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Sembra assurdo, ma se i giganti dello streaming si alleassero con le sale cinematografiche, sostenendole con delle politiche “di sistema”, agirebbero solo apparentemente contro i propri interessi. Rialzare in questo momento un settore in crisi farebbe comodo a tutta la filiera. Con un “monopolio” della fruizione in streaming l’industria si indebolisce. E non è mai una cosa positiva.

La sala non deve morire, perché “serve” alle piattaforme. Senza arrivare a metodi coercitivi con decisioni governative che mettono le mani in tasca ai colossi, dicendo loro cosa fare (come sembra stia accadendo in Danimarca con la Netflix Tax), i maggiori broadcaster potrebbero appoggiare politiche “conservative”. Ovvero la regolamentazione delle window, le finestre di sfruttamento temporale di un film da rispettare prima che questo possa circolare fuori dalla sala.

Ad oggi, il lasso di tempo è di 30 giorni per i film italiani finanziati dallo Stato, cioè tutti, mentre per gli altri è a discrezione degli aventi diritto, dai 45 giorni di Disney (non sempre) ad altri casi tutti diversi e tutti arbitrari.

L’audiovisivo, unito davvero, potrebbe lavorare insieme su uno statuto condiviso (da trasformare poi in legge, certo) che fissi le uscite con delle finestre forti, abbastanza lunghe. Senza l’obbligatorietà dell’uscita in sala (e senza finanziamenti a pioggia al cinema italiano).

I colossi dello streaming, spesso alleati delle produzioni, si assicurerebbero su tanti titoli una percentuale, entrando sempre più in coproduzione, impegnandosi a lasciare il film in sala per 60-90 giorni. In quel tempo il prodotto verrebbe valorizzato e quando finirà sulla piattaforma avrà un’eco naturale, un’attesa generata dalla performance.

E se un film non passerà sul grande schermo, cosa che accadrà sempre più spesso, la piattaforma avrà pieno sfruttamento di quel titolo in esclusiva su cui fare campagna abbonamenti. La piattaforma deve entrare nel business della sala. Perché se il luogo cinema, con al suo interno il film, perde di fascino, la piattaforma si ritrova piena di un prodotto che ha perso parte del suo valore.


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