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LA TIKTOKMANIA contagia anche Carlo Calenda, sbarcato sul social più apprezzato dai giovani una manciata di giorni fa. L’obiettivo è il solito: intercettare il voto delle nuove generazioni attraverso video diretti, informali, una comunicazione quanto mai orizzontale, sia pur lontana dal metro stilistico (e dallo stesso spirito) della piattaforma cinese. Il leader di Azione sembra, però, appartenere a quella categoria di politici che cercano di relazionarsi con i ragazzi senza rinnegare la propria condizione di boomer, sapendo anche giocarci sopra. Potremo, insomma, vedere Calenda rivolgersi al pubblico di TikTok con abiti casual o con video costruiti per sembrare improvvisati, ma difficilmente tracimerà nel ridicolo scegliendo una base trap per le sue clip. E, infatti, lo ha messo subito in chiaro nel suo primo post: «Non solo ballare, sembro un orso ubriaco – ha esordito – Non posso dare consiglio di make-up perché ho la pancia e sono brutto». Risultato sinora ottenuto: quasi 10mila follower.

Ma torniamo alla pancia, anzi alla pancetta. Ha fatto discutere il tweet di Enrico Letta che ha ripreso una parodia della campagna comunicativa in rosso e nero del Pd realizzata da “Pasta & Rivoluzione”. Per chi non lo sapesse, gli spot elettorali dem mostrano, per ciascun argomento, sul campo nero le proposte del centrodestra (con accezione chiaramente negativa) e su sfondo rosso quelle del centrosinistra, accompagnate dal motto “scegli”. “Pasta & Rivoluzione” lo ha riproposto in salsa mangereccia, invitando a decidere tra pancetta (in nero) e guanciale (in rosso) come condimento. Letta, che ha retwittato il post satirico, non ci ha pensato su due volte: «Guanciale tutta la vita» ha scritto con tanto di faccina sorridente.

Trovata carina ma non completamente promossa dalla rete. A parte le risposte di alcuni avversari (da Calenda a Salvini) ci sono state le critiche degli utenti, che hanno invitato l’ex premier a essere più serio. Non sono, tuttavia, mancati gli apprezzamenti per il tentativo. Ciò dimostra che i social sono materiale da maneggiare sempre con cura. Ne sa qualcosa Matteo Salvini, presente su tutte le piattaforme (TikTok compreso) per il quale, spesso, il web è stato un’arma a doppio taglio. La festa del Papeete e il discutibile episodio (nel 2020) delle ciliegie smangiucchiate dal leader della Lega mentre il governatore del Veneto, Luca Zaia, parlava del giallo sulla morte di alcuni neonati in ospedali regionali sono bombe deflagrate proprio attraverso i social. D’altro canto, i metodi comunicativi diretti di Salvini, lo sfoggio di aspetti intimi della sua vita “da italiano medio” e la scelta di temi immediatamente comprensibili per gli utenti (come l’immigrazione) continuano a suscitare l’interesse dei suoi seguaci. La scelta dello slogan “Credo” è sicuramente efficacie, anche se i suoi connotati vagamente confessionali non sono stati esenti da critiche.

Curiosità: “Credo” è anche una canzone di Giorgia, cantante che ha recentemente attaccato su Instagram Giorgia Meloni. Un caso o un velato attacco all’alleata in ottica premiership? La prima, sicuramente.

Ma il tema ne introduce un altro: il ruolo svolto, in questa campagna elettorale, dagli influencer. Oltre che da Giorgia, la leader di Fdi è stata ferocemente criticata (sempre su Instagram) anche da un’altra cantante: l’ex giudice di X-Factor Levante. Tra le accuse mosse anche quella di aver definito «devianze i disturbi alimentari che affliggono migliaia di giovani e non». Un’uscita, quella di Meloni, che ha provocato un’autentica bufera. La risposta, a tutti, non si è fatta attendere. Meloni ha, infatti, pubblicato una sua foto da ragazza insieme alla madre che, da anni, soffre di obesità per un problema legato al metabolismo. Lei stessa, ha raccontato, si è dovuta confrontare con la bilancia per tutta la gioventù, facendo sport. Buono il riscontro con migliaia di commenti di sostegno, intervallati da qualche post polemico.

Meno fantasioso Silvio Berlusconi che con le sue “pillole” pubblicate su Fb continua a replicare lo schema della discesa in campo del 1993 con tanto di libreria alle spalle. A volte si concede qualche giocata fuori dalle righe come quando, parlando di sicurezza, ha finto una gaffe invitando a votare il partito comunista, per poi aggiungere «ops, ho sbagliato, votate Forza Italia».

E poi c’è Conte che, su più piattaforme (TikTok compreso) continua con il format “Occhio ragazzi” in cui si rivolge direttamente ai giovani analizzando le proposte del centrodestra che li riguardano, dall’algoritmo chiamato a selezionare le proposte di lavoro alla possibile reintroduzione della leva militare obbligatoria. Un altro modo per cercare di trovare nelle nuove generazioni un prezioso bacino elettorale. Se la strategia avrà funzionato saranno solo le urne a dirlo.


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