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Il giacimento di gas scoperto in Israele

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Al largo di Israele, da un pozzo esplorativo off-shore la scorsa settimana si alzata una colonna di gas alta 156 metri. Oro allo stato puro di questi tempi. Il pozzo è proprietà esclusiva di Energean, una società internazionale che produce idrocarburi e fa del gas il suo core business. Ha chiuso lo scorso anno il bilancio con un fatturato di 497 milioni di dollari, ed è quotata alla Borsa di Londra e di Tel Aviv.

Trivella oggi, trivella domani, da una profondità di 1.769 metri è spuntato il gas in una nuova area subito ribattezzata Olympus. Secondo le prime stime degli esperti la scoperta vale circa 58 miliardi di metri cubi di gas. Atomi e molecole pronte a espandersi per assicurare al governo di Gerusalemme gli obiettivi di sicurezza energetica. E non solo.

Israele sta valutando nuove opportunità di esportazione verso i mercati europei più esposti alle conseguenze della guerra in Ucraina, Italia e Grecia, su tutti in un’ottica di diversificazione delle fonti, attraverso la realizzazione di infrastrutture di approvvigionamento. Non solo dunque attraverso GreenStream dalla Libia e Ttpc da Algeria/Tunisia.

Come è ormai arcinoto per noi italiani la caccia al “tesoro” è iniziata da tempo. Una ricerca a 360° prima che Putin chiuda i rubinetti e che sia la Ue a deciderlo. Per noi sarebbe una tragedia: 500 mila licenziamenti, arretramento del Pil allo 0.6% etc, etc.

Ed ecco quindi la missione del nostro ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, lo scorso 24 aprile, a Gerusalemme, potrebbe rivelarsi alla distanza lungimirante. Lo scopo di quel viaggio – ispirato dal premier Mario Draghi – fu incontrare il suo omologo Orna Barbival per definire insieme una strategia comune e portare avanti, si legge nel comunicato che seguì alla visita, una road map.

Nell’occasione Giorgetti volle visitare anche la Tower Semiconductor, un’azienda che produce semiconduttori, “oro bianco”, materia prima che scarseggia indispensabile per il settore delle tecnologie. Sullo sfondo ma ben visibile della visita istituzionale c’è la realizzazione del gasdotto EastMed, un progetto nato diversi anni fa e poi stoppato.

Osteggiato sia dalla Russia che dagli Usa, entrambi in concorrenza diretta con il nuovo gasdotto. La nuova autostrada del gas, considerata oggi dal titolare del Mise, “un grande opportunità per l’Italia, cambierebbe i destini geopolitici di una vasta area del Mediterraneo. Se completato – citiamo il sito Geopop – permetterebbe al nostro Paese di importare ogni anno 10.12 miliardi di metri cubi di gas, raddoppiabili a pieno regime in una eventuale seconda fase.

Una prima tratta (EastMed) attraverserebbe il Mediterraneo orientale, e dunque Israele, Egitto e Cipro, una seconda (Poseidon) sboccherebbe nel Tacco della Penisola, a Otranto in Puglia. Un’opera imponente; 1900 km di cui 216 km off shore. Che vuol dire non meno di 4 anni di lavori per la reazione dell’intera infrastruttura. Il problema numero uno però resta la sostenibilità politica del mega progetto. Principalmente il via libera della Turchia di Tayyp Erdogan. Se da una parte il governo di Istanbul è interessato a incassare i “pedaggi”, dall’altra alimenterebbe nuove tensioni con la Grecia perché nel progetto di fattibilità il gasdotto attraversa un’area di mare contesa.

L’altro ostacolo, quello che per oltre 10 anni ha lasciato in stand by il progetto, è stato il NordStream2 e la concorrenzialità con le forniture russe. La parola d’ordine per renderci indipendenti dal gas russo è: diversificare. Quello che ora sta accedendo con Mosca potrebbe verificarsi con un nuovo partner. Il bacino orientale del Mediterraneo diventa dunque in questa prospettiva un nuovo mercato. Non solo come clienti ma anche come hub.

DE LUCA: DIVIDIAMOCI LE FORNITURE DI GAS

Il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini ha invitato tutti a riconsiderare lo stop alle trivellazioni nel Mar Adriatico. Stop che ci penalizza, tanto più che nelle stessa area sono continuate le ricerche e le estrazioni della vicina Croazia.

Il tema dell’energia sarà al centro dell’imminente viaggio di Draghi a Washington «Mi auguro che nel suo colloquio con Biden acquisisca almeno un principio – ha chiarito il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca – se dobbiamo essere tutti insieme nella tutela dell’Ucraina, lo dobbiamo essere anche nel riparto delle penalizzazioni. Mentre l’Italia dipende per 30 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia, altri Paesi no. Quindi dividiamoci anche le forniture di gas, e allora il ragionamento ha una sua plausibilità. Ma se qualcuno pensa che noi continuiamo la guerra in eterno e ci sono Paesi che se ne infischiano del problema energetico e noi e i tedeschi andiamo in ginocchio, questa è un’ipotesi che non può essere retta».


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