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Quasi sei milioni di euro per portare in giro i rifiuti organici. Sono passati cinque anni dalla legge regionale 14 del 2016 che prevede il ciclo integrato mentre si va incontro alla transizione ecologica nel segno della sostenibilità ambientale è p. E Irpiniambiente che fa? Pubblica un bando per affidare il servizio di trasferimento non si sa dove dell’ organico dallo Stir e dalla Stazione di trasferenza di Flumeri.

Le indicazioni non sono molto chiare: l’appalto si intenderà automaticamente cessato all’avvenuto raggiungimento di 30mila tonnellate di frazione organica umida. Dove andrà l’organico? Dal bando non risulta.

L’aggiudicazione dell’appalto avverrà “mediante procedura aperta e con applicazione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità prezzo”.

La prima seduta pubblica telematica per l’apertura delle offerte avrà luogo il giorno venerdì 2 agosto alle ore 10 presso la sede amministrativa della società Irpiniambiente.

L’importo globale presunto delle prestazioni in oggetto è pari ad euro 5.790.000, Iva esclusa di cui euro 90.000 per oneri della sicurezza. Il prezzo unitario è di 193 euro a tonnellate, di cui euro 3 per gli oneri della sicurezza e per un totale di 30.000 tonnellate annue.

Nel bando si precisa che, non essendo per loro natura determinabili in maniera univoca e definita, le quantità e i prezzi sono derivati da una stima presuntiva, per cui possono essere soggetti a variazioni di qualsiasi misura, senza che ciò possa comportare pretesa alcuna da parte dell’appaltatore.

Ma dove andranno a finire questi rifiuti organici?
Nel bando non è spiegato: “Il servizio di trasporto avverrà dagli impianto di trasferenza indicati da Irpiniambiente (Stir e Flumeni ndr) ed ubicati sul territorio della Provincia di Avellino all’impianto o agli impianti autorizzati, individuati dall’appaltatore, per il recupero della frazione organica dei rifiuti”.

Dunque sarà la ditta che si occupa del servizio a decidere. In Irpinia impianti per il recupero dell’organico non sembrano essercene.

A Pianodardine c’è l’impianto di trattamento meccanico e biologico, destinato alla produzione di frazione secca trito vagliata da destinare a recupero energetico e frazione umida da conferire in discarica. Le sue caratteristiche principali sono: due linee di selezione e vagliatura del rifiuto “tal quale”, destinato a produrre frazione secca trito vagliata da destinare a recupero energetico e, sovvalli tra cui la frazione organica stabilizzata destinata al conferimento in discarica. E da qui saranno portati via i rifiuti dalla ditta incaricata.

Altro impianto da cui partiranno i tir con i rifiuti è la stazione di trasferenza di Flumeri. L’impianto è destinato alle attività di trasferenza dei rifiuti urbani raccolti nei comuni dell’Alta Irpinia (sono 60) e quale cantiere operativo per i servizi di raccolta della stessa area.

Poi c’è l’ impianto di selezione meccanica delle frazioni secche recuperabili ubicato in località Montella che risulta completato ed in attesa di autorizzazione all’esercizio a quanto si apprende dal sito della provincializzata.

Infine l’ impianto di compostaggio ubicato nel territorio comunale di Teora autorizzato per una potenzialità di 6.000 tonnellate annue. E forse l’unico impianto dove viene trattata la frazione organica, sfalci e potature da RD di 15 comuni confinanti.

E infine c’è la discarica. L’impianto è attualmente autorizzato ed in esercizio in località Pustarza nel territorio comunale di Savignano Irpino, che al momento del passaggio di gestione al 31 dicembre 2009 presentava una capacità residua di 300.000 tonnellate. “Sull’impianto – fanno sapere da Irpiniambiente – sono da realizzare lavori di completamento e d’infrastrutture già progettate ed inserite nel quadro degli accordi sottoscritti con le Comunità locali all’epoca dell’avvio dei lavori di costruzione del primo invaso”.

A questo punto è evidente che per chiedere e poter smaltire i rifiuti organici nella nostra provincia servirebbe il biodigestore. E la scelta della localizzazione dell’impianto non può ritardarne la realizzazione. Chianche o no, un biodigestore è evidente che all’Irpinia serve. Il tempo perso sino ad oggi, a causa dell’effetto Nimby, acronimo inglese di Not In My Back Yard, “non nel mio giardino”, non può bloccare l’organizzazione ecosostenibile e moderna del ciclo dei rifiuti.

In secondo luogo spendere 6 milioni di euro per smaltire l’organico attraverso i tir non è né ecologico né efficiente. Tonnellate di rifiuti che attraversano il territorio irpino in lungo e in largo sono inevitabilmente fonte di inquinamento, non fosse altro per lo smog prodotto dai camion.

Non è un bello spettacolo e non dimostra una buona sensibilità ambientale da parte di Irpiniambiente. Se si spendono sei milioni di euro per farlo allora tanto peggio. Parliamo di una società pubblica, di soldi che pagano i cittadini attraverso la bolletta. Uno spreco, perché Irpiambiente potrebbe utilizzare propri mezzi e magari se non ne ha con sei milioni di euro acquistarne di nuovi. Sopratutto con un ventina di milioni di euro e buona volontà ci sarebbe un biodigestore.

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