capo Vaticano” è già in uso – spiegavano giorni addietro i componenti contro il Sì – non sarà certo la sua “ufficializzazione” a risolvere i problemi legati allo stato di degrado, che danno un volto poco decoroso al nostro territorio, anzi spesso deludono le aspettative del turista. Siamo per il No, perché teniamo alla nostra identità. L’appartenenza è un valore e, in quanto tale, va conservato, rispettato e tramandato”.

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