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Sergio Mattarella

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Lascia al Paese il segno repubblicano del suo mandato e l’eredità di quella unità e di quella coesione che l’Italia ha bisogno di preservare nella guida delle sue istituzioni. La politica dei partiti non spezzi il filo istituzionale della stagione della ricostruzione. Sappia cogliere il senso profondo di quella pedagogia ciampiana dove il patriottismo era una cosa seria, non un urlo sovranista, e faccia la scelta giusta che impersonifica in casa proprio quella idea di patria e che restituisce agli italiani fuori casa un peso specifico ancora maggiore. Siamo certi che Mattarella li aspetta al varco, partiti e capi partito, e probabilmente a chi lo interrogherà risponderà con una sola parola: “Vedremo”. Appunto, vedremo

Il settimo discorso di Mattarella è quello di un Presidente della Repubblica che è entrato tra i Grandi Capi di Stato. Perché ha salvato il Paese in un momento difficile, facendo la scelta giusta al momento giusto giocando la carta estrema Draghi, e attuando prima e dopo tutto quello che era suo compito attuare. Perché riesce sempre a fare parlare l’istituzione, non l’uomo. Perché non personalizza il ruolo, ma fa sentire la voce della Repubblica. Perché è un nuovo Pertini che non fa il piacione.

Il suo settimo è stato un discorso per la gente senza gigionismi. Che dice le cose giuste con una retorica un po’ datata di una persona seria che suo malgrado diventa personaggio, ma prima ancora è il Presidente dei tempi della crisi che la gente vuole vedere. È un discorso di fine mandato che parla al cuore delle persone e appartiene alla grande storia repubblicana. Non si fa portare Mattarella in un senso o nell’altro e continua a stupire perché è puntualmente portatore di una chiave divertente che non corrisponde mai alle attese. Ti aspetti che scenda in campo con una maglia e ti accorgi che ne indossa un’altra e nemmeno capisci bene che maglia è. Spersonalizza se stesso per personalizzare l’istituzione. Fa quello che, in modo diverso, oltre a lui fa solo Draghi perché esprimono la linea dei servitori dello Stato che non fanno le maschere del teatrino politico italiano ma sono lo Stato e dicono e fanno le cose fondamentali.

Viene fuori in Mattarella quel rigore repubblicano che nel campo cattolico democratico è appartenuto così solo a De Gasperi e che ha nell’azione di Ricostruttore di Draghi altri punti di affinità comune. L’unità, la coesione, il patriottismo passano attraverso il filtro di un rigore assoluto dove non c’è la contrapposizione di una nazione all’altra, ma il bene comune della comunità che ritrova le sue ragioni di unità e di coesione e che ha saputo rialzarsi nei tempi della pandemia.

La comunità di una Patria solidale dove la scienza vince sugli stregoni, che è consapevole di avere dentro di sé le risorse per ricostruire, che ha rivelato una sua unità e una sua moralità sulle quali si fonda l’idea di Repubblica con il riconoscimento agli altri organi fondanti che sono Parlamento e governo. Solo un cattolico democratico che appartiene alla tradizione del riformismo cattolico che fece il miracolo economico del Dopoguerra intrecciandosi con intelligenza tecnica e cultura laica, può dire come ha quasi sempre fatto una volta nazione, tre volte Paese, dieci volte Repubblica. Con tutto quello che ciò significa.

Così come è molto apprezzabile la brevità di questi interventi presidenziali che permette di entrare con discrezione nelle case degli italiani. Rivela la volontà di parlare loro ascoltandoli come fa citando, con rispetto, la commovente lettera del professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa, professore di filosofia e storia.

Una lettera scritta prima di andare in pensione e inviata ai suoi studenti: «Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…».

Anche qui c’è il Mattarella-Pertini che non fa il piacione e vuole amplificare il sentimento profondo del Paese. Poteva ridire quelle stesse cose lui e invece cita le parole del professore perché sono naturalmente dentro la cultura radicata di una istituzione repubblicana che vuole amplificare quel “sentimento profondo” del Paese che, a sua volta, incarna lo spirito della comunità. Fa tutto questo prendendone un pezzo che viene direttamente dal Paese.

Sergio Mattarella non resterà perché tradirebbe la regola della sua grande presidenza e perché non obbligherebbe la politica italiana a fare i conti con la sua debolezza. Le istituzioni vivono di regole e se, per la seconda volta dopo l’infelice bis di Napolitano, si volesse prolungare il mandato al Quirinale anche con Mattarella, si manderebbe al mondo il messaggio di un Paese che è messo così male al punto che l’unica cosa che può fare è sempre quella di congelare tutto. Invece Mattarella lascia al Paese e al mondo il segno repubblicano del suo mandato e l’eredità di quella unità e di quella coesione che l’Italia ha bisogno di preservare nella guida delle sue istituzioni fondanti e nello spirito diffuso della comunità.

La politica dei partiti si mostri, per una volta, all’altezza della compostezza della maggioranza degli italiani nei giorni bui della pandemia, e non spezzi il filo istituzionale della stagione dell’unità e della ricostruzione. Sappia cogliere il senso profondo di quella pedagogia ciampiana dove il patriottismo era una cosa seria, non un urlo sovranista, e faccia la scelta giusta che impersonifica in casa proprio quella idea di patria e che restituisce agli italiani fuori casa un peso specifico ancora maggiore di credibilità. Siamo certi che Mattarella li aspetta al varco, partiti e capi partito, e probabilmente a chi lo interrogherà risponderà con una sola parola: “Vedremo”. Appunto, vedremo.


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