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INFLAZIONE e occupazione: l’Italia sorride. L’indice di febbraio dei prezzi al consumo si è ulteriormente ridotto a +9,2% su base annua rispetto al 10% di gennaio. Positivo anche l’andamento dell’occupazione, con un incremento a gennaio di 459mila unità sul 2022, in particolare per quanto riguarda dipendenti a tempo indeterminato e autonomi, mentre i lavoratori a termine risultano meno di 50mila. Il tasso di occupazione è salito al 60,8 rispetto a dicembre (+0,1%). Tornando all’inflazione, a rovinare la festa ci ha pensato l’agricoltura. Il raffreddamento ha riguardato quasi tutti i prezzi al consumo, ma gli alimentari, lavorati e freschi, restano su livelli elevati. Si consolida, ha commentato l’Istat, «la fase di rapido rallentamento dell’inflazione».

LE VARIAZIONI VOCE PER VOCE

A trascinare verso il basso i prezzi sono soprattutto i beni energetici, sia regolamentati che non. In controtendenza, invece, gli alimentari, con il risultato di appesantire il carrello della spesa che risale a +13% dopo la flessione di gennaio. E aumenta anche la componente di fondo (+6,4%). Il raffreddamento dell’indice dei prezzi si deve dunque ai beni energetici regolamentati che dal -12% di gennaio sono ulteriormente calati a -16,7%. Non sono su terreno negativo, ma comunque in decelerazione, anche i non regolamentati, passati da +59,3 a + 40,8%. Restano un caso gli alimentari (+13,2%) con i lavorati saliti a +16,2% da +14,9% del mese precedente e i non lavorati, da +8 a 8,4%. Crescono i beni durevoli, i servizi relativi all’abitazione, ricreativi, culturali e per la cura della persona e i trasporti. A pesare sull’aumento congiunturale dello 0,2% sono, ancora una volta, gli alimentari con i servizi e i beni durevoli e non. L’andamento, dunque, è complessivamente favorevole, ma resta il rosso del cibo.

A crescere, secondo la lista stilata dalla Coldiretti, sono praticamente quasi tutti i principali prodotti. Al top dei rincari lo zucchero che, con +55%, sorpassa addirittura l’olio di semi (+44%), soprattutto quello di girasole che risente della guerra. Ma sono più cari anche il latte a lunga conservazione (+36%), il burro (+30%), la margarina (+29%), il formaggi freschi (+28%), e non si salvano neppure il pane confezionato (+24%) e le uova (+22%). Le difficoltà, rileva Coldiretti, rimbalzano dalle tavole ai campi, dove il 34% delle imprese agricole lavora in perdita. E la siccità, che sta devastando il territorio, potrebbe aggravare la situazione con ulteriori aumenti dei prezzi.

Resta poi l’incognita del commercio nell’area del Mar Nero. Un blocco, infatti potrebbe riaccendere la spirale inflazionistica, riportando in alto i listini di grano e mais con aggravi anche per le stalle, innescando così una spirale pericolosa per gli agricoltori e le famiglie. Sull’agricoltura, dunque, va tenuta la guardia alta, accelerando la spesa del Pnrr che ha stanziato risorse consistenti per il sostegno di tutte le filiere agroalimentari.

GLI ALLARMI DEI CONSUMATORI

L’accelerazione del carrello della spesa, secondo Confesercenti, fa scattare infatti un campanello d’allarme sulla situazione delle famiglie ancora sotto assedio e con i rischi sulla tenuta dei consumi. Per l’organizzazione degli esercenti il quadro resta segnato da molte ombre, tenendo conto dell’inflazione in rialzo nell’eurozona che spinge la Bce a una nuova stretta sui tassi. A preoccupare la Confcommercio «è la progressiva crescita dell’inflazione di fondo, fenomeno comune nella eurozona, che testimonia come le forti tensioni accumulate nell’ultimo biennio non si siano ancora esaurite». Viene invece giudicato favorevolmente il trend del mercato del lavoro. vista la crescita degli occupati a gennaio. Codacons continua a segnalare la situazione di difficoltà delle famiglie perché i prezzi restano ancora troppo alti e, con una crescita del 9,2%, il maggior esborso per una famiglia tipo è calcolato in 2.691 euro, che sale a +3.485 euro per un nucleo con due figli.

Al netto degli energetici per Codacons è ancora “emergenza prezzi”. Anche Federconsumatori accende i riflettori sui prezzi degli alimentari, che non consentono di “cedere a facili ottimismi”. Si tratta di rialzi che pesano soprattutto sulle famiglie meno abbienti, «aumentando così le disuguaglianze, le ingiustizie e le difficoltà nel nostro Paese». Secondo l’Osservatorio di Federconsumatori, il caro prezzi obbliga le famiglie a tagliare del 16,9% i consumi di carne e pesce, ma anche di frutta e verdure, e le spinge alla ricerca sempre più assidua di offerte, sconti e acquisti di prodotti vicini alla scadenza spostando la spesa presso i discount. Anche sull’energia Federconsumatori è cauta: nonostante i cali, i prezzi sono al di sopra dello scorso anno.

Commentando i dati Istat, il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha affermato che «nonostante il lieve calo, l’inflazione erode ancora i redditi». Sbarra chiede quindi di calmierare e mettere sotto controllo prezzi e tariffe, oltre ad attivarsi per ridurre le tasse su lavoro e pensioni. Per il futuro, comunque, i segnali sono positivi. Mentre al Ttf di Amsterdam il prezzo del gas continua a rimanere su livelli bassi (circa 48 euro al megawattora) arrivano buone notizie per le bollette dei cittadini italiani. Arera ha infatti reso noto che a febbraio la tariffa del gas sul mercato tutelato scende a 86,45 centesimi al metro cubo, in calo del 13% rispetto a gennaio. La riduzione per il mese di febbraio, in termini di effetti finali, secondo la spiegazione di Arera si avvicina a compensare gli alti livelli di prezzo raggiunti nell’ultimo anno, con la spesa per il gas della famiglia tipo nel periodo marzo 2022-febbraio 2023 pari a 1666,23 euro con un incremento del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.


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