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La Premier Giorgia Meloni con i due vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani, durante la conferenza stampa per la Manovra

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Legge di bilancio, Matteo Salvini ha subito la frenata su pensioni e flat-tax. Ora la partita è in Parlamento

Il giorno dopo il via libera del consiglio dei ministri alla legge di bilancio Giorgia Meloni si serve dei social per rispondere a chi la accusa di aver tagliato la spesa sulla sanità: «Manovra2024: 136 miliardi sulla Sanità, il più alto investimento mai previsto. Alle mistificazioni e alle bugie, questo Governo risponde con i fatti».

In scia Antonio Tajani, vicepremier in carica e segretario politico di Forza Italia, che si presenta ai microfoni di Radio Anch’io e usa gli stessi toni: «La manovra finanziaria va nella direzione della tutela dei più deboli». L’azzurro sottolinea che nella legge di bilancio ci sono «interventi sostanziosi» nel settore della sanità, «che premieranno tutte le iniziative per abbattere le liste di attesa, non c’è nessuna tassa sulla successione, ci sarà il rinnovo del contratto anche per le forze dell’ordine».

Eppure nel Transatlantico di Montecitorio la domanda che più ricorre è la seguente: chi ha vinto? Chi ha perso? Apparentemente si dicono tutti soddisfatti e «prudenti». Perché, è il ragionamento, il contesto economico e geopolitico non consente di strafare e di far saltare i conti dello Stato. Insomma, l’esecutivo vuole inviare un messaggio distensivo a Bruxelles, così da evitare di finire a libro nero. Oltre alla scena, c’è il retroscena. E dietro c’è chi borbotta. Borbotta Matteo Salvini che si è mostrato composto in conferenza stampa, essendo stato lui a sottolineare che «è necessario approvare la manovra nei tempi più rapidi possibili» ma anche «senza emendamenti di maggioranza».

NON È STATO FACILE CONVINCERE SALVINI SULLA LEGGE DI BILANCIO

Va da sé non è stato facile convincere il leader della Lega. Raccontano che l’inquilina di palazzo Chigi abbia monitorato Salvini fin dal primo vertice di maggioranza. E soprattutto abbia giocato di sponda con Giancarlo Giorgetti, il titolare del dicastero dell’Economia. Sono stati infatti Meloni e Giorgetti a dire no alle proposte del vicepremier sulle pensioni, ad essersi opposto alla possibilità di allentare i vincoli previdenziali. Di più: premier e ministro dell’Economia si sono messi di traverso rispetto alla richiesta di Salvini di estendere la flat tax ai lavoratori dipendenti, una misura che avrebbe costretto l’esecutivo a un extradeficit.

D’altro canto, la premier era stata fin troppo chiara: ci sono pochissime risorse e dobbiamo destinarle al taglio del cuneo fiscale, anche perché il quadro macroeconomico è in rapido deterioramento, c’è il rischio di una nuova crisi energetica e lo spettro di un downgrading da parte delle agenzie di rating. Per non parlare dei venti di guerra in Medio Oriente che stanno sfociando in un conflitto mondiale e in un allarme terrorismo che arriva fino ai nostri confini, vedi attentato di Bruxelles. Ragion per cui Salvini è costretto ad abbozzare, così da uscire come lo sconfitto della legge di bilancio.

PENSIONAMENTI ANTICIPATI, PACE FISCALE E FLAT TAX ECCO COSA MANCA

Per dire, i pensionamenti anticipati subiscono una forte restrizione. Inoltre, non c’è traccia della pace fiscale, evocata a più riprese dal Salvini e dalla galassia leghista, né tantomeno si sono trovate le risorse per la flat tax, altri misura simbolo della narrazione salviniana. In cambio il vicepremier di via Bellerio riceve pochissimo: la possibilità di annunciare un mini taglio del canone Rai e il fatto di poter dire che i lavori per il Ponte sullo Stretto cominceranno a metà del 2024.

Insomma, il quadro è quello di una sconfitta. Non a caso il giorno dopo le truppe leghiste provano a dissimulare e a intestarsi altre misure delle manovra finanziaria. In una nota Massimo Bitonci, sottosegretario salviniano al ministero delle Imprese del Made in Italy, e Alberto Gusmeroli, presidente della commissione attività produttive, la mettono così: «Nell’ottica della semplificazione a 360 gradi che la Lega promuove da sempre, è da rimarcare come nella manovra di Bilancio approvata ieri in Consiglio dei Ministri sia contenuta anche una norma per la regolarizzazione delle differenze che normalmente si creano tra rimanenze di magazzino contabili e fisiche, anche al fine di rendere più trasparente e patrimonializzare il bilancio delle imprese».

SALVINI, LA LEGA, LA LEGGE DI BILANCIO E L’IDEA DI UN FISCO PIÚ SNELLO

E ancora: «Con questa misura si prevede per il 2024 il versamento di un’imposta sostitutiva per regolarizzare la discrepanza fra magazzino reale e magazzino contabile. Dopo cinquant’anni di complicazioni infruttuose e deleterie, grazie alla Lega e alla maggioranza di centrodestra abbiamo ora finalmente l’opportunità di costruire un fisco più snello e agile, ‘meno nemico di cittadini e imprese’ ma anzi stimolo per la crescita». E sempre dalle parti della Lega Brunello Brunetto si intesta l’impostazione della finanziaria in materia di sanità: «L’aumento di tre miliardi del Fondo nazionale sanitario, deciso con l’accordo tra Governo e Conferenza delle Regioni, è una misura importante per garantire una migliore copertura sanitaria e una maggiore qualità dell’assistenza medica».

I RISCHI E LE INSIDIE CHE POTREBBERO ARRIVARE DAL PARLAMENTO

Tatticismi a parte, le insidie parlamentari potrebbero arrivare ugualmente. Da parte dei leghisti? Si scoprirà nelle prossime settimane. Di sicuro in questo contesto le opposizioni non hanno gradito che la manovra finanziaria sia stata dichiarata «inemendabile», se si esclude qualche piccolo ritocco che sarà presentato dalla maggioranza. Ecco perché Pd e Cinquestelle promettono battaglia, non accettano che il Parlamento sia stato esautorato.

«L’appello della Meloni ai suoi deputati per non presentare emendamenti alla manovra è un punto inquietante: significa che sono troppo divisi e che il Parlamento non conta nulla» tuona Arturo Scotto del Pd. Rincara la dose Giuseppe Conte, leader dei 5Stelle: «Purtroppo la prospettiva di politica economica e sociale di questo governo è veramente sconfortante, perché non c’è nessuna misura per la crescita e per l’investimento e questo lo abbiamo denunciato». In scia anche la renziana Raffaella Paita: «Meloni ha fatto una manovra che nel metodo è sbagliata perché esautora il Parlamento e nel merito non aiuta le famiglie italiane».


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