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Mario Draghi

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Abbiamo fatto l’operazione verità sulle distorsioni miopi della spesa pubblica. Abbiamo coinvolto le maggiori istituzioni tecniche, economiche e contabili. Nessuno si permette più di mettere in discussione l’ingiustificato divario della spesa pubblica sociale e infrastrutturale tra Nord e Sud del Paese. I nostri dati sono stati consacrati da una commissione di indagine parlamentare aperta sulla base delle nostre inchieste giornalistiche e presieduta da Carla Ruocco. Noi avevamo immaginato che intorno a questo lavoro strategico si formasse un movimento di opinione comune e crescesse uno spirito di azione comune. Invece no. Si moltiplicano solo le chat, i manifesti, i movimenti di quartiere e i partiti di paese. Tutti pontificano partendo dai numeri della nostra banca dati e si pongono come interlocutori di qualcuno. Il Mezzogiorno deve uscire in fretta dall’egoismo miope dei suoi micro interessi. Altrimenti tutto ciò che arriverà non servirà

Continuare a combattere battaglie di retroguardia e privarsi del dividendo della ricostruzione nazionale del Paese e della ritrovata credibilità, può essere l’errore capitale del Mezzogiorno. Questo vogliamo dirlo soprattutto per il rivendicazionismo politico meridionale deteriore.

Al posto di chiederci, come abbiamo già detto una volta, che cosa può fare Draghi per il Mezzogiorno e poi plaudire o arrabbiarsi, perché il Mezzogiorno non comincia a chiedersi che cosa il Mezzogiorno può fare per Draghi? Perché allora Draghi potrà fare molto di più che non vuol dire solo mettere più soldi, ma metterli al meglio superando le piccole ma diffusissime consorterie.

Voglio essere molto franco: ci siamo inventati da zero un giornale identitario di opinione e di inchieste per il Mezzogiorno, siamo diventati la banca dati per tutti. Abbiamo documentato tutto ciò che era documentabile con il rigore del confronto comparativo. Abbiamo fatto l’operazione verità sulle distorsioni miopi della spesa pubblica. Abbiamo coinvolto le maggiori istituzioni tecniche, economiche e contabili della Repubblica italiana.

Nessuno si permette più di mettere in discussione l’ingiustificato divario della spesa pubblica sociale e infrastrutturale tra Nord e Sud del Paese. Non c’è più bisogno di urlare perché tutti conoscono la verità. Noi avevamo immaginato che intorno a questo lavoro strategico si formasse un movimento di opinione comune e crescesse uno spirito di azione comune. Invece no.

Tutti si aprono la loro chat. Tutti fanno il loro manifesto. Tutti si candidano a essere interlocutori di qualcuno. Tutti fanno il loro movimento di quartiere o il loro partito di paese. Tutti usano, e ne siamo contenti, i nostri dati consacrati nella sede più alta della democrazia che è il Parlamento con una commissione di indagine parlamentare aperta sulla base delle nostre inchieste giornalistiche e presieduta da una donna di ferro qual è Carla Ruocco. Tutti chiacchierano e molti, purtroppo, indulgono alla rivendicazione lamentosa. Fermi tutti, per piacere.

La strada dei micro interessi e delle lamentazioni multiple e/o antagoniste è il primo dei problemi del nostro Mezzogiorno. La ricostruzione nazionale non si può fare anche se la si vuole fare se non cominciamo a dimostrare con i comportamenti che il Mezzogiorno è cambiato e vuole cambiare.

Siccome abbiamo ragione avremo quello che dobbiamo avere, ma arriviamoci con un’altra testa e un altro gioco che è quello di squadra, non quello delle scorciatoie individuali se non separatiste. Troviamoci preparati e uniti all’appuntamento. Se vorremo noi restare indietro e continuare a litigare tra le mille fazioni che chiedono ognuna per sé, allora resteremo indietro per colpa nostra, non degli altri.

Pensiamoci bene e non sprechiamo l’ultima grande occasione. Se le cose non andranno per il verso giusto saremo i primi ad alzare la voce, ma l’emergenza di oggi è un’altra. Bisogna uscire in fretta dall’egoismo miope e dalla vanagloria delle chat, dei micro interessi, e dei mille inutili manifesti. Bisogna agire con i comportamenti e dimostrare di sapere fare le cose bene insieme. Bisogna dimostrare di essere capaci e di essere uniti per fare capire agli altri che la stagione delle mance sottobanco è finita per sempre. Che la ricostruzione nazionale noi la stiamo già facendo. Che conosciamo finalmente i nostri diritti, ma non abbiamo dimenticato i nostri doveri.


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