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Giorgia Meloni

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Il lavoro di ricucitura è già iniziato. Anche se la ministra degli esteri di Parigi, Catherine Colonna avverte che se l’Italia insiste «con questi atteggiamenti ci saranno conseguenze». La prima sede dove si potranno confrontare Italia e Francia sull’affaire migranti sarà quella di Bruxelles, dove lunedì si terrà il consiglio degli Affari esteri. Ed è lì che Antonio Tajani, che è anche uno dei leader del Ppe, parlerà per la prima volta con l’omologo francese, dopo lo scontro diplomatico sulla nave Ong Ocean Viking.

Il ministro azzurro utilizzerà l’ars del mediazione, smusserà gli angoli, ricorderà che l’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Europa, e che Italia e Francia non possono pensare di farsi la guerra. Soprattutto in un contesto come quello odierno, complicato dal punto di vista socio-economico. «Ognuno faccia la propria parte».

Gli stessi tasti saranno premuti dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che sempre a Bruxelles ripeterà che «per le Ong dobbiamo trovare una soluzione unitaria per rafforzare i meccanismi di gestione e solidarietà così scongiurando che tutto il peso dei crescenti flussi migratori via mare possa ricadere esclusivamente sui Paesi di primo ingresso».

In questo contesto, in cui i rapporti fra Francia e Italia hanno toccato il minimo storico, continuerà il lavorio di Sergio Mattarella, il garante della Repubblica italiana, che non a caso in occasione dei 30 anni dell’accordo di Maastricht ha sottolineato come senza una risposta comune della Ue non usciremo dall’emergenza migranti. Il che fa il paio con la presa di posizione del leader del Ppe, il tedesco Manfred Weber, che ha rimarcato un concetto venendo in soccorso del governo guidato da Giorgia Meloni: «L’Italia non può essere lasciato».

Insomma, qualcosa si muove e muoverà in ambito europeo. Ed è il motivo per cui Giorgia Meloni ha cominciato ad abbassare i toni. E anche il vicepremier Salvini ieri ha utilizzato parole che lasciano prefigurare che una ricucitura sia ancora possibile: «Come si esce dalla tensione con la Francia? Con il buonsenso». Salvo poi aggiungere: «Visto che tutti si riempiono la bocca della parola solidarietà europea, vediamo di applicarla. Ormai l’hanno detto anche il Papa e Mattarella, l’Europa batta un colpo».

Al fianco dell’Italia ci sono anche Malta, Cipro e Grecia. I quattro paesi del Mediterraneo scrivono una nota comune in cui ricordano di trovarsi «a sostenere l’onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’Ue» e dunque invocano «con forza la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di migrazione e di asilo, realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri».

Una nota che significa una sola cosa: l’Italia non sembra essere più sola nella richiesta all’Europa di farsi carico dei migranti e soprattutto di regolamentare l’attività delle Ong. Tutto questo aiuterà la distensione dei rapporti tra Francia e Italia? Non è dato sapere. Di sicuro, renderà meno isolato il governo di Giorgia Meloni. Un esecutivo, quello di Fratelli d’Italia, che nel frattempo incassa un apprezzamento da parte di Carlo Bonomi. Il presidente di Confindustria sostiene di aver visto «dei provvedimenti positivi».

In particolare, Bonomi si riferisce alle risorse stanziate per contenere il caro bollette, «all’intenzione di tenere la barra dritta sulla finanza pubblica». Tuttavia, secondo Bonomi, «sta mancando un intervento strutturale sul lavoro». E tagliare le tasse si può fare: «Basta indirizzare su questo intervento il 4-5% della spesa pubblica, corrispondenti a 50-60 miliardi».


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