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Casaleggio, Conte e Grillo

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Il fondatore è il nuovo padre padrone del Movimento. Pubblica le fotine dei fuoriusciti mettendoli alla berlina e definendoli zombie. Una figurina sull’album come per i calciatori.  Tratta Giuseppe Conte alla stregua di un maggiordomo. Lo convoca, o sconvoca, gli nega il nome accanto al simbolo ma gli concede la mancia: il recupero in extremis di qualche veterano tanto per non farlo sentire completamente isolato. Una deroga ad personam tanto per riaffermare che in casa-Grillo le regole si fanno per aggirarle, sono uguali per tutti “salvo- eccezioni”.

Dalla linea dura sul tetto dei due mandati si passa così alla linea possibilista.   Frutto del pressing del Comitato di garanzia composto dal presidente della Camera Roberto Fico, dal questore del Senato  Laura Bottici e all’ex sindaca di Roma Virginia Raggi. L’ex comico cede su alcuni punti ma punta i piedi sulle “Parlamentarie”: entro oggi si conosceranno le regole.

Grillo potrebbe sui capilista lasciando al suo sottoposto Giuseppe Conte la possibilità di indicarli. In alcuni casi si potrebbe anche derogare al principio di territorialità. Un mantra grillino, la regola per cui ci si candida nella propria regione di residenza.  Norma mai messa in discussione prima di ora, voluta dal cofondatore Roberto Casaleggio, norma che se applicata avrebbe tagliato fuori gli ultimi  big.

VIA LIBERA PER DIBBA

Il via libera del garante genovese darebbe a Conte la possibilità di indicare  i nomi da mettere ai primi posti nei listini proporzionali. Di conseguenza le “Parlamentarie” si farebbero ma con il sistema misto. Proprio come chiede l’ex premier.

Nessuna deroga invece per il “disiscritto” Alessandro Di Battista: la regola dei 6 mesi di pre-iscrizione al Movimento non figura nel nuovo statuto ma nei regolamenti elettorali, dunque è bypassabile. Ma qui la questione è un’altra. E molto dipenderà dai rapporti tra “Giuseppi” e “Dibba”.  Con il primo che teme di finire in un secondo cono d’ombra. Servo di due padroni, come Arlecchino.

Non è un mistero che Giuseppe Conte avrebbe voluto inserire il suo nome nel logo, convinto che in questo modo avrebbe capitalizzato il consenso ricevuto nei mesi in cui da Palazzo Chigi gestì la prima ondata del Covid. Ma il tempo stringe.

Entro giovedì prossimo al massimo si dovrà chiudere la partita delle liste.  Consiglio nazionale e Comitato di garanzia spingono per imporre, come si diceva, capilista scelti dall’alto e il resto dei candidati approvati da una consultazione su SkyVote.

LASCIA IL M5S FEDERICA DIENI, VICEPRESIDENTE DEL COPASIR

Non bastassero i problemi, ecco anche le noie di carattere tecnico: vanno   eliminati dal database coloro che in queste settimane hanno lasciato il partito. L’ultima in ordine di apparizione è  Federica Dieni, deputata M5s e vicepresidente del Copasir.

«È da tempo che le decisioni che vengono prese dai vertici – ha spiegato la sua scelta la Dieni – non mi appartengono più. Erano ormai troppe le scelte non condivise a cui mi sono attenuta per mera disciplina di partito, ma che hanno determinato in me un profondo disagio interiore e uno scollamento rispetto ad un progetto in cui non posso riconoscermi. Chi ha seguito la mia azione politica – ha proseguito – sa che non ho mai nascosto il mio disaccordo riguardo a molti temi cruciali che hanno toccato questioni importanti in ambito nazionale e locale. Ho condotto le mie battaglie a viso aperto. Ho tentato, dall’interno del Movimento, di portare avanti un confronto costruttivo, ma ogni volta che ho intrapreso la via del dialogo ho trovato solo un muro». Conte non ha molti margini di trattativa. Grillo è legalmente proprietario del simbolo.

D’INCÀ E CRIPPA FONDANO AMBIENTE 2050 E VANNO CON IL PD

Un altro simbolo, di una nuova associazione politica denominata Ambiente 2050 verrà presentato oggi dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e l’ex capogruppo alla Camera Davide Crippa,  entrambi in rotta per la scelta di non dare la fiducia al governo Draghi.

Troveranno un posto nelle liste del Pd. «Che vadano liberi, in pace, a cercarsi una nuova collocazione ma non ci rompano le scatole – ha reagito, irritato e sempre più solo Conte – ma ci risparmino le lacrime di coccodrillo, le giustificazioni ipocrite, le prediche farisaiche”.


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