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Mario Draghi

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Olandesi, finlandesi, tedeschi si sono messi le mani in tasca per dare agli italiani questi soldi. Se li spendiamo bene nel Mezzogiorno d’Italia per fare finalmente sviluppo e non assistenzialismo, il Paese intero riparte, il Nord dell’Italia ne trae grande giovamento. C’è di più. Noi riusciremo a costruire una nuova Europa se saremo capaci di produrre domanda anche per gli altri Paesi europei, creando più occupazione e più reddito nel nostro. Oggi più che mai serve un moto di orgoglio da parte dei cittadini, delle imprese, dei sindacati, e ancora prima da parte delle burocrazie, delle authority cosiddette indipendenti e di tutte le magistrature

Questo Paese è stato e continua a essere in balìa da troppo tempo di gente che vive tra complotti, trame, ricostruzioni fantasiose e compiaciuta esposizione di tutto ciò che non va e, cosa ancora più grave, non potrà mai andare almeno a loro modo di vedere.

Da venti anni il Paese degrada inesorabilmente sotto la coperta di un racconto romanzato della vita politica italiana che non rinuncia al gusto insopprimibile di retroscenare qualsiasi situazione, inabissandosi allegramente nelle mille curve del mondo dell’irrealtà. Dove si discute di tutto meno che delle due Italie misurate da un reddito pro capite che è l’uno la metà dell’altro. Dove si discute di tutto meno che dei posti di lavoro a rischio che sono cinque milioni e delimitano di certo il cratere sociale più esplosivo dell’intera Europa. Dove si fa finta di ignorare che si paga il conto come tutti del nuovo ’29 mondiale, ma in misura infinitamente superiore si paga il conto della crisi strutturale esclusivamente italiana che è frutto del paradigma malato del dibattito della pubblica opinione che fortifica nella propaganda i partiti del nulla declamatorio e rinvia il confronto con la realtà di chi i problemi li vuole/deve risolvere.

Francamente non se ne può proprio più di questo andazzo mediatico-partitico. Vorremmo ricordare a lorsignori che il governo Draghi ha fatto in tempi record per l’Italia un pacchetto di riforme che si attendevano da almeno venti anni. Ha fatto e sta facendo quello che da lui ci si aspettava che facesse sulla campagna di vaccinazione e sul Recovery Plan. Ora, però, siamo al momento più difficile. Perché finché si tratta di impostare i programmi gli italiani sono bravi, ma quando si tratta di attuarli sono problemi. Avere a che fare con tutta la macchina pubblica e fare ripartire la macchina degli investimenti è l’impresa più complicata. Serve uno sforzo collettivo che è molto di più di un moto di orgoglio del Paese.

Ci siamo lamentati per anni di politici che piazzavano ovunque gli amici loro, che rubavano al centro e di più in periferia, che non sapevano fare le opere e distribuivano assistenzialismo e prebende. Ora abbiamo un governo che non sarà dei migliori, ma non è di certo dei peggiori. Siamo arrivati grazie al lavoro di questo governo a testa alta e tra i primi all’appuntamento con i 191 miliardi e passa di questi fondi europei che erano per noi il passaggio più importante e che rischiavamo seriamente di perdere. Con questi soldi europei e quelli italiani (si può salire fino a 240/250 miliardi) e quelli internazionali che potremmo attrarre, possiamo cambiare il volto dell’Italia, della sua pubblica amministrazione e della sua giustizia. Possiamo tornare a essere un Paese che sa fare gli investimenti pubblici e ne mobilita molti di più di privati tornando a dare lavoro di qualità ai suoi giovani.

Diciamo le cose come stanno. Olandesi, finlandesi, tedeschi si sono messi le mani in tasca per dare agli italiani questi soldi. Se noi usiamo quei soldi per riunire le due Italie e fare ripartire i consumi, ne trarrà beneficio anche chi ci ha dato quei soldi. Noi riusciremo a costruire una nuova Europa se saremo capaci di produrre domanda anche per gli altri Paesi europei, creando più occupazione e più reddito nel nostro. Se saremo in grado di comprare più Mercedes solo per fare un esempio. Lo stesso identico ragionamento che vale per il Nord e il Sud dell’Italia e, cioè, che il primo trae giovamento dalla crescita del secondo vale a maggior ragione per il Nord e il Sud dell’Europa. Chi in Italia, sbagliando, pensa di avere un quarto di nobiltà, è bene che si convinca presto che fa parte del Sud dell’Europa non del Nord dell’Europa e che i Paesi del Nord Europa hanno fatto un investimento sul Sud dell’Europa (Italia, Spagna, Grecia) anche per loro stessi. La Commissione europea dice che la Germania può crescere di mezzo punto solo grazie alla domanda di beni che proviene dai Paesi favoriti e, cioè, sempre da Italia, Spagna, Grecia.

Diciamocela tutta fino in fondo. Se questi soldi li spendiamo bene nel Mezzogiorno d’Italia per fare finalmente sviluppo, non assistenzialismo, il Paese intero riparte, il Nord dell’Italia ne trae grande giovamento, il sogno di anni di crescita da miracolo economico, non di una breve stagione dell’Italia, può diventare realtà. Se questi stessi soldi europei li indirizziamo verso il Sud e non riusciamo a sottrarli dalle mani rapaci di chi conosce solo le pratiche assistenziali degli amici loro, allora il Sud non ripartirà, l’Italia uscirà dal novero delle economie industrializzate, e nemmeno Draghi potrà convincere i Paesi del Nord Europa dell’utilità di mandare in Italia un mare di soldi per avere gocce di ripresa. In questo scenario nemmeno il cittadino europeo più stimato nel mondo potrà convincerli sulla necessità di una finanza pubblica centralizzata europea o riuscirà a farli ragionare sul fatto che non può esistere una moneta senza uno Stato europeo e senza una finanza pubblica centralizzata. Non servirà a convincerli la evidente asimmetria tra una moneta europea e una politica europea divisa nel lavoro, nella previdenza, nella finanza pubblica e così via, perché il muro degli egoismi europei è molto alto così come lo è in casa quello del Nord rispetto al Sud.

Se viceversa compiamo tutti insieme questo passo importantissimo di passare dall’incapacità di spendere alla capacità qualificata di spendere, e se lo strutturiamo in un modello che dura negli anni, allora tutto ciò diventerà una fonte progressiva di utilizzo al meglio dei circa 200 miliardi europei aumentando la nostra produttività e la domanda di beni anche tedeschi, generando vantaggi tangibili anche per gli altri oltre che più occupazione e più reddito per noi. Ecco perché oggi più che mai serve un moto di orgoglio da parte dei cittadini, delle imprese, dei sindacati, e ancora prima da parte delle burocrazie, delle authority cosiddette indipendenti, e di tutte le magistrature. Questo, non altro, serve oggi all’Italia.

Abbiamo un governo che in sei mesi non ha sbagliato un colpo sulle vaccinazioni e che ha già fatto tutte le riforme che si era impegnato a fare, non vorremmo che qualcuno della supercoalizione partiti-talk-propaganda si sia messo in testa che Draghi o il ministro dell’Economia prendano la “cazzuola” in mano e si mettano loro a fare le nuove Ferrovie, la banda larga, e così via. La smettano tutti di fare rumore e favoriscano la nascita del clima giusto perché tutte le istituzioni si mettano a fare le cose e si autoriformino. Abbiamo tutte le condizioni favorevoli perché ciò accada, ma questo ve lo raccontiamo meglio domani.

1) continua


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