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Palazzo Chigi

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Se l’obiettivo di Mario Draghi è stato ridurre il più possibile il moloch dei decreti attuativi ancora da adottare ereditati dai suoi predecessori – ben 679 tutti da scrivere sui 1.135 provvedimenti relativi solo alle disposizioni legislative della XVIII Legislatura al momento del suo insediamento, più i 309 rimasti in bianco della XVII – l’impegno di Giorgia Meloni è quello di limitare all’indispensabile il rinvio al secondo tempo delle legge – quello appunto dei decreti attuativi cui è affidata la definizione dei dettagli operativi delle misure previste dalle leggi -. Un impegno che in verità anche l’esecutivo dell’ex presidente della Bce aveva messo nero su bianco nel piano operativo adottato per ridurre lo stock “storico”.

Alla data del suo insediamento, secondo i numeri messi agli atti nella prima Relazione sul monitoraggio dei provvedimenti attuativi, nel pacchetto delle consegne la premier Meloni ne ha trovati 419: 375 sono il lascito complessivo dei governi che si sono avvicendati nella XVIII legislatura, 44 della XVII. Il pacchetto intanto si è assottigliato e ora alla voce “da adottare” sul sito dell’Ufficio per il programma di governo (Upg) ce ne sono 347: 21 e 69 relativi ai due governi Conte, 257 a quello guidato da Draghi. Nella “pagella” dei ministeri, il numero maggiore delle pendenze fanno capo al ministero dell’Ambiente e sicurezza energetica (58), seguito da quello della Salute (57) e delle Infrastrutture e dei trasporti (37).

Quanto al governo in carica, in poco più di due mesi – fino alla data del 10 gennaio – ha messo in campo 38 provvedimenti legislativi, di cui 14 (il 37%) decreti-legge, 17 (il 45%) decreti legislativi e 7 (il 18%) disegni di legge. Un numero consistente in un tempo breve, figlio della crisi innescata dall’invasione russa dell’Ucraina – tra la necessità di contenere gli aumenti dei prezzi dell’energia dovuti alla guerra parallela sul gas dichiarata da Putin e di contrastare le ricadute economiche sulle famiglie e le imprese e fronteggiare l’emergenza umanitaria con l’accoglienza dei profughi – cui si aggiunge “l’ordinaria amministrazione” legata all’attuazione del Pnrr e alla gestione della pandemia che non molla la presa.

Il tutto ha prodotto 135 decreti attuativi – riconducibili, in particolare, a 10 dei 16 provvedimenti legislativi di iniziativa del governo in carica pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale (6 sono “autoapplicativi”) – su cui “pesano” principalmente i 116 richiesti dalla legge di Bilancio licenziata a fine anno.

Tra i 9 restanti, il decreto “Aiuti-quater” (convertito in legge giovedì scorso)  prevede l’adozione di 9 provvedimenti, il decreto-legge n. 179/2022, che introduce misure sul costo dei carburanti e di sostegno a enti territoriali e alla Regione Marche, rimanda a 3 provvedimenti attuativi, gli altri rinviano ciascuno a un provvedimento.

Nella relazione dell’Upg si sottolinea l’impegno del governo nel limitare il ricorso a provvedimenti attuativi, aspetto molto rilevante in quanto consente di rendere efficaci in tempi brevi e senza ulteriori passaggi le norme introdotte. Uno sforzo che ha riguardato anche la manovra 2023, anche questo sottolineato nel documento in cui si mettono a confronto i numeri delle leggi di secondo livello previste dalle finanziarie dei governi delle due precedenti legislature: da un minimo di 77 per la legge di Bilancio per il 2013 al picco di 153 di quella per il 2022 firmata Draghi, per una media di 120. Oltre ad ingolfare la macchina amministrativa statale, i decreti tengono in stand by misure e risorse.

L’ultimo monitoraggio di Openopolis (14 dicembre 2022), ad esempio, stimava poco meno di mezzo miliardo (419,8 milioni) le risorse stanziate dalla manovra 2022 e non ancora erogate: vi rientrano i circa 150 milioni di euro  destinate alle imprese del turismo e dello spettacolo particolarmente colpite dalle restrizioni anti Covid, altri 150 milioni inoltre sarebbero dovuti servire come incentivo al prepensionamento dei dipendenti all’interno di piccole e medie imprese in crisi. La relazione sul Monitoraggio dei provvedimenti attuativi fa poi il punto sugli stanziamenti previsti dai provvedimenti legislativi adottati dal governo Meloni, finanziaria 2023 esclusa, per cui si rimanda al prossimo report: sono oltre 20 (20.555.138.297) i miliardi impegnati nel triennio 2022-2024 da dieci decreti legge. La maggior parte degli stanziamenti sono relativi al decreto Aiuti Quater: quasi 17 miliardi (16.939.525.473) legati per il 99,95% a misure autoapplicative, solo 8,6 milioni “aspettano” la pubblicazione di 2 decreti attivi.

Intanto tra le misure della finanziaria 2023 la cui operatività è vincolata ai decreti attuativi troviamo il reddito alimentare, la novità inserita durante l’iter parlamentare per sostenere cittadini e cittadine che si trovano in condizioni di povertà assoluta. Devono essere messe nero su bianco le istruzioni per l’accesso alle due nuove carte cultura: una per i diciottenni che appartengono a un nucleo familiare con un Isee fino a 35.000 euro e un’altra per i ragazzi e le ragazze che ottengono il massimo dei voti alla maturità. E anche quelle per la ripartizione del fondo per l’attuazione della Strategia nazionale di cybersicurezza e del Fondo per la cybersicurezza nazionale. Sono da definire i criteri di accesso alle erogazioni del fondo istituito per mitigare l’aumento del costo dei materiali per le opere pubbliche,  i termini e le modalità di ripartizione dei contributi in favore degli enti territoriali per fronteggiare la maggiore spesa per energia e gas, la regolamentazione relativa alle criptovalute.

Quanto al reddito di cittadinanza, tema che ha infiammato il dibattito politico, sono da dettagliare le modalità di erogazione della componente del sussidio per l’integrazione del reddito dei nuclei familiari che vivono in affitto, per il pagamento parziale o totale dell’ammontare del canone annuo di locazione.


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