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NAPOLI – Al Forum Internazionale Polieco sull’ economia dei rifiuti, in corso a Napoli, parlano i pm impegnati nelle indagini sui traffici illeciti di rifiuti. Cesare Sirignano, sostituto procuratore al Tribunale di Napoli Nord, ex della Dda di Napoli, dove ha indagato sui Casalesi, e della Procura nazionale antimafia, ha affermato che “la ciclica emergenza rifiuti rappresenta la cartina di tornasole dell’ inadeguatezza delle soluzioni adottate finora”.


Per il pm “bisogna creare incentivi per aiutare il rispetto dell’ambiente sottolineando la convenienza della legalità, e aumentare la condizioni necessarie al controllo.
E’ sintomatico – ha aggiunto Sirignano – come nella Procura del Tribunale Napoli Nord ,con un vasto territorio di competenza, 30 magistrati possono contare solo su 20 agenti polizia giudiziaria”.


“L’ intervento di procacciatori di imprese e di broker, quasi mai immediatamente riconducibili alle organizzazioni mafiose – ha detto ancora il pm – rende ancora più difficile l’individuazione del ciclo illecito di raccolta e di smaltimento dei rifiuti”.
“Le indagini degli ultimi anni – secondo il pm – descrivono una gestione del settore sempre più nelle mani di broker e di imprese di servizi in molti casi in rapporti di affari con le organizzazioni mafiose, prevalentemente nei territori in cui esse esercitano un controllo militare ed hanno influenze negli apparati amministrativi e politici.


In molti altri, invece, le imprese che devono smaltire rifiuti si avvalgono della loro intermediazione per dismettere a basso costo la grande quantità di rifiuti in modo illegale e spesso oltre i confini nazionali”.
Maurizio Giordano, sostituto procuratore della Dda di Napoli, ha detto che “negli ultimi tre anni, nelle province di Napoli e Caserta, si è assistito ad un aumento esponenziale del traffico dei rifiuti e ad una nuova modalità di interesse della criminalità”.


“Nelle due province della Campania, dopo l’aggressione delle forze dell’ordine e della magistratura, i clan della camorra si sono riorganizzati in maniera ancora più raffinata – ha proseguito Giordano – occupandosi non solo del segmento dello smaltimento, ma anche della raccolta attraverso le gare d’appalto, del trasporto, della creazione di siti di trasferenza e della bonifica laddove si sono già accertati casi di inquinamento”.
Secondo il pm “si genera così un circuito vizioso, che danneggia sia l’ambiente che la salute ed in questo è chiaro che c’è non solo la criminalità organizzata ma anche l’imprenditore spregiudicato che conta su un sistema punitivo blando rispetto ai guadagni lauti. E’ necessario, allora in questo contesto, inasprire le pene per indurre a desistere”.

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