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Beppe Grillo

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Non sappiamo se per poche ore o se l’effetto durerà più a lungo. Se domani si risveglieranno tutti sudati, come dopo un incubo. Ma le parole pronunciate ieri da Giuseppe Conte prima di traslocare da Palazzo Chigi hanno rianimato i 5Stelle, ormai prossimi all’implosione. E ingarbugliato – se possibile – ancora di più la crisi rendendone più complicata la soluzione. L’ex premier che dismette i panni del garante, del presidente del Consiglio in conto terzi e indossa quelli di futuro leader del Movimento è un coup de theatre degno di Zorro. Via gli abiti civili di avvocato del popolo, come si era sempre presentato, ecco Conte nella nuova vesta, pronto a sguainare la spada, costi quel che costi.

Il ritorno sulla scena del giurista di Volturara, al di là del tono conciliante, ha sottinteso i prossimi passi. E preceduto di poche ore le indiscrezioni fatte circolare che descrivevano un Beppe Grillo pronto a dettare condizioni irricevibili per digerire Draghi. Prima fra tutte un governo politico e non tecnico, quindi mantenimento del reddito di cittadinanza, super patrimoniale per i supericchi, acqua pubblica, blu economy, decreto dignità, conflitto di interessi, banca pubblica. Siamo insomma ai cavalli di battaglia, al guru prima maniera, a Casaleggio senior che telecomanda a distanza gli eletti.

LA PORTA PRINCIPALE

Così, chi si aspettava l’abdicazione, l’uscita da una porta secondaria, ha dovuto ricredersi. Conte è uscito dal portone principale di Palazzo Chigi e ha fatto allestire per l’occasione un tavolino che in un attimo si è riempito di microfoni. E ha parlato.

La retorica del Cincinnato che se ne torna a casa ma anche finalmente il soggetto che mancava al predicato verbale. Il nome, la spinta che serviva per rivitalizzare i 5Stelle. Giuseppi che non esclude affatto il ritorno. E tanto basta per compattare per qualche ora quei deputati e senatori che fino a pochi minuti prima stavano cercando un modo elegante per sostenere Draghi e non tradire i sacri principi.

Nell’assemblea del gruppo parlamentare, andata avanti fino a notte tarda c’era già stato un mezzo dietrofront di Vito Crimi, quella frase che più o meno diceva così: “Non guardiamo alle persone, ai Salvini o a Zingaretti, non lo faremo anche ora. Guardiano ai programma, se ci piace lo votiamo, è nel nostro Dna”. Come interpretare queste parole se non come un segnale di apertura all’ex presidente della Bce? L’ennesima rincorsa ai distinguo per giustificare tutto e il contrario di tutto. Le alleanze con la Lega e il ribaltone con i dem.

Dati dai sondaggi, in caduta libera, ora i 5Stelle vedono la possibilità di riproporsi in dissolvenza dentro l’immagine di Conte. Nelle parole di un big molto ascoltato, parole coperte come spesso con loro accade dall’anominato, si legge voglio di rivalsa. “Conte ha peccato per eccesso di popolarità? Hanno voluto farlo fuori ed eccoli servito”. E a chi obietta che in questo modo il Paese scivolerà nel baratro la risposta è: “Non l’abbiamo voluto noi…e comunque c’è sempre la Lega, se vorrà sostenere Draghi è libera di farlo…”.

Sull’onda di questo ritrovato entusiasmo tutto passa in secondo piano. Anche la concreta possibilità che il voto, in caso di elezioni si trasformi per la stragrande maggioranza di deputati e senatori uscenti un suicidio politico di massa. Peones, descamisados alla Di Battista, tutti per un giorno sullo stesso carro. Licheri, Lannutti, Taverna, un popolo allo sbando all’improvviso attratto da una forza centrifuga nel vuoto.

Saltano di conseguenza tutti i tatticismi. “Andiamo ad ascoltare”. Qualche voce in dissenso si è levata. Giulia Grillo, Fabio Astaldo, “incomprensibile negare l’altissimo profilo di Draghi”. Domani dall’ex banchiere che salvò l’Italia e l’Eurozona si potrebbe ripetere la stessa scena di cui furono già vittime Renzi e Bersani.

Ma quanto durerà questo ritorno alle origini? Quanto impiegheranno i grillini di oggi e di ieri a realizzare che in questo modo andranno tutti a casa dando via libera al centrodestra? Grillo ha chiesto agli eletti la difesa di tutti i provvedimenti portati a casa dal governo Conte, condizioni “irrinunciabili”. Il M5S si siederà al tavolo delle consultazioni ma solo per “rispetto istituzionale” e “gentilezza” nei confronti del presidente della Repubblica al quale va il massimo “rispetto”.

LE ACCUSE AL PD

E il Pd che difendeva Conte e vedeva nel M5S il suo alleato di oggi e di domani? “Non è stato in grado fermare Renzi perché nel Pd c’è molta Italia Viva e viceversa”, è l’accusa a lungo covata dentro. Quanto siano estesi i confini di questa rabbia e quanto durerà è difficile dal calcolare Ogni grillino è un mondo a sé, incapace a volte di assimilare anche se stesso.

Prova ne sia che sul registro dei cattivi è finito anche Luigi Di Maio “colpevole di volersi “ liberarsi di Giuseppe Conte”, l’ex premier che a furor di popolo sta per scippargli la leadership. Quel che resta della giornata è la carrellata di omaggi al premier uscente, “l’uomo che ha confermato ancora una volta l’alto senso delle istituzioni”. Il primo a scappellarsi non poteva non essere il suo ex assistente Stefano Bonafede. Colui che, mentre dinanzi a Salvini e Di Maio sfilava un cast di improbabili, propose un personaggio terzo, l’avvocato del popolo, reclutato per guidare la sventurata scialuppa Lega-5Stelle naufragata all’ombra del Papeete beach.

“Il percorso fatto con Conte non si interrompe con la fine dell’esperienza di governo – ha scandito sui social l’ex guardasigilli, nonché ex capo delegazione grillino – ora il M5S con lo stesso senso delle istituzioni parteciperà costruttivamente a testa alta, con coerenza, rispetto ai valori di sempre alle consultazioni del neo-incaricato presidente Draghi” Poco meno insomma di un incontro formale, tutto già deciso. Se sarà realtà o solo un incubo che farà sprofondare in un pozzo nero il Paese lo sapremo presto.


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