X
<
>

Roberto Calderoli

Share
4 minuti per la lettura

Si dice che si fa per definire e uniformare i diritti essenziali sull’intero territorio nazionale, ma di fatto si persegue l’obiettivo di imporre un’autonomia differenziata dove poi tutto viene trasferito e delegato sui territori. Per cui ci si troverebbe a fare i conti con costi alti e disponibilità basse nelle aree più deboli. Le inefficienze concorrenti e il divario strutturale di risorse spingerebbero indietro il Paese che invece può andare avanti se preserva la forza vitale della sua economia e coglie l’opportunità storica del Mezzogiorno hub energetico e manifatturiero del Mediterraneo. Siamo di fronte ad analisi empiriche che riguardano anche singoli enti locali, imprese, banche. Tutti questi soggetti farebbero bene a trarre le conseguenze dovute opponendosi a un processo disgregatore.

Siamo un Paese che rivela un dinamismo economico inaspettato da tre anni in qua al punto da fare fatica a rendercene conto. Siamo diventati la locomotiva europea, ma continuiamo a dire che non cresciamo in quanto anche nel contesto di crescita economica sostenuta prevale un debole dinamismo da sistema Paese che è una ipoteca pesante sul futuro. Anche perché operiamo dentro un’area complessivamente poco dinamica come l’Europa che è vecchia e continua ad avere una posizione internazionale debole. Perché fatica a fare politica di bilancio, di difesa e estera comuni. Perché fa fatica a dotarsi di un fondo sovrano comune europeo e dopo la stagione felice degli eurobond post pandemici vive quella dei rigurgiti di egoismi nazionalisti.

Che hanno nella leadership politica tedesca inadeguata l’alfiere del ritorno agli spazi fiscali autonomi dei singoli Paesi e a politiche più severe di rientro per chi ha un debito pubblico pesante come l’Italia. Miopia assoluta. In questo contesto di duplice scarso dinamismo sistemico, nonostante una resilienza accentuata dell’economia italiana, c’è poi un antico problema territoriale che è tutto nostro. Un problema territoriale che le risorse europee e le potenzialità inespresse delle sue filiere produttive devono consentire di risolvere sfruttando l’occasione storica del nostro Mezzogiorno come grande hub energetico e manifatturiero del Mediterraneo.

In questa chiave non ha più neppure senso parlare del Sud come problema, ma come opportunità storica per l’Italia e l’Europa. Se il ministro Calderoli che persegue il disegno disgregatore dell’autonomia differenziata chiama a raccolta chi guida le istituzioni economiche indipendenti del Paese, dalla Banca d’Italia alla Ragioneria generale dello Stato fino all’Istat, è difficile dirgli di no, ma bisogna almeno avere piena consapevolezza che il suo solo obiettivo è ottenere luce verde al massimo di autonomia regionale dai principali esperti e dagli esponenti storici del pensiero della sinistra che hanno a vario titolo con sensibilità differenti partecipato al processo fondativo della stessa anomala autonomia.

Che è al momento un insulso federalismo fiscale all’italiana che dà ai ricchi e toglie ai poveri allargando invece di restringere i solcati tra un territorio e l’altro. Formalmente si dice, ed è vero, che si fa tutto questo per definire e uniformare i diritti essenziali sull’intero territorio nazionale, ma di fatto si persegue l’obiettivo facile anche da intuire che è quello di imporre un’autonomia differenziata dove poi tutto il resto viene trasferito e delegato sui territori. Per cui il risultato finale sarà che ci si troverà a fare i conti con costi troppo alti e con disponibilità basse in alcune parti del Paese.

Il risultato finale sarà che le inefficienze concorrenti e il divario di risorse spingeranno a fare andare indietro non avanti il Paese. Siamo di fronte ad analisi empiriche che confermano i benefici ingiustificati, oltre che miopi, per alcuni territori, e i rischi pesanti che ne derivano per altre aree, ma anche per singoli enti locali, imprese, banche. Tutti questi soggetti farebbero bene a trarre insieme le conseguenze dovute di tali analisi empiriche dimostrando di avere capito l’entità reale del fenomeno. C’è un problema Nord Sud e bisogna anche dire che con questo governo sul tema le frizioni sono all’interno della maggioranza. Purtroppo c’è ancora chi fa ragionamenti folli di questo tipo: chiudiamo i rapporti con il resto del mondo e pensiamo di fare tutto in casa tanto può fare tutto il Nord che è inserito nel mondo. E no, diciamocelo, è proprio qui che casca l’asino.

Se chiudo tutto a causa di inefficienze concorrenti, alla fine chiude anche il Nord. Bisogna invece avere attenzione comune a fare crescere ciò che deve crescere e chiudere quello che va chiuso. Si evitino fughe in avanti che possono produrre danni irrecuperabili. Chi può fermi questa “allegra brigata” dell’irresponsabilità e impegni tutti a recuperare efficienza secondo principi unitari nella catena di comando e di organizzazione a tutti i livelli. Questa, altro che autonomia differenziata, è la sfida cruciale da vincere oggi.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE