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Agli enti locali andranno fino a 60 dei 200 miliardi del Piano nazionale di ripresa e di resilienza e vorremmo ricordare a tutti che l’Italia ha smesso di crescere da quando sono crollati gli investimenti pubblici degli enti territoriali. Per fare gli investimenti, bisogna sapere spendere e in Europa l’unica cosa che un amministratore non si sentirà mai chiedere è a quale partito appartiene. Gli italiani lentamente stanno cambiando. Hanno capito che qualcosa di più profondo sta avvenendo e cominciano a percepire che i parametri del fare esigono scelte e comportamenti differenti. Che la nuova accoglienza internazionale dell’Italia e la Nuova Ricostruzione hanno bisogno di donne e uomini all’altezza di un rinnovato comune sentire

Questa ultima tornata di elezioni amministrative occupa il supertalk italiano per alimentare il solito dibattito politico fuori dalla realtà. Il nuovo ’29 mondiale non riesce a bucare il dibattito della pubblica opinione del Titanic Italia che è la trama consunta dei suoi analisti politici della irrealtà. Quelli che sono con il bilancino in mano per capire chi vince e chi perde in quel che resta del centrodestra scavando nella sua doppia e tripla anima o della multiforme galassia giallo-rossa dove il segretario del Pd si presenta al giudizio degli elettori senza lo stemma del suo partito e dove i grillini ridimensionati brutalmente da ogni tipo di sondaggio sono spaccati almeno in tre fazioni.

È difficile capire per chi vive da sempre nel mondo dell’irrealtà che di tutto ha bisogno meno che di questo rumoroso dibattito sul nulla un’Italia ripresa per i capelli sull’orlo del baratro dopo venti anni di crescita zero. Alle prese oggi per di più con uno scenario globale dove la minaccia del Covid non è sparita e l’ombra lunga della crisi delle materie prime e delle fiammate inflazionistiche preparano il nuovo incendio che nessuno sa quanta acqua ci vorrà per spegnere.

Poteva mancare in questo Paese che pure ha un governo di unità nazionale, guidato da Draghi, che ha fatto nettamente meglio degli altri nella campagna di vaccinazione e nell’economia e che ha impostato in modo strutturale la sua ripartenza facendo appello alle forze sociali perché nessuno si tiri fuori dal nuovo patto per la crescita, il solito “minestrone” mediatico-politico assortito di pietanze giudiziarie? Quel “minestrone” tutto italico dove il “fumo” delle Procure e “l’arrosto” informativo muoiono dalla voglia di apparecchiare il classico banchetto sudamericano che tanto ha contribuito alla perdita di credibilità del Paese? Che ha avvelenato la sua vita civile e costretto alla fuga i suoi talenti? Avete mai pensato che tutta questa bella gente di un circuito perverso mediatico-politico-giudiziario e il suo caravanserraglio vecchio e nuovo sprecassero l’occasione della ennesima tornata elettorale per riportare il Paese al limite della incoscienza nei riti dell’Italia di prima? Quelli che hanno fabbricato il grande malato d’Europa e la più clamorosa e irrisolta questione sociale che è il suo squilibrio territoriale tra Nord e Sud, tra giovani e meno giovani, tra donne e uomini? Quelli che hanno alimentato il motore dell’invidia sociale e privato il Paese delle sue energie professionali migliori? Per carità, i capi dei partiti del rumore che si esibiscono a prua e i loro maître à penser che scrivono testi e musiche a poppa del Titanic Italia sono sempre gli stessi.

Quello che, però, sfugge a tutti loro è che sono gli italiani che lentamente stanno cambiando. Che hanno capito che qualcosa di più profondo sta avvenendo e che cominciano a percepire che i parametri del fare esigono scelte e comportamenti differenti.

Che la nuova accoglienza internazionale dell’Italia e la Nuova Ricostruzione hanno bisogno di donne e uomini all’altezza di un rinnovato comune sentire. Per questo a loro ci rivolgiamo semplicemente perché siano fino in fondo consapevoli che in questa tornata elettorale la politica politicante conta come il cavolo a merenda. Perché alle urne bisogna scegliere gli amministratori degli enti territoriali che devono rianimare la macchina amministrativa, specie nel Mezzogiorno, per attuare bene il Piano nazionale di ripresa e di resilienza. Che vuol dire, in sostanza, buona capacità di progettazione e di esecuzione.

Il compito dei nuovi sindaci sarà quello di essere amministratori efficaci, non schiavi di clientele e di clientelismi. Credetemi, questo è il tema politico vero in discussione che ha molto poco a che vedere con gli schieramenti peraltro mutevoli della politica politicante. Appartiene alle questioni dirimenti della Politica con la P maiuscola.

La posta in gioco è quella di investire con il voto sul capitale umano disponibile che consente di uscire nelle grandi città come nei piccoli Comuni da amministrazioni politiche imbottite di parolai e dei loro slogan mentre i territori vanno in malora e si rischia di sprecare l’ultima grande occasione che l’Europa ci offre. Agli enti locali andranno fino a 60 dei 200 miliardi del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) e vorremmo ricordare a tutti che l’Italia ha smesso di crescere da quando sono crollati gli investimenti pubblici degli enti territoriali.

Capite di che cosa stiamo parlando e di quanto possa essere decisivo per il futuro di una comunità la qualità del capitale umano dei suoi amministratori di prima e seconda linea come Comuni e Regioni? Nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) è scritto che l’obiettivo è quello di riportare gli investimenti pubblici degli enti territoriali ai livelli del 2009 e poi di farli crescere ancora. Il punto è che oltre che a parlarne, oltre che a declamare, i progetti vanno fatti bene e vanno messi a terra. Per fare gli investimenti, bisogna sapere spendere e in Europa l’unica cosa che un amministratore non si sentirà mai chiedere è a quale partito appartiene.


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