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“La pandemia ha colpito il Paese quando esso non aveva ancora pienamente recuperato i danni inferti da quella duplice crisi, quando ancora l’introduzione lenta e frammentata delle necessarie riforme stentava a sciogliere i nodi che frenano il nostro sviluppo. Ma l’Italia ha superato questa terza gravissima crisi, così come lo shock energetico seguito all’aggressione russa all’Ucraina, meglio di quanto ci attendevamo. La ridefinizione dell’organizzazione mondiale della produzione ora ci impone di rafforzare il nostro posizionamento internazionale ed evitare di essere spinti, come in anni non lontani, ai margini delle trasformazioni in corso. Queste non sono soltanto emergenze da affrontare; sono fattori che interagiscono con tendenze inarrestabili – ambientali, demografiche, tecnologiche – e che sono destinate a cambiare radicalmente gli assetti economici e sociali “.

Nelle sue Considerazioni finali il Governatore della Banca d’Italia ha voluto sottolineare come l’Italia abbia saputo affrontare la ultima recente crisi, reagendo meglio del previsto, ma come oggi debba rivolgere tutte le nostre attenzioni a non essere ricacciati al margine delle grandi
trasformazioni in corso a livello mondiale.

Queste grandi trasformazioni sono legate – come noi stessi abbiamo più volte rilevato – a fattori che nel breve periodo sembrano inarrestabili e destinate a cambiare radicalmente gli assetti economici e sociali. Questa necessità di rafforzare la nostra posizione in questo nuovo contesto mondiale rilancia il tema del Mezzogiorno come perno di una nuova centralità del Mediterraneo.

Questo significa soprattutto porre molta più attenzione al tema delle risorse umane che debbono in tutto il Mediterraneo guidare un processo di rilancio dello sviluppo sostenibile nel tempo e con questo di pace stabile in una area sempre più rilevante per la stabilità a livello globale. Da tempo sosteniamo essere giunto il tempo di cambiare la narrazione sul Mezzogiorno, passando da una visione centrata sul Sud Italia come il margine estremo di una Europa centrata sui paesi nordici, ma come il fronte avanzato di una Europa che deve rapidamente riposizionarsi verso il Sud del Mondo.

Questo implica anche una nuova prospettiva riguardante le migrazioni, considerando che tutta Europa, ma noi più di altri abbiamo necessità di risorse umane, di cui già oggi non disponiamo, per sostenere la nostra crescita. E nel contempo noi più di altri abbiamo bisogno che tutti i paesi, oggi schiacciati tra guerra e miseria possano crescere formando rapidamente un capitale umano in grado di guidare un loro processo di sviluppo, che diviene cruciale per garantire la stabilità economica anche degli stessi paesi europei.

Come sempre il Governatore ci invita a guardare lontano, ben oltre il presente ed il locale, svolgendo pienamente la sua funzione di stimolo per uno sviluppo umanamente sostenibile.


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