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Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia ormai a fine mandato

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“VIVIAMO in un momento tragico, difficilissimo, con rischi straordinari davanti” dice il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, al comitato esecutivo dell’Abi in quello che potrebbe essere il suo ultimo intervento pubblico considerando che, dall’1 novembre metterà il mandato nelle mani di Fabio Panetta. E proprio a proposito del suo successore ha posto l’accento sulla continuità delle scelte: “Avrete un nuovo governatore, abbiamo caratteri diversi, scuole anche diverse ma quello che è importante è che dentro il nostro istituto si crea un modo di essere che credo abbia un valore in sé”.

Proprio perché quello di ieri si annuncia come uno degli ultimi interventi pubblici di Visco, le sue parole assumono quasi il valore di un’eredità: “Vedo un futuro non facile per il nostro Paese e forse per tutti quelli che fanno parte dell’Ue e del mondo industrializzato – dice – bisogna essere chiari, prudenti e fare attenzione, perché non ci sono solo i rischi climatici e tecnologici, ma anche rischi geopolitici che hanno conseguenze” e “sui quali bisogna lavorare insieme: questo non è solo un appello, ma credo che sia una necessità”, ha spiegato. Il governatore aveva aperto il suo intervento ricordando che “questi 12 anni non sono stati anni semplici, in cui certamente non ci siamo annoiati. La crisi del debito sovrano ha avuto indubbiamente conseguenze molto forti sulle banche italiane e la questione di fondo è il deterioramento degli attivi, i fallimenti che si sono verificati nel corso del tempo, dal 2012 in poi”.

“In realtà sicuramente vi sono stati casi di governo societario fortemente deficitario e di mala gestio in alcuni casi, ma la grande determinante dell’evoluzione degli attivi bancari dipende dalla congiuntura del ciclo economico”. La gestione delle crisi bancarie, “che sempre ci sono, da noi è molto complicata” ed “è diventata forse più complicata nei primi anni dell’unione bancaria”, ha continuato Visco. “Negli Stati Uniti, la scorsa primavera c’è stato forse qualche problema di vigilanza”, ha ricordato “ci sono modi di affrontare le crisi che vanno uniformati”. E anche “le critiche che si fanno” alla Bce sull’aumento dei tassi “troppo tardi forse vanno rimandate a chi le fa: la risposta era necessaria per gli effetti di secondo livello che hanno mantenuto e ancora mantengono l’inflazione su livelli che non sono congruenti con una stabilità di fondo monetaria e dei prezzi”, ha sottolineato. Al momento, “anche se nel complesso la situazione è soddisfacente, credo che si debba sottolineare il fatto che vi sono ancora, in varie parti del nostro settore bancario, situazioni di debolezza e di vulnerabilità, soprattutto nel confronto con i principali intermediari, specie nelle banche ‘less significant’ che sono discusse anche con le autorità di governo”.

In conclusione del suo intervento Visco ha detto che è “il momento di prendere una pausa, non tanto di riflessione quanto proprio pausa fisica, da parte mia”, dopo “dodici anni molto di corsa. Noi non sappiamo tutto, anzi, sappiamo molto poco”. Ma sempre a proposito di rischi, Visco ha sottolineato la necessità di dover “prendere decisioni e quindi ci vogliono analisi e conoscenze: bisogna continuare a investire in questo senso, senza chiedere di fare l’impossibile. La crisi finanziaria globale e quella del debito sovrano non potevano non avere conseguenze anche sulle banche. C’è anche da chiedersi se questa crisi in realtà non abbia colpito un sistema”, che “era effettivamente debole”.

Nel suo intervento il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros Pietro è tornato a sottolineare “l’importanza di far progredire la costruzione” europea “completando l’unione monetaria con l’unione bancaria”. Sei volumi delle “Prediche inutili” di Luigi Einaudi, in una versione originale stampata nel 1956 sono il dono che il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli ha consegnato a Visco, nel corso della riunione dell’esecutivo dell’associazione. Prima della consegna, Patuelli ha scherzato consegnando al Governatore la ricevuta della libreria dove si evince che non è stato superato l’importo di 50 euro e quindi non è stato violato il codice etico che impone precisi limiti per gli omaggi.


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