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L'auto con il feretro di Silvio Berlusconi e la folla in piazza Duomo

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In migliaia presenti all’ultimo saluto a Silvio Berlusconi, ai funerali dell’ex premier anche i massimi vertici dello Stato

MILANO – I familiari e le più alte cariche dello Stato che si uniscono ai volti noti della tv, dello spettacolo e dello sport, oltre a una folla oceanica in piazza. Questo l’ultimo saluto durante i funerali nel Duomo di Milano a Silvio Berlusconi. Un lungo applauso ha accolto il feretro nella navata centrale, sulla bara un cuscino di rose bianche e rosse.

Ai primi banchi era seduta la famiglia Berlusconi al completo: dai cinque figli, Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi, al fratello Paolo, ai nipoti e pronipoti, alla compagna Marta Fascina. Le esequie solenni sono iniziate pochi minuti dopo le 15, ad assistere, tra gli altri, le più alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra. Oltre ai politici, il mondo di Mediaset guidato dall’amico di sempre Fedele Confalonieri, con i dirigenti, i volti noti della Tv, Maria De Filippi e Gerry Scotti, sportivi e l’inseparabile medico Alberto Zangrillo.

L’OMELIA DI MONS. MARIO DELPINI AI FUNERALI DI SILVIO BERLUSCONI

L’omelia è stata pronunciata dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini: «Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà. ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento. Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio» ha detto Delpini.

Il presule ha ricordato che Berlusconi ha amato la vita «bella per sé e per le persone care» senza «sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuando a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti». «Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari».

«Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte». Ha detto ancora l’arcivescovo di Milano, monsignor Mari Delpini. «Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta – ha aggiunto -. Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà»

«Vivere, vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena, vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care». Ma anche «vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita».

L’arcivescovo ha poi sottolineato «vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita; vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti; vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora. Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento».

«Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria – ha proseguito -. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande. Amare e percorrere le vie della dedizione, amare e sperare, amare e affidarsi, amare ed arrendersi. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento».

«Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita, essere contento delle imprese che danno soddisfazione, essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri».

E ancora «essere contento di sè e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia – ha proseguito l’arcivescovo di Milano -. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante, essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti, essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento».

MARTA FASCINA, I SOSTENITORI E L’OMAGGIO ALL’USCITA DEL FERETRO

Nel corso della cerimonia, l’ultima compagna del Cavaliere, Marta Fascina non ha mai staccato gli occhi dal feretro. Un altro lungo applauso, alla fine della liturgia ha salutato l’ultimo viaggio terreno del Cavaliere, che ha lasciato il Duomo di Milano sulle note del “Silenzio d’ordinanza”.

Più di duemila i presenti nel Duomo che hanno reso omaggio durante i funerali al leader di Forza Italia SIlvio Berlusconi. Circa 15 mila in piazza. Un grande applauso si è levato da piazza del Duomo all’uscita del feretro di Silvio Berlusconi, oltre ai cori “Un presidente, c’è solo un presidente”, da parte dei tifosi del Milan.

Prima di andarsene, tutta la famiglia dell’ex premier ha voluto salutare e ringraziare i partecipanti ai funerali e i tanti accorsi a Milano per onorare la memoria del fondatore di Forza Italia. Sul sagrato, dopo i funerali, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha salutato i cinque figli di Berlusconi. A seguire anche il premier Giorgia Meloni ha fatto lo stesso, e poi i presidenti delle Camere, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa.


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