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Giuseppe Conte a Cernobbio

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Si era inabissato da giorni. Niente interviste, nessuna conferenza stampa. Sempre e solo al lavoro, a esaminare i dossier, a smussare gli angoli di una maggioranza riottosa che per ben due volte in una settimana ha rischiato di andare sotto, prima alla Camera, poi al Senato. Eccolo riapparire due volte, alla festa del Fatto Quotidiano e al Forum Ambrosetti. L’avvocato del popolo si presenta alla kermesse del quotidiano diretto da Marco Travaglio e spariglia strizzando subito l’occhio al M5S. Al referendum? «Voterò sì». Ridurre il numero di deputati e senatori, insiste, «non pregiudica la funzionalità del Parlamento».

Insomma, Conte si schiera ma lo fa alla sua maniera. Facendosi concavo e convesso, un po’ come un tempo si sarebbe comportato il Cavaliere di Arcore. Il 21 settembre ci saranno anche le elezioni regionali, test decisivo per la compagine giallorossa. No, no. Qualunque cosa succederà, sostiene il premier, per l’esecutivo non cambierà nulla: «Le forze di maggioranza le vedo in difficoltà: abbiamo un centrodestra unito invece abbiamo forze che sostengono la maggioranza che vanno in ordine sparso. Bisogna tenere in conto questo dato, è una lotta impari».

E ancora: «Ritengo che le regionali non avranno incidenza sul governo, è un contesto diverso, non possiamo abbandonare il recovery fund». È un fiume in piena il fu avvocato dal popolo. Gli intervistatori lo incalzano su Mario Draghi, il predestinato a tutte le cariche: da Palazzo Chigi al Quirinale. E l’inquilino di piazza Colonna non solo ne tesse le lodi ma rilancia: «Avrei visto molto bene Draghi come Presidente della commissione europea e avevo cominciato a lavorarci con alcuni colleghi europei ma lui mi disse che era stanco e voleva riposarsi un po’, credo che lo si tiri in ballo invano».

E sempre sull’ex governatore della Bce: «Draghi penso che quando si invoca lo si tiri per la giacchetta. Non lo vedo come un rivale. È una persona di valore, una eccellenza espressa dal paese nei ruoli che ha coperto». Il premier parla anche del capo dello Stato aprendo di fatto a un secondo mandato di Mattarella: «Se devo esprimere un’opinione personale, io credo che il Presidente Mattarella stia interpretando il suo ruolo in modo impeccabile, con grande equilibrio e saggezza. Man mano che vado avanti ne apprezzo sempre più le qualità, di persona solida. Se ci fossero le condizioni per accettare un secondo mandato… io lo vedrei benissimo».

Eppure l’appuntamento segnato in rosso è quello del pomeriggio al Forum The European House di Ambrosetti, da sempre considerato un club super esclusivo di imprenditori e top manager, riuniti ogni fine estate sul lago di Como per immaginare l’agenda per il mondo. Ed è qui nel contesto di villa d’Este che il presidente del Consiglio, abito di sartoria e cravatta d’ordinanza, sciorina l’agenda delle prossime settimane. Emergenza, Fisco, Agenda digitale, Recovery Fund sono solo alcuni dei titoli che il titolare di Palazzo Chigi mette sul tavolo del gotha della finanza e del mondo imprenditoriale. Fatta la premessa che non ci sarà più alcun lockdown, grazie anche alla “disciplina” degli italiani, la preoccupazione di Conte resta la tenuta sociale. Ecco perché «la vera sfida che ci attende è quella di affrontare i nodi strutturali che hanno impedito all’Italia di crescere».

Il contesto non è certo facile per il Belpaese. «Nessuno può dire oggi quando usciremo da questo quadro negativo economico». La road map dell’esecutivo è già messa nero su bianco: «Abbiamo già avviato una riflessione su una riforma organica degli ammortizzatori sociali. Abbiamo messo a fuoco i punti di forza e debolezza della situazione attuale e abbiamo aperto un dialogo con le parti sociali per giungere ad una riforma degli ammortizzatori sociali quanto più possibile condivisa». Certo è, sottolinea, che «sarebbe prematuro’ ritenere «conclusa la fase degli interventi necessari ad accompagnare la nostra economia a un ritorno alla normalità». Il Mezzogiorno è in cima alla lista delle priorità.

«Gli sgravi contributivi al Sud Italia non saranno una misura agostana ma strutturale, dobbiamo interloquire con l’Europa su un arco che, immagino, decennale». Il riferimento è ai nuovi incentivi per le imprese del Sud. Lo sgravio, aggiunge, dovrà essere ridotto man mano che nel corso degli anni il gap tra Centro, Nord e Sud si ridurrà. Un “team esperti” si occuperà di quella riforma del Fisco che, afferma, «manca da 40 anni». Il tutto senza perdere di vista il Recovery Fund che non servirà per abbassare le tasse: «Ci occorreranno queste risorse per realizzare tutti quei i progetti e quelle iniziative che nel loro complesso andranno a definire un disegno coerente, coordinato destinato a rimanere in eredità alle generazioni future».

Si tratta quindi di «sfida complessa quella che ci attende, ma che siamo in condizione di vincere». E infine lancia un motto: «Sobri nelle parole, operosi nei fatti».


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