X
<
>

Condividi:
7 minuti per la lettura

C’è una partita nella partita. La giocheranno i governatori delle regioni pronti a far valere il loro peso elettorale, hanno le chiavi dei collegi uninominali, sanno a chi rivolgersi, dove bussare per trovare i voti ma faranno pesare il loro appoggio.  Quando sarà il momento rivendicheranno un ruolo di governo o più spazio nei partiti. Ras locali disposti a giocare di squadra ma solo a certe condizioni.

GOVERNATORI PADRONI DEI COLLEGI: ZINGARETTI HA GIÀ DECISO

Prendiamo ad esempio Nicola Zingaretti, presidente del Lazio.  Ha già deciso che si dimetterà e si farà da parte per candidarsi alla Camera. Da ex segretario Pd non è disposto a prendere ordini da nessuno, nemmeno da Enrico Letta che ha preso il suo posto al Nazareno. Gli hanno chiesto dal partito di restare alla Pisana almeno fino ad ottobre per allontanare la data del voto regionale e farlo slittare al gennaio del 2023 ma lui per ora non vuole sapere. Anche se questo potrebbe voler dire lasciare il Lazio al centrodestra.

I governatori sono fatti così. Sono comitati elettorali permanenti. Persino un tipo apparentemente mite come Zinga tira fuori le unghie. La sua maggioranza è come se vivesse su Marte.  Pd e M5S vanno a braccetto, dicono di volersi alleare mentre Letta e Conte si lanciano missili ad altezza uomo. La partita di Zingaretti è dunque una partita solitaria, il governatore uscente che se ne va lasciando i suoi in mezzo ai flussi e in pieno guado.

GOVERNATORI E COLLEGI: ZAIA SPINGE IL MODELLO VENETO

Diverso è il caso di Luca Zaia, detto il Doge. Il suo consenso nella regione è indiscusso. La sua immagine tirata a puntino, passeggiate a cavallo sulle colline del prosecco, il nuovo “oro”.  Si voterà in piena vendemmia, il successo della Lega dipende da lui. Che ha appena ricordato come l’agenzia di rating   Fitch abbia sottolineato la forza dell’economia, un Pil pari al 9% del totale nazionale,  struttura diversificata, una di piccole e medie imprese, esportazioni che costituiscono  il 40% del Pil regionale.

Ce n’è abbastanza per parlare di Modello-Veneto e far dimenticare i disastri della gestione Covid, disastri che impediscono di inserire in questa carrellata di presidenti il governatore della Lombardia Attilio Fontana, oscurato dall’attivismo di Letizia Moratti, e Giovanni Toti, il presidente ligure che si è fatto un partito.

 «Ci confermiamo un’amministrazione regionale virtuosa e la nostra governance pubblica dimostra con i fatti di soddisfare le esigenze e le aspettative di sviluppo senza mettere le mani nelle tasche dei veneti –  ha rivendicato di recente Zaia – ai nostri cittadini lasciamo più di un miliardo di euro garantendo investimenti, infrastrutture, ma soprattutto servizi, come quelli sociosanitari che ci pongono in testa a tutte le regioni italiane».

Sarà un caso ma Zaia, draghiano della prima ora, si è guardato bene dal citare l’autonomia differenziata. Con la caduta del governo è andato in soffitta infatti l’ennesimo tentativo di stravolgere la Costituzione, il disegno di legge della ministra agli Affari regionali Mariastella Gelmini. Con che coraggio il Doge avrà il coraggio di riproporre ai suoi concittadini il progetto autonomista? Non ci stupiremmo se, giunto ormai al terzo mandato consecutivo, il governatore veneto avanzasse presto mire nazionali (Salvini permettendo).

BONACCINI PREPARA LA FESTA DEL PARTITO DEMOCRATICO

Sarà un caso ma la 13 Festa regionale del Partito democratico quest’anno si terrà da venerdì prossimo 29 luglio a lunedì 15 agosto a Villalunga di Casalgrande, nel Reggiano. Il cuore della campagna elettorale si sposterà dunque nella regione di Stefano Bonaccini, il governatore che seppe rovesciare i pronostici e fermare l’avanzata del Carroccio al Nord.

«L’agenda Draghi ha tanti punti che abbiamo sostenuto lealmente fino all’ultimo minuto in cui abbiamo chiesto di non far cadere questo governo con l’italiano ritenuto più autorevole in Europa e nel mondo – ha ribadito in queste ore il presidente dell’Emilia Romagna – . Nell’agenda Draghi ci sono cose importanti. che vogliamo proseguire».

È il centrosinistra, quello di Bonaccini, delle partite Iva, commercianti, liberi professionisti. Ma come la mettiamo con il M5S? “Dovremo fare a meno del Movimento 5 Stelle perché cosa fatta capo ha e non è possibile allearsi con chi ha cercato di mandarti a casa. Adesso dobbiamo costruire una alleanza di centrosinistra che va da Renzi e Calenda fino a Elly Schlein e che si contrapponga a questa destra che non vede nulla di centrodestra: Salvini e Meloni in Europa stanno con l’estrema destra non con i conservatori»

A differenza di Zingaretti che teme l’effetto-termovalorizzatore, Bonaccini promuove i nuovi rigassificatori. A Ravenna, in Emilia-Romagna, dice, “siamo pronti”: Regione, Comune, sindacati e imprese tutti uniti per realizzarlo. Contemporaneamente verrà costruito un parco dell’eolico e del fotovoltaico fra i più grandi in Europa, sempre al largo delle acque ravennati.

IN TOSCANA GIANI SPALLE AL MURO PER IL RIGASSIFICATORE DI PIOMBINO

Regioni che vai campagna elettorale che trovi. In Toscana il presidente della Regione-commissario governativo Eugenio Giani è sulle spine. Mario Draghi nel suo discorso di congedo in Senato ha annunciato che il rigassificatore di Piombino si farà. Il territorio è pronto a insorgere.

Giani ha cercato finora di prendere tempo dicendo che non farà nulla fino a quando non ci sarà il nuovo Governo. Ma il procedimento amministrativo del commissariamento e dell’intera operazione sta andando avanti. I termini scorrono sia per l’osservazione dei cittadini che per i contributi tecnici degli enti a cui lui, naturalmente, ha già scritto compreso il Comune di Piombino. Per quanto ancora riuscirà a tergiversare sul grande progetto della Snam sostenuto dal governo? E quanto costerà in termini di voti? Ambientalisti in fuga, sinistra ecologista e quel che resta del mondo grillino all’attacco. Pd contro tutti, insomma.

FEDRIGA DRAGHIANO DELUSO STAVA SCRIVENDO LA SUA AUTOBIOGRAFIA

«Non vuole essere qualcosa che insegna a qualcuno come si vive o come si fa politica ma un racconto che ripercorre soprattutto gli anni dall’esperienza Covid e poi profili personali». Così il governatore del Friuli- Venezia-Giulia, Massimiliano Fedriga, si era presentato a margine di una rassegna letteraria, a Pordenone. Alla prossima edizione ci sarà anche lui ma in qualità di autore. Il 13 settembre prossimo, a ridosso delle elezioni uscirà «Una storia semplice. La Lega, il Friuli Venezia Giulia, la mia famiglia» (Piemme).

Centoquarantaquattro pagine di un’autobiografia “intima e sincera” in cui il governatore racconta la sua storia familiare, le radici, la passione per la politica, i primi anni di militanza nella lega, le sue ultime sfide, l’assunzione di responsabilità durante il periodo pandemico, il futuro che lo aspetta. Politico molto apprezzato nel suo territorio, era pronto alla scalata. Presidente del Fvg dal 2018 è considerato l’enfant prodige della Lega, deputato e capogruppo del partito alla Camera, partito al quale si è iscritto  soli quindici anni. La definiscono «autobiografia non convenzionale, inedita e sorprendente, ricca di aneddoti, di vittorie e sonore sconfitte».   

Presidente della Conferenza Regioni e delle Province Autonome dal 9 aprile 2021, deputato alla Camera per tre legislature e capogruppo della Lega dal 2014 al 2018. Fedriga è uno dei nomi che si fanno per il dopo-Salvini. Un aspirante leader in rampa di lancio, stimato dagli avversari e anche dallo stesso Mario Draghi.

GOVERNATORI E COLLEGI: DE LUCA E IL CIRCO EQUESTRE

Tutto si può dire riguardo l’attaccamento alla poltrona di Vincenzo De Luca, 73 anni, ex sindacalista, ex professore di filosofia, che dal 1993 rimbalza dalla carica di sindaco (Salerno) a quella di governatore, (Campania), quindi deputato (2001) in Parlamento, nonché vice ministro alle Infrastrutture nel 2013 nel breve governo Letta.   

Uomo abituato a gestire il potere locale con discrete ambizioni personali. Ma uomo dalla vista lunga, tra i pochi a prevedere che l’avvento dei 5Stelle avrebbe prodotto disastri. Ora, dal suo osservatorio campano, il presidente-sceriffo si gode quello che lui definisce “un grande ed umiliante circo equestre”.

Ma è da lui, macchina elettorale perfettamente oliata, che bisognerà passare per evitare la disfatta. Il vento del centrodestra soffia forte al Nord, come al Sud. E in assenza di nuovi leader si passa sempre dai soliti vecchi leoni che non hanno nessuna intenzione di passare lo scettro. Persino Clemente Mastella, il Re di Ceppaloni e sindaco di Benevento, ha intenzione di lanciarsi nella mischia pronto a scommettere che la sua lista “Noi per il centro” vale almeno un 9%. 


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE