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Angela Merkel e Giuseppe Conte

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Anche in Italia lo Stato dovrebbe dimostrare di esistere cambiando gli uomini che hanno fino a oggi inceppato la macchina esecutiva nella sanità e mettere in riga i Capetti delle Regioni. A chi ci governa manca la visione che se io ti risarcisco oggi avrò domani la mia economia e che salvare un’impresa significa salvare il lavoro per sempre e fare nascere altre imprese. La finanza pubblica italiana non è quella tedesca, ma un risarcimento automatico del 50% calcolato sul fatturato dell’anno precedente è il minimo vitale per tenere in piedi pezzi enormi della nostra economia e preservare le possibilità di crescita futura. Altrimenti dovrai dare anche a loro, a ognuno dei titolari delle partite Iva, un sostegno al reddito di mille e passa euro al mese a vita e chi li dà al governo italiano a vita tutti questi soldi?

Che cosa vuol dire essere la Germania della cancelliera Merkel nei giorni della Pandemia? Vuol dire che mentre i tedeschi vanno in vacanza, si muovono in modo più o meno accorto, e i Capi dei länder fanno le bizze, lo Stato compra e mette in opera 12 mila terapie intensive nuove di zecca facendo salire il totale da 28 a 40 mila di cui 30mila con respiratore su una base complessiva di 500 mila posti letto. Vuol dire che sono 6mila tra medici, infermieri, tracciatori assunti anche dall’estero per elevare il totale del personale medico impiegato. Vuol dire che ogni azienda sotto i cinquanta dipendenti riceve in tempo reale sul conto corrente della società un risarcimento pari al 75% del fatturato dello stesso periodo dell’anno precedente. Sì, avete capito bene: il 75%. Sopra i 50 dipendenti cambiano le percentuali ma non la prontezza degli interventi. Messi insieme parliamo di qualcosa che vale 353 miliardi di sostegni finanziari e 800 miliardi di garanzie sui prestiti. Sì, avete capito bene: questi sono gli ammontari in gioco. Vuol dire che lo Stato tedesco fa egregiamente il suo dovere per salvare vite umane, imprese e posti di lavoro. Vuol dire avere una visione di lungo termine e un progetto strategico per il proprio Paese. Perché l’economia va preservata e la sanità rafforzata a tempi di record.

In casa nostra abbiamo assistito per otto mesi otto alla più cacofonica delle commedie dell’arte italiana dove venti Capetti delle Regioni impartiscono lezioni di ogni tipo al Capo del Governo e non fanno nulla o quasi. Il Capo del Governo e i suoi ministri, a partire da quello della Salute che trova anche il modo di scrivere un libro autobiografico, si elogiano sulla scorta di una buona prova di resilienza della popolazione e di un plauso internazionale che a questa prova si riferisce, ma non trovano il tempo e tanto meno le capacità esecutive commissariali per attuare un progetto sanità di cui molto più della Germania abbiamo vitale bisogno. Per cui di medici nuovi ne troviamo pochi e ne assumiamo meno e sulle terapie intensive avanziamo con il passo della tartaruga mentre quello della lepre sarebbe insufficiente. Ovviamente beccandosi ogni giorno come galli in un pollaio tra Governo e Regioni, tra maggioranza e opposizioni sovraniste.

Ora che il mostro Covid della seconda ondata, prevedibile ma non prevista, è nudo e fa paura a tutti, si intravede qualche minimo segnale di ravvedimento nel dialogo tra maggioranza e opposizione. Noi ci permettiamo di incoraggiarlo al massimo, ma di dire con altrettanta chiarezza che il modello esecutivo da adottare ancorché in ritardo non può non essere che quello tedesco. Lo Stato deve dimostrare di esistere e deve cambiare gli uomini che hanno fino a oggi inceppato la macchina esecutiva nella sanità e mettere in riga i Capetti delle Regioni. Su medicina del territorio, tamponi, vaccini, terapie intensive, pronto soccorso (quasi) tutto deve cambiare come cambia tra la notte e il giorno.

Siamo arrivati a una nuova zona rossa che non meritavamo con scuole e asili nido in gran parte chiusi a differenza di Germania e Francia. È davvero triste constatare che crisi sanitaria e crisi economica si saldano e presentano il conto nel luogo meno violabile di una democrazia che è la scuola per l’infanzia.

Almeno ora vogliamo prendere atto che le partite Iva in Italia sono otto milioni e cinque milioni e mezzo di queste sono ancora attive nonostante il morso durissimo della crisi? Che dietro queste partite Iva attive ci sono i commercianti, gli artigiani, gli operatori turistici, le libere professioni, le piccole e medie aziende, di tutto di più, e che dietro di loro ci sono altri milioni di dipendenti? È tutto un mondo che lavora con il privato senza il quale salta il bilancio pubblico italiano. Un mondo che va risarcito adeguatamente ora, perché dopo finita la Pandemia non esisterà più. Tu Paese non avrai più nulla, avrai solo il deserto. Ciò che è strategico per la Germania, nel nostro caso lo è ancora di più. Quando ti danno il 75% di ciò che hai perso con la crisi non ti stanno solo aiutando, non compiono solo un atto di giustizia, ma fanno l’unica cosa strategica possibile per tutelare il futuro della loro economia. Figuriamoci se ciò è vero per loro, quanto molto di più lo è per noi. Se sparisce tutto questo mondo privato, l’Italia dovrà cacciare molto di più come sostegno al reddito per avere molto di meno come economia. La finanza pubblica italiana non è quella tedesca, ma una compensazione del 50% in tempo reale è il minimo vitale per tenere in piedi pezzi enormi della nostra economia. Per preservare le possibilità di crescita futura. Altrimenti dovrai dare anche a loro, a ognuno dei titolari delle partite Iva, mille e passa euro al mese a vita e chi li dà al governo italiano a vita tutti questi soldi?

Manca a chi ci governa la visione che se io ti risarcisco oggi avrò domani la mia economia perché ora, non poi, è in gioco una parte molto rilevante della struttura economica non assistenziale del Paese ed è, quindi, strategico ora, non poi, preservarla perché sulla terra il miracolo di resuscitare i morti senza intercessioni divine non è possibile. È giusto avere dato la cig ai lavoratori, meglio se fosse arrivata anche puntuale, ma prima ancora si devono salvare le imprese per continuare a pagare dopo gli stipendi agli stessi lavoratori. Salvare un’impresa significa salvare il lavoro per sempre e fare nascere altre imprese. Il punto è che ci sono due milioni di giovani dai quindici ai ventinove anni che non hanno fatto scuole di formazione, che non si occupano di nulla, che non parlano il linguaggio dell’informatica e del digitale, che non lavorano affatto e che stanno anni a fare niente. Che facciamo? Continuiamo a dare loro il reddito di cittadinanza a vita? Che cosa ci impedisce di fare seguire loro i corsi giusti di istruzione professionale? Se la risposta nei fatti dei ministeri dell’istruzione e del lavoro è che l’unica cosa che vale è che devono mangiare, allora siamo in presenza di un fenomeno che gli economisti chiamano isteresi. Cioè rendiamo permanente ciò che è temporaneo e il loro capitale umano sarà ridotto a zero. Questa Italia sempre più diseguale ci fa paura.


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