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Il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni

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DOPO la revisione al rialzo delle stime da parte del Fondo monetario internazionale, secondo cui nel 2022 il Pil dell’Italia crescerà in termini congiunturali del 3,4% (l’unico Paese del G 7 per il quale l’Fmi ha rialzato le sue precedenti previsioni) l’Italia si conferma la “regina” economica dell’Europa. Nel secondo trimestre dell’anno, infatti, l’Istat ha stimato nella nota flash diffusa ieri che il Prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dell’1% rispetto al trimestre precedente (quando fece +0,1%) e del 4,6% in termini tendenziali.

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La variazione acquisita del Pil per il 2022, ovvero la variazione annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti due trimestri dell’anno, è pari al +3,4%. Con questa performance di crescita, dunque, il nostro Paese diventa, per la prima volta da quando ha adottato l’euro, la “locomotiva d’Europa”, scavalcando la Germania (la cui variazione del Pil nel primo trimestre  è stata pari a +0,2%, nel secondo 0%) e la Francia (Pil +0,5% nel secondo trimestre e -0,2% nel primo), che sono pur sempre, rispettivamente, la prima e la seconda economia della Ue.

Meglio dell’Italia fanno solamente la Svezia (+1,4%) e la Spagna (+1,1%), ma non va dimenticato che il nostro Paese detiene la seconda manifattura d’Europa dopo la Germania, quindi il suo Pil nell’Eurozona è più incisivo del Paese scandinavo e di quello iberico. Ma non sono i raffronti nel Vecchio Continente a far inorgoglire, visto che  l’Italia esce meglio anche nel confronto con le due principali economie mondiali: la Cina, la cui crescita il Fmi stima a fine 2022 al 3,3%, e gli Stati Uniti, le cui stime sul Pil del 2° trimestre mostrano una contrazione annualizzata dello 0,9% dopo una crescita negativa dell’1,6% nei primi tre mesi dell’anno, per cui gli economisti parlano ora di recessione tecnica, anche se gli altri indicatori macro sono ampiamente positivi, in primis quello dell’occupazione.    

LE STRATEGIE VINCENTI DEL GOVERNO

«L’industria ha beneficiato di un andamento nel complesso favorevole sia del commercio internazionale che della domanda interna, anche per gli investimenti»: così  il ministero dell’Economia e delle Finanze commenta il lusinghiero dato del Pil nazionale. «L’economia è stata sostenuta dai corposi interventi realizzati con la legge di Bilancio 2022 e con i numerosi decreti emessi dal governo –  sottolinea il ministero di Via XX Settembre – Tali misure hanno permesso di attutire l’impatto del rialzo dei costi dell’energia sulle famiglie e sulla competitività delle imprese.

Sono stati inoltre varati interventi di politica industriale, quali quelli a sostegno del settore dell’auto, e si è intensificato il dialogo con le imprese allo scopo di valorizzare gli strumenti di incentivazione agli investimenti e all’innovazione. Seppure in un contesto segnato dalle tragiche vicende in Ucraina, il clima di investimento in Italia resta positivo. Il recupero dalla crisi causata dalla pandemia può dirsi completato, giacché il Pil nel secondo trimestre è risultato nettamente superiore al livello medio del 2019. È ora necessario continuare a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese nella seconda metà dell’anno, nonché proseguire nell’opera di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e di impulso agli investimenti e all’innovazione».  

IL SUICIDIO DELLA POLITICA

Peccato che una parte della politica abbia deciso di suicidarsi, costringendo il governo guidato da Mario Draghi a dimettersi proprio quando il Paese ha raggiunto risultati straordinari: contrastata con efficacia la pandemia, tenuti sotto controllo i conti pubblici, stimolata un’economia sorprendente che non andava così bene dagli anni Sessanta, gli anni del cosiddetto boom, e ricreate le condizioni perché le imprese tornassero ad assumere, specie al Sud con la decontribuzione, raggiunti gli obiettivi delle riforme concordate con Bruxelles per poter accedere ai fondi del Recovery Fund europeo. E tutto questo  nonostante  «un contesto di grande difficoltà per via della guerra in Ucraina, dell’impennata dei prezzi internazionali dell’energia e dei prodotti alimentari e del rialzo dei tassi di interesse a livello globale» fa notare ancora il Mef.

Il secondo trimestre, rileva  l’Istat, ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al secondo trimestre del 2021. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento di industria e servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta. La variazione acquisita del Pil per il 2022, come detto, è pari al +3,4% (ma dovrà essere confermata alla fine del quarto trimestre dell’anno) e risulta superiore al 3,1% previsto nel Documento di economia e finanza, il più importante strumento di pianificazione economica del governo, all’interno del quale sono contenuti gli obiettivi di politica economica a medio termine del Paese e le stime sulle finanze pubbliche da attuare.  

La previsione sull’anno migliora quindi rispetto al +2,6% stimato a fine maggio sulla base dell’andamento del primo trimestre (+0,1%).  

LE STIME EUROSTAT PER L’EUROPA

Nel secondo trimestre 2022, rispetto al primo trimestre, il Pil è aumentato dello 0,7% nell’Eurozona e dello 0,6% nella Ue nel suo insieme, rende noto Eurostat nella sua stima flash preliminare. Nel primo trimestre il Pil era cresciuto dello 0,5% nell’area euro e dello 0,6% nella Ue. Rispetto al secondo trimestre del 2021, il Pil è aumentato del 4% in entrambe le zone. Tra i Paesi Ue, la Svezia (+1,4%) ha registrato l’aumento più elevato, seguita da Spagna (+1,1%) e Italia (+1%). I cali maggiori sono in Lettonia (-1,4%), Lituania (-0,4%), Portogallo (-0,2%) e Germania (0% anche nel secondo trimestre) secondo le indicazioni dell’Istituto di statistica generale Destatis.  

«Crescita dell’Eurozona dello 0,7% nel secondo trimestre. Meglio del previsto. Bene in particolare Italia e Spagna. Non siamo in recessione, ma resta l’incertezza per i prossimi mesi e l’inflazione si mantiene a livelli record»: lo scrive in un tweet il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, commentando le stime flash di Eurostat su Pil e inflazione.

La crescita oltre le attese è una «buona notizia», scrive ancora Gentiloni. Davanti all’incertezza che «rimane alta, dobbiamo mantenere l’unità ed essere pronti a rispondere a una situazione in evoluzione, se necessario».


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