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Il ministro Raffaele Fitto

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Bisogna avere il coraggio di seguire un processo non facile e, come ha deciso di operare il ministro Raffaele Fitto, non limitarsi al PNRR ma analizzare ed approfondire subito:

1) Lo stato di avanzamento degli interventi infrastrutturali elencati nel Pnrr. In realtà l’analisi va rivolta alle opere ferroviarie e a quelle degli Enti locali. Questa analisi ci porta automaticamente a dei primi risultati oggettivi:

 – l’intervento del secondo lotto dell’asse ferroviario AV Salerno – Reggio Calabria coperto per 9,4 miliardi dal Piano Nazionale Complementare (PNC) non può in nessun modo rispettare la scadenza del 31 dicembre 2026;

 – l’intervento relativo alla realizzazione dell’asse ferroviario ad alta velocità Taranto – Potenza – Battipaglia coperto dal Pnrr per 449 milioni di euro non può in nessun modo rispettare la scadenza del 31 dicembre 2026

 – l’asse ferroviario ad alta velocità Roma – Pescara coperto dal Pnrr per 620 milioni di euro non può in nessun modo rispettare la scadenza del 31 dicembre 2026;

 – l’asse ferroviario Orte – Falconara coperto dal Pnrr per 509 milioni di euro non può in nessun modo rispettare la scadenza del 31 dicembre 2026;

 – gli interventi nei Comuni per circa 29 miliardi di euro potranno rispettare la scadenza del 31 dicembre 2026 per un importo non superiore a 12 miliardi di euro.

Quindi una prima lettura oggettiva ci porta ad un trasferimento di circa 28 miliardi di euro.

 1) Prende corpo così un’azione mirata a fare in modo che tutte le altre proposte inserite nel Pnrr rispettino davvero la scadenza del 31.12.2026.

 2) Occorre precisare all’Unione Europea che nella rivisitazione del Pnrr è possibile inserire anche le opere stradali in quanto nel nostro Paese la Verifica di Impatto Ambientale tiene conto anche degli effetti climatici. Questa variazione consentirebbe il rispetto della scadenza del 31.12.2026 per molte opere stradali che invece non è possibile traguardare per opere ferroviarie.

 3) Verificare quali possano essere gli interventi del Fondo di Coesione e Sviluppo 2014 – 2020 che sia possibile ancora salvare in quanto coerenti alla scadenza del 31 dicembre 2023. Ad una prima analisi dovrebbe essere possibile difendere un importo di circa 6 miliardi di euro. Infatti dei 54 miliardi globali del Fondo risultano impegnati circa 27 miliardi e spesi 6 miliardi e, dopo una prima analisi, risulta possibile impegnare e cantierare per la data del 31 dicembre 2023 un importo pari, come detto prima, a circa 6 miliardi di euro. Questa soglia dovrebbe essere oggetto di accordo con la Unione Europea.

 4) Verificare quale possa essere il Programma supportato dal Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027 del valore di 73 miliardi di euro. Occorre con la massima urgenza capire a cosa sono serviti i circa 6 miliardi di euro assegnati dal CIPE nella seduta del mese di aprile 2022 e definire integralmente le assegnazioni tenendo conto che è possibile utilizzare tali risorse per supportare opere del Pnrr non più in grado di rispettare la scadenza del 31.12.2026. Nel caso del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027 la scadenza ha una possibile deroga fino al 2029.

È un lavoro che, insisto, non è affatto facile perché sono venute meno delle categorie, degli elementi che sin dall’inizio non andavano sottovalutati:

1) Il Commissario dell’Unione Europea per gli Affari Economici Paolo Gentiloni aveva, nell’autunno del 2020 in un apposito incontro formale con le Commissioni competenti del Parlamento italiano, ribadito che la Unione Europea chiedeva che si rispettassero, nella scelta degli interventi, due caratteristiche portanti: la governance unica e la organicità delle proposte.

 2) In due anni e mezzo, cioè in 30 mesi, l’unico impegno dello Stato italiano è stato quello di programmare, di definire le procedure, di informare le stazioni appaltanti delle possibili risorse. Ripeto in 30 mesi non si è stati in grado di aprire neppure un cantiere.

 3) Un grave errore è stato quello di non coinvolgere sin dall’inizio, cioè nella fase delicata della scelta degli interventi, gli Enti locali

 4) Si sono usate le risorse per coprire interventi già cantierati e che invece andavano coperti con il bilancio ordinario dello Stato.   

Ebbene, tutto questo incontrerà una sostanziale opposizione degli organi locali che avevano ritenuto concreto un annuncio, che avevano ritenuto intoccabile una scelta del governo, che avevano ritenuto una scadenza temporale, quella del 31 dicembre 2026, solo un impegno che, come avvenuto altre volte, facilmente rinviabile, dimenticando che i fondi del Pnrr sono legati alla vendita di “eurobond” e quindi vincolati proprio alla fase temporale imposta dalla Unione Europea.

Per questo diventa determinante la scelta del Ministro Fitto di affrontare tutte le possibili fonti di finanziamento e, a mio avviso, sarà opportuno prendere in considerazione anche le risorse del bilancio ordinario dello Stato, solo disponendo di queste possibili coperture alternative sarà possibile ridimensionare quello che potrebbe trasformarsi in uno scontro istituzionale davvero preoccupante.

Ricordo che questo approfondimento, questa rilettura ormai obbligata costituisce il primo atto concreto e misurabile che il governo attua nei confronti del Mezzogiorno; dopo anni, circa 8 anni, di completa assenza, di inesistenti impegni e di pura attività mediatica, si potrà evitare di far perdere al Sud risorse per un valore superiore a circa 30 miliardi di euro e, soprattutto, si trasformeranno gli annunci e le assicurazioni, relative a coperture non più garantite, in opere davvero cantierabili.


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