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Il parterre dei relatori

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PIZZO (VV) – Agire per tempo perché scene come quelle alle quali solitamente assistiamo ogni estate non debbano più vedersi. Mare sporco, fioritura algale e turisti che fuggono con evidente danno per l’economia. Per cambiare la tendenza serve, dunque, un’azione preventiva e tempestiva. E di questo si è discusso stamani all’istituto Nautico di Pizzo.

Parla Falvo. Dopo l’indirizzo di saluto del dirigente Francesco Vinci che ha parlato degli eccellenti risultati conseguiti dallo storico istituto vibonese, e l’intervento della presidente dell’associazione Pinetamare Insieme Porto Ada, che ha fortemente voluto organizzare questo evento, con specifico riferimento proprio all’idea che ha portato alla nascita di tale iniziativa, il dibattito è entrato nel vivo con l’intervento del procuratore Camillo Falvo che si è soffermato sulla nascita della task force interforze, evidenziando che «la Procura può anche procedere al sequestro dei depuratori ma in questo modo – ha aggiunto – non risolviamo il problema; ecco perché bisogna agire in via preventiva, in maniera sinergica, dalla magistratura alle forze dell’ordine, dalle istituzioni politiche alla scuola, e poi sotto l’aspetto culturale».

Per il magistrato dell’Ufficio requirente vibonese all’appello manca ancora una parte del mondo dell’imprenditoria, quella formata da «soggetti disonesti che pensano di poter risparmiare migliaia di euro sul ciclo dei rifiuti quando invece creano anche se stessi danni economici ben più rilevanti perché se i turisti scappano, scappano ovunque. Quello della pulizia del mare è dunque, a giudizio di Falvo, una questione rilevantissima e pertanto “dobbiamo fare in modo che il settore turismo si sviluppi come avviene in altre regioni e questo può avvenire investendo nella prevenzione e sulla sensibilizzazione di tutte le categorie interessate».

Le parole di Curcio. A seguire il collega della Procura lametina, Salvatore Curcio il quale ha rilevato come quello dell’ambiente sia «uno dei settori maggiormente seguiti dal nostro Ufficio tanto da avere destinare un magistrato allo scopo», specificando che le verifiche «devono essere effettuare non certo giugno in quanto totalmente inutili. Dobbiamo, quindi, concentrarci sulla prevenzione nonostante le esigue risorse della Procura lametina siamo riusciti a creare una certa sinergia con altri uffici giudiziari e forze dell’ordine, creando un gruppo di lavoro omogeneo che dal 2017 ha iniziato ad effettuare monitoraggio già a gennaio di ogni anno. Alla base però ci vuole un cambio radicale anche perché l’ambiente è stato vittima della mentalità moderna del consumismo sfrenato».

L’intervento di Greco. A seguire lo specialista Silvio Greco che ha evidenziato come il mare calabrese è il migliore hot spot della biodiversità del Mediterraneo e rilevando come il tema della depurazione nasca dalla necessità di gestire le deiezioni umane e le scorie industriali prodotte quotidianamente. Ricordando che ci sono affondate oltre 40 navi nei mari calabresi, ha ammesso «che la prossima estate non avremo certo le Maldive ma – ha precisato – se le attività messe in campo saranno concrete, potremo comunque godere di un mare dignitoso», sottolineando che «la partita della depurazione, settore nel quale sono stati spesi montagne di soldi, si gioca sul corretto smaltimento di fanghi. Non basta però costruire un depuratore ma bisogna che esso venga utilizzato nel modo migliore possibile, vale a dire nel modo per il quale è stato pensato. Se poi questo non avverrà allora il prossimo anno il mare sarà peggiore di quello precedente».

Il giudizio di Pappaterra. Il direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, si è poi focalizzato sulle criticità ataviche del mare calabrese, e anche del tratto che interessa la provincia di Vibo Valentia: «Il forte carico antropico presente sulla costa, sia in termini di urbanizzazione e sia di attività agro-industriali, incide sulla qualità del mare anche a causa della scarsa presenza e funzionalità degli impianti di depurazione. E la nostra Agenzia, a vari livelli istituzionali e nel rispetto delle competenze dei diversi soggetti territoriali, lo ha spesso rilevato». Ha quindi spiegato il compito dell’Agenzia che, oltre a svolgere le attività assegnatele dalla normativa, si è sempre contraddistinta «per una pronta disponibilità a collaborare con tutti i soggetti presenti sul territorio, anche forze dell’ordine e magistratura, per individuare le cause e le possibili soluzioni al problema. Io sono qui non solo per confermare la nostra linea di condotta, ma anche per ribadire la grande professionalità dei nostri tecnici che operano sul territorio».

L’intervento di Dalila Nesci… Sulla necessità del corretto investimento delle risorse del Pnrr che ammontano a 600 milioni per ammodernare il sistema depurativo in Calabria, si è soffermato il sottosegretario al Sud, Dalila Nesci: «Con il Piano abbiamo stanziato oltre 69 miliardi di euro per la transizione ecologica che prevede anche l’efficientamento della rete idrica, la bonifica dei siti inquinati e la depurazione. D’altronde in passato sono stati messi a disposizione per questo scopo i fondi ordinari, che però la Regione non è riuscita a impiegare. Gli stanziamenti per garantire un mare pulito ci sono, ora gli Enti locali devono investire sul personale necessario per valorizzare questa nostra straordinaria risorsa». L’esponente del governo Draghi ha poi ricordato che «alle risorse del Pnrr si aggiungono i 600 milioni di euro previsti da un bando del Ministero della Transizione Ecologica per la depurazione».

…e del presidente Roberto Occhiuto. Presente alla manifestazione all’istituto Nautico anche il presidente della Regione, Roberto Occhiuto che sulla questione ambientale ha affermato di essersene occupato subito dopo il suo insediamento: «Ci sono tanti interventi per la depurazione che vanno accelerati, soprattutto il sistema dei controlli. Così come bisogna intervenire sui depuratori che sono tarati sulla popolazione invernale anziché su quella estiva, o ancora accelerare i lavori sul collettamento. È una buona cosa che la Regione se ne sia accorta per tempo. Inoltre – ha aggiunto – è molto importante il contributo che può offrire l’autorità giudiziaria nel contrasto ai fenomeni illegali, ma noi dobbiamo fare il nostro intervenendo sui depuratori tarati sulla popolazione invernale che su quella estiva e ad accelerare i lavori di collettamento delle abitazioni private alla rete fognaria». Per i risultati il governatore si dice fiducioso: «Ci si occupa del mare pulito quando è troppo tardi ma mi auguro che già a giugno o luglio, o anche l’anno dopo, si possano vedere».

Le conclusioni di Pignatale. Massimiliano Pignatale, comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Marina si è infine soffermato sulle attività peculiari del Corpo con specifico riferimento alla salvaguardia dell’ambiente: «Questa estate abbiamo raccolto numerose segnalazioni di mare sporco, alcune delle quali tutto sommato pretestuose, ma la maggior parte erano reali. C’è stato un grosso impegno da parte nostra e dopo i campionamenti che effettuavamo non emergeva nulla di anomalo. Segnalazioni che si sono concentrate nelle settimane a cavallo di Ferragosto e questo può dimostrare come il problema della non efficiente depurazione si colleghi con l’impennata delle presenze turistiche».

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