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Enrico Letta e Carlo Calenda

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Nessuno si aspettava che la trattativa sulle alleanze nel centrosinistra fosse un gioco da ragazzi. Capace di imporre diktat a destra e a manca. Ma quello che agli occhi di un testimone libero e fuori dagli schemi appariva ovvio, tale non è stato. Se il negoziato con Carlo Calenda è durato non più di 48 ore, con tanto di annuncio ufficiale, l’esito è ancora sconosciuto, comunque sarà difficile rispettare i tempi che Enrico Letta, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli si sono dati.

Nodo alleanze nel centrosinistra, Calenda: «Così non va»

Il nodo alleanze continua ad agitare il centrosinistra in vista del voto del 25 settembre. All’indomani del faccia faccia tra questi big, si è inserito Carlo Calenda che ha detto No a Sinistra italiana e Verdi. Particolarmente forti le parole di Calenda: «A queste condizioni non c’è posto per loro nella coalizione».

Ma a ben guardare la porta non è stata chiusa in faccia del tutto, forse ci sono dei margini che al volgo non vengono disvelati. A Dario Franceschini che ha cercato di fare da paciere Calenda ha detto: «Con noi il volemose bene non funziona». Ma Di Maio non ha avuto peli sulla lingua nel dire che «Calenda disgrega la coalizione». Di sicuro c’è un fatto. La tensione sulle alleanze è alle stelle, il centrosinistra sembra su una polveriera.

Mentre Matteo Salvini cita, in una rara occasione, di voler fare il premier: «Se la Lega avrà un voto in più, io sarò presidente del Consiglio». A Napoli non esiterebbero a definire il gesto come una sfida alla fortuna, ma al Sud sull’argomento ci si va con tutta la delicatezza possibile. Salvini sbarcato a Lampedusa, ha escluso che la maggioranza non sarà piena. Lui, Matteo, al massimo farà il coordinatore del tavolo dei ministri. Ha elencato il suo programma. «Noi proponiamo pace fiscale, flat tax con tetto alzato a 100mila euro anche per i dipendenti con famiglie con 2 redditi fino a 70 mila euro, stop alla Fornero e l’avvio verso quota 41. Non penso ci sarà bisogno di governare con Pd e 5stelle».

Ma se dovesse fare il premier, perché gliel’hanno chiesto, o per un qualsiasi altro motivo, darebbe particolare attenzione ai temi della sicurezza. Seguirebbe da Palazzo Chigi l’antimafia. Ma intende occuparsi di lavoro. Che vuol dire riforma delle pensioni, riforma fiscale e reintroduzione dei voucher per il lavoro a termine.

La sicurezza è importante, ma il lavoro è prioritario. «Quando torneremo al governo, l’immigrazione tornerà ad essere arginata. Il lavoro in Sicilia e Calabria si lega alle infrastrutture, così come il ponte sullo Stretto è nel programma del centrodestra e darebbe appunto lavoro».

Renzi a Berlusconi, “No grazie”

Durante una trasmissione di Rtl 102,5, Matteo Renzi si è rivolto a Silvio Berlusconi, dicendo «Per le elezioni? Caro Silvio, no grazie». Ed ha spiegato che «non partecipiamo al centrodestra, perché c’è chi ha sempre votato contro Mario Draghi. Siamo stati e saremo dalla parte di Draghi. Ho ascoltato Silvio Berlusconi. Lo ringrazio per avermi detto che sono intelligente, ho grande rispetto per lui. Anzi, lo dico, bisogna avere il coraggio di non attaccare gli avversari. Il Movimento 5stelle l’ha fatto troppo spesso in questi anni. Dico agli italiani, votateci. I seggi sono fondamentali se hai un’idea politica. Per i seggi basta il 3 per cento ossia un milione di voti. Me li cerco da soli, non vado dalle coalizioni. Non sono Di Maio che si fa eleggere sotto il simbolo del Pd. Letta ha proposto di aumentare le tasse, sembra che voglia far vincere la Meloni».

Ora chiarezza nel Pd secondo Osvaldo Napoli: «L’accordo trovato da Enrico Letta e Carlo Calenda non è stato realizzato contro o a danno di qualcuno. È stato costruito per realizzare i punti previsti nel programma di Mario Draghi, primo fra tutti il Pnrr e le riforme indispensabili per la sua attuazione. Azione, +Europa e Pd sono le forze che più di altre hanno sostenuto con convinzione l’esecutivo pugnalato alle spalle da M5S, Lega e Forza Italia. Il senso dell’accordo è quindi nella continuità del programma di governo in cui Pd e Azione si sono riconosciuti senza incertezze o sbavature. Si tratta ora di allargare questa intesa, per irrobustirne la capacità elettorale per sconfiggere una destra forte».


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