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Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni

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Da parte della Unione Europea c’è un interesse diretto e convinto al successo del PNRR in quanto attraverso tale successo prende corpo un immediato segnale di crescita per l’intero assetto comunitario. Chi ha interpretato il ruolo della Unione come freddo verificatore o, addirittura, come esattore di avanzamenti procedurali e di realizzazioni programmatiche definite, non solo ha sbagliato ma ha immaginato il PNRR come un Piano utile al nostro contesto nazionale

Penso che tutti coloro che seguono l’avanzamento del PNRR ricorderanno le precisazioni formulate da diversi Ministri sia del Governo Conte 2 che del Governo Draghi sul rispetto del cronoprogramma e ricorderanno anche le ripetute precisazioni sulla importanza dell’attuazione delle riforme; infatti il pagamento delle varie rate, in particolare delle prime tre, era essenzialmente legato al rispetto dei tempi in cui venivano varate definitivamente le varie riforme e quindi l’apertura dei cantieri non era così determinante.

Mi spiace ma questa interpretazione era completamente falsa e soprattutto, in più occasioni, sia il Commissario agli Affari Economici della Unione Europea Paolo Gentiloni, sia i tecnici della Unione avevano ribadito la importanza della attivazione di Stati Avanzamento Lavori (SAL) utili per motivare la approvazione e la erogazione delle varie rate. Ultimamente poi il Commissario al Bilancio della Unione Johannes Hahn ha ribadito: “Il mio punto è sempre quello di concentrarsi sull’attuazione del PNRR e non impegnarsi troppo in una revisione completa del Piano che è stato redatto, negoziato, discusso e concordato. Più ci si distrae dall’attuazione alla implementazione, maggiore è il rischio di perdere i fondi”.

Il Commissario in fondo solleva proprio il punto legato al mancato avvio dei cantieri, alla mancata attivazione della spesa; infatti sembra strano per gli Uffici della Unione Europea che dopo tre anni si continui a discutere sulla possibilità di una rivisitazione delle opere scelte e questo non è da addebitate al nuovo Governo ma al fatto che, come precisa il Commissario Hahn il “Piano era stato redatto, negoziato, discusso e concordato” ma non era praticamente partito e quindi, ancora una volta, viene precisato che era ed è fondamentale che le opere disponessero di cantieri avviati. Purtroppo però il Ministro Fitto ha trovato, nel migliore dei casi, progetti di fattibilità tecnico – economica ed una spesa che non supera il 6% dell’intero importo messo a disposizione dalla Unione Europea.

Ebbene, la Unione Europea sbloccando la terza rata confida pienamente nelle assicurazioni fornite sia dalla Presidente Meloni che dal Ministro Fitto ed il motivo è da ricercarsi non solo nell’impegno profuso dalla Meloni e da Fitto a cercare davvero le condizioni per attivare la spesa, ma perché la stessa Unione Europea è convinta della obbligata esigenza di dare ai mercati finanziari una misurabile certezza sulla reale spesa.

Forse, anche se con ritardo, stiamo capendo la essenzialità di cinque riferimenti che penso siano la forza dello stesso PNRR:

• il successo o il fallimento del PNRR rischia di diventare un successo o un fallimento della intera Unione Europea
• l’indicatore chiave è e rimane la reale e misurabile capacità della spesa, una capacità di tutte le voci e di tutte le finalità che caratterizzano il PNRR
• le riforme sono sicuramente fondamentali ma la erogazione degli Stati di Avanzamento Lavori (SAL) e quindi la trasformazione delle intuizioni progettuali e delle scelte in iniziative concrete rappresenta l’indicatore chiave del Piano
• la responsabilità non è trasferibile ad altri soggetti ma ricade essenzialmente su chi detiene in modo unitario la governance e non hanno senso le motivazioni e le giustificazioni che denunciano gli errori e le incapacità dei passati Governi
• la scadenza temporale senza dubbio svolge una funzione determinante ma non ha senso condizionare tutto a tale scadenza e, quindi, diventa fondamentale costruire una unica pianificazione che da un lato dia maggiore organicità alle proposte e, al tempo stesso, rinvii di circa tre anni la scadenza del PNRR prevista per il mese di giugno del 2026.

Questo convincimento o meglio la presa d’atto che il soggetto più attento e più interessato al successo del PNRR sia la Unione Europea ci fa capire tante cose; intanto:

• ci fornisce una prima motivazione della scelta, in sede comunitaria, di garantire al nostro Paese un volano di disponibilità finanziarie così elevato. In realtà la Unione Europea era cosciente di avere una tessera del suo mosaico con al suo interno una vasta realtà, quella del Mezzogiorno, che incrinava ed incrina la crescita dell’intero assetto comunitario
• ci fornisce la chiara preoccupazione, sempre della Unione Europea, di cercare in tutti i modi di dare avvio ad un processo capace di ridimensionare, nel tempo, il forte debito pubblico, un debito pubblico che indirettamente produce negatività alla stessa Unione Europea
• ci fornisce, per la prima volta, un chiaro convincimento della Unione Europea sulla essenzialità della nostra offerta infrastrutturale ed al tempo stesso sul forte danno prodotto dalla stasi di investimenti nell’ultimo decennio nel nostro Paese

Dobbiamo quindi, soprattutto dopo la erogazione della Terza Rata e della quasi certezza della conferma della quarta, essere convinti che da parte della Unione Europea c’è un interesse diretto e convinto al successo del PNRR in quanto attraverso tale successo prende corpo un immediato segnale di crescita per l’intero assetto comunitario. Chi ha interpretato il ruolo della Unione come freddo verificatore o, addirittura, come esattore di avanzamenti procedurali e di realizzazioni programmatiche definite, non solo ha sbagliato ma ha immaginato il PNRR come un Piano utile al nostro contesto nazionale. In questo sia il Commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni che l’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi avevano in più occasioni ribadito che “l’Europa non permetterà momenti di irresponsabilità realizzativa da parte nostra” ed ancora “l’Europa non è spettatore ma attore primario nell’attuazione del PNRR”.

Va dato atto al Ministro Fitto ed al Governo di avere subito seguito una simile interpretazione e di aver cercato, in tempi brevi, di recuperare i tre anni di tempo vissuti come se l’interesse a fare, se l’interesse a spendere le risorse, se l’interesse ad aprire cantieri, fosse solo del nostro Paese e che il tempo, in fondo, come lo era stato dal 2015 al 2022, poteva essere solo un gratuito e non vincolante indicatore.

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