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A spingere sulla crescita del Lavoro al Sud sono i settori dell’edilizia e le professioni legate alla rivoluzione digitale nell’industria

Sorpresa Mezzogiorno nel miracolo economico italiano dell’ultimo biennio. Colpisce non poco leggere il dossier che i Consulenti del Lavoro hanno diffuso ieri sull’andamento dell’occupazione in Italia. Due sono, in particolare, i motivi che sorprendono chi è abituato alla vecchia e stantia narrazione di un Sud fermo, paralizzato, praticamente senza speranze, dal quale prima o poi i giovani devono fuggire.

Il primo motivo è che, per la prima volta da molti anni a questa parte, la locomotiva tricolore dell’occupazione si è spostata al Sud. È qui che si è registrata, nel periodo post-Covid, la maggiore crescita delle assunzioni.
Il secondo motivo, non meno importante, è che per una volta a fare la parte del leone sono le due fasce estreme della “ popolazione attiva”, vale a dire gli under 35 e i lavoratori over 55, con una riduzione, invece, nello scaglione intermedio. Ma ancora più importante, secondo il dossier dei Consulenti del Lavoro, è che non si tratta di un fuoco di paglia: sono tendenze destinate a durare.

LA CRESCITA DEL LAVORO E LA RIPARTENZA DEL SUD

Sono sufficienti pochi numeri per avere l’esatta dimensione del fenomeno. Tra il primo trimestre del 2019 e lo stesso periodo di quest’anno, ci sono stati in Italia 474mila lavoratori in più. E, di questi, più della metà (262mila, il 55,3% del totale) risiede al Sud. A far la parte del leone è la Puglia, con un incremento dell’8,6%, seguita dalla Sicilia, con il 7,2%, e, subito dopo l’Umbria, dalla Calabria con il 5%. Fanalini di coda, con numeri addirittura negativi, l’Emilia Romagna, il Piemonte e le Marche.

L’altro dato da cerchiare è quello relativo al tasso di crescita dell’occupazione che, nel Mezzogiorno, è pari al 4,4%, più del doppio rispetto alla media nazionale (2,1%), quattro volte in più volte se confrontato con il Nord-Ovest, 3 volte rispetto al Nord-Est e due volte in rapporto al Centro-Italia. Una fiammata, l’effetto ottico del rimbalzo post-Covid? Non proprio: perché il trend all’aumento è continuato anche nel primo trimestre 2023, con un incremento del 3,1%.

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Certo, questo non significa che il più lungo e profondo divario fra i Paesi occidentali si sia finalmente risolto. Fra Nord e Sud le differenze resistono eccome. Ma la differenza dei tassi d’occupazione si sta gradualmente riducendo, passando da 15 a 13 punti percentuali nell’arco di un triennio. Non è poco se si pensa che invece, negli anni passati, il gap è quasi sempre aumentato.

Più in generale, si legge nel rapporto, «la crescita del Sud (con la Puglia in testa alla graduatoria) s’inserisce nel più vasto trend positivo che attraversa l’occupazione italiana: rispetto al 1° trimestre 2022, infatti, i primi tre mesi del 2023 hanno visto un aumento degli occupati nel Bel Paese del 2,3%, con la partecipazione al lavoro salita dell’1,8%».

I MOTORI DELLA CRESCITA

Ma che cosa c’è dietro questo “miracolo”? Tanto per cominciare c’è l’effetto traino del settore delle costruzioni, dovuto anche all’effetto del Superbonus per le ristrutturazioni. Qui l’impennata è stata del 19,1%. Ma a imprimere un’accelerazione ancora più forte (e, da questo punto di vista, anche più interessante) è stato il comportato dei servizi di informazione e comunicazione, con una crescita del 42,8%, due settori strettamente legati ai processo di trasformazione digitale delle aziende.

A tutto questo occorre aggiungere la buona performance degli strumenti di sostegno all’occupazione varati dai governi precedenti e confermati da Meloni, prima di tutto la decontribuzione per i nuovi occupati, che ha riguardato circa il 60% delle assunzioni effettuate fra il 2021 e il 2022.

Lavoro, la vera locomotiva è il Sud, più che doppiato il resto del Paese

LAVORO AL SUD: LARGO AI GIOVANI E AGLI OVER-55

Ma c’è un altro dato che è ancora più interessante. Ai consulenti del lavoro non è sfuggito il fatto che a essere cresciuta di più, nel Sud, sia l’occupazione nella fascia 15-34 anni (5,5%) e, in particolare, in quella 55-64 anni (14,8%). «Una tendenza, quest’ultima, in linea ancora una volta con quanto avvenuto a livello nazionale: proprio i giovani e i lavoratori senior, nel periodo considerato, sono stati i più richiesti dal mercato, con un aumento rispettivamente del 5,4% e del 14,8%».

L’andamento è la diretta conseguenza di ciò che sta avvenendo sul fronte demografico, con una contrazione della popolazione proprio nelle fasce anagrafiche centrali (-11,7%). Una situazione che ha dirottato le imprese verso l’offerta più disponibile: quella dei giovani e dei senior. Non solo. Ad alimentare il fenomeno, anche l’evoluzione della domanda di mercato, che premia da una parte le nuove competenze e, dall’altra, esperienza e professionalità. «Una tendenza che potrebbe accentuarsi nei prossimi anni, complice la direzione intrapresa nel post-pandemia dal lavoro, sempre più attento ai ragazzi e al mantenimento in azienda dei profili più anziani, anche oltre l’età pensionabile».

DE LUCA (CONSULENTI DEL LAVORO): «RIPRESA DEL SUD BUONA NOTIZIA PER TUTTI»

Per il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca, «la ripresa del Sud è una buona notizia per tutti, visto che circa 1/3 della popolazione italiana si concentra in quell’area. Le sue potenzialità sono enormi, sebbene anni di politiche poco lungimiranti abbiano impedito un inserimento lavorativo di lungo periodo, basti pensare al Reddito di cittadinanza. Sapere, poi, che a guidare la crescita sono i giovani fa presagire che qualcosa nel mondo del lavoro sta cambiando e potrebbe ancora cambiare, grazie anche ad alcuni recenti interventi normativi, come il decreto Lavoro, che sanno interpretare la realtà e agire in nome delle nuove generazioni».


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