X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

Raffaello incarna la dimensione della pittura assoluta. E’ stato il più grande pittore di tutti i tempi”
Lo sottolinea Vittorio Sgarbi nel presentare il suo spettacolo al teatro Gesualdo dedicato all’artista del Rinascimento che per tutto il 2020 sarà al centro delle celebrazioni per il cinquecentario della sua scomparsa. Un viaggio nel segno della ricerca della perfezione che caratterizzerà Raffaello, fino a farne un modello anche per artisti del Novecento come Balthus e De Chirico. Ad accompagnare la narrazione del critico d’arte le immagini visive curate da giovani artisti e dalla musica neorinascimentale dal vivo, ispirata ai sonetti di Raffaello, del compositore e musicista Valentino Corvino.
Perchè ha scelto Raffaello per il suo spettacolo?
“Sto portando avanti da qualche anno un ciclo di spettacoli dedicati all’arte. Si tratta di un percorso partito con Caravaggio per poi guardare al Rinascimento, di qui l’attenzione rivolta sia a Leonardo che a Michelangelo e infine a Raffaello”
Perchè Raffaele si può considerare un genio dell’arte?
“Raffaello è certamente il contrario dell’artista maledetto, non è inquieto, non conduce una vita irregolare, nel segno di quello stereotipo che ha a lungo accompagnato l’artista. La sua è l’esistenza di un pittore, massima espressione del Rinascimento, che amava starsene a lavorare nella sua bottega, ligio al dovere, unico fuoco la passione dei sensi che caratterizzò gli ultimi anni della sua vita e lo sconvolse. La sua è una pittura dell’armonia, della proporzione e del bello, che si fa teologia, vi troviamo il racconto del narratore, lo sguardo di un filosofo. E’ come se Dio fosse nel suo pennello. Prolunga il tempo della creazione”
Che cosa significa portare l’arte nei teatri?
“Nei teatri è più forte la dimensione del coinvolgimento, grazie alla presenza di musica e immagini e questo favorisce l’ascolto e la comprensione delle caratteristiche di ogni artista”.
Che immagine ha della terra irpina?
“E’ una terra che conosco bene. La sua forte tradizione democristiana ne ha fatto in passato un laboratorio di idee, proprio come erano nel Rinascimento città come Pesaro o Urbino con Ciriaco De Mita, considerato alla stregua di un intellettuale della Magna Grecia. Ma penso anche alla bellezza delle tante opere di artisti napoletani sparse nelle chiese irpine”
L’arte può essere chiave per la rinascita dell’Irpinia e del Sud?
“Certo, ne è la prova l’esempio di una città come Matera che è oggi non solo la capitale dei sassi ma una capitale europea della cultura. E’ la conferma che i santuari della cultura greca e romana che conserviamo nel Sud possono diventare strumento forte di riscatto. E’ una lezione che può essere di esempio all’intero Mezzogiorno”.
Un percorso, quello di Vittorio Sgarbi, che potrebbe proseguire, come sottolinea lo stesso artista con un omaggio a Dante Alighieri nel 2021, e ancora il racconto di Canova, “Artemisia Gentileschi e gli invisibili maestri come l’Ortolano e Saturnino”.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE