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Fine anno, tempi di bilanci non solo nei bar in cui scambiamo gli auguri ma anche, e soprattutto, del 53° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese e del Rapporto SVIMEZ.

I dati sono allarmanti ma non suonano poi come una novità: il Mezzogiorno è lontano dal Centro-Nord dal punto di vista occupazionale ed è entrato in recessione, mentre cresce sempre di più la fuga verso il Nord oppure l’estero. L’Italia appare spaccata in due blocchi, con un Nord più produttivo e un Sud assistito, ma soprattutto è sempre più lontana dall’Europa.

Il Sud paga il conto – salatissimo – della perdita demografica, dell’impoverimento del capitale umano, delle infrastrutture incompiute, della mancanza di riforme strutturali.

Rilanciare il Mezzogiorno significa rilanciare l’Italia intera, ma è necessario seguire alcune direttrici fondamentali: occupazione, ambiente, investimenti mirati, infrastrutture, turismo e legalità.

Al Sud nel primo semestre del 2019 l’occupazione ha registrato un dato negativo pari a -27mila unità, contrapposto a +137mila unità al Centro-Nord, e il reddito di cittadinanza ha avuto un impatto nullo: questa misura assistenziale non richiama persone in cerca di lavoro, bensì le allontana dal mercato. Occorre ridefinire al più presto le politiche di welfare e puntare sull’occupazione femminile, che nelle regioni del Meridione registra alcuni tra i dati più bassi di tutta Europa per via del corto circuito causato dalla difficoltà a conciliare i tempi lavoro-famiglia, dell’assenza di servizi e dei redditi spesso insufficienti.

In un contesto così complesso, un’importante opportunità di crescita è rappresentata dalla bioeconomia di cui il Sud è protagonista indiscusso (valutabile per i 50 e i 60n miliardi di euro, avrebbe un peso pari al 15-18% di quella nazionale). Nata come risposta alle sfide ambientali, sociali ed economiche, riguarda l’uso ottimale di risorse biologiche rinnovabili e l’evoluzione verso sistemi di produzione e trasformazione sostenibili. Apripista sono già la Campania, prima regione del Sud e settima in Italia per numero assoluto di imprese che hanno investito in tecnologie green, e la Puglia, leader incontrastata nella produzione di energia eolica e fotovoltaica. Anche l’agrobiodiversità rappresenta un’inestimabile fonte di ricchezza, costituita non solo dai prodotti e dal paesaggio, ma anche dai saperi professionali che contribuiscono ad arginare i fenomeni di esodo e urbanizzazione. L’agricoltura contribuisce inoltre a processi di coesione geopolitica, inclusione socio-economica e modernizzazione delle PMI.

Un Mezzogiorno identitario e attrattivo passa per un’attenta ridefinizione delle governance di sistema imperniate su tre elementi: 1) un centro decisionale unico con delega allo sviluppo per la macro-area Sud; 2) un organismo di coordinamento tra le Istituzioni e le Regioni in grado di definire linee guida, individuare criticità e garantire fluidità nei processi decisionali; 3) una migliore allocazione di risorse nazionali ed europee.
Gli interventi devono essere mirati a bloccare il processo di de-industrializzazione, promuovere un ecosistema dell’innovazione, migliorare la qualità della vita e l’offerta formativa, internazionalizzare e digitalizzare i marchi aziendali e territoriali, attivare reti di relazioni dirette tra imprese e università, favorire la nascita di start-up e soprattutto a educare all’imprenditorialità.

La rinascita del Sud deve passare anche dall’ottimizzazione della dotazione infrastrutturale e info-strutturale, attraverso l’ammodernamento della rete esistente, l’attrazione di capitali PPP per il finanziamento e la trasformazione del Meridione nella piattaforma più importante per i trasporti e la logistica del Mediterraneo, sia per i flussi merci che per il traffico passeggeri.

Per quanto riguarda il turismo, i visitatori sono cresciuti del 15% e Pompei è al 5° posto della classifica dei siti più visitati. In un Mezzogiorno che vanta ben 14 siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO, è necessario investire per preservare le bellezze storiche, culturali e paesaggistiche, incrementando la competitività dei sistemi turistici locali e promuovendo l’uso di nuove tecnologie sia nell’offerta di informazioni e servizi per il turismo che nella costruzione di itinerari personalizzati.
Infine, non si può immaginare un rilancio territoriale senza una base di legalità e giustizia.

In attesa del Piano Sud, che il Governo varerà all’inizio del 2020, occorre rimboccarsi le maniche: un rilancio è possibile solo con il contributo delle risorse e delle intelligenze del Sud stesso.


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