X
<
>

La Gazzetta Ufficiale

Condividi:
5 minuti per la lettura

Per affrontare la crisi del Coronavirus e far fronte all’emergenza il governo ha emesso 13 decreti-legge. Tutti urgentissimi. Peccato che, una volta approvati, prevedano ben 165 decreti attuativi. E di questi ne siano stati adottati finora solo 31, pari al 19%. Una corsa contro il tempo per salvare posti di lavoro e imprese si è trasformata in una allegra passeggiata tra papaveri e siepi di biancospino.

Forse è proprio vero quello che si dice sul tempo, che per rallentarlo bisogna fare tantissime cose. Altrimenti non si spiega come sia stato possibile prevedere così tanti passaggi per misure che avrebbero dovuto entrare in vigore il giorno prima di essere scritte. Si è scelta invece una strada lunghissima disseminata di insidie. Coinvolge ben 17 (leggasi diciassette ministeri) attraverso fase 1/fase2/fase 3.

IL VERO NEMICO

In teoria, i provvedimenti quando furono pensati, avrebbe dovuto viaggiare alla velocità del contagio per contrare l’altro virus, quello economico, che erodeva risorse e cancellava posti di lavoro Non è andata così.

Il virus per fortuna ha rallentato, ma non è detto che in un’eventuale e poco auspicabile seconda ondata aspetti i tempi dei decreti attuativi. L’ultimo ostacolo, l’asticella più alta. L’iter previsto perché un provvedimento già approvato alla Camera e in Senato venga implementato, riempito di contenuti.
Nell’attuazione c’è la sostanza, la sostenibilità economica e sociale, il resto è fuffa. Tra il momento in cui viene varato il decreto-legge e la fase attuativa si espande invece una zona grigia, un lasso di tempo interminabile in cui può accadere tutto e il contrario di tutto. Anche perché il lavoro del Parlamento finisce nelle mani dei ministeri e deve affrontare il vero nemico: la burocrazia difensiva dei funzionari, il rimpallo delle agenzie pubbliche.

TUTTO BLOCCATO

Se il meccanismo si inceppa si resta tutti in una bolla sospesa. C’è chi vorrebbe ristrutturare l’immobile usufruendo dell’ecobonus del 110%, un passaggio particolarmente atteso che per mettersi in moto prevede ben 3 decreti attuativi da adottarsi entro oggi. Chi intende acquistare una bicicletta o il monopattino ma non sa ancora se e in che modo avrà diritto a uno sconto fiscale. Gli imprenditori vorrebbero inoltre sapere quali saranno i sostegni a favore delle filiere. Altri in che modo potranno recuperare come credito di imposta le spese sostenute per sanificare le aziende. Insomma, nella sala d’attesa c’è un mondo. E tutti dovranno aspettare. Anche se il provvedimento c’è. Però manca il decreto attuativo, e dunque per ora è come se non ci fosse.

LIQUIDITÀ ZERO

Vale per il decreto liquidità, vale per il decreto Rilancio e per il Cura Italia. Dentro ci sono questione nevralgiche, è in gioco la sopravvivenza di piccole e grandi imprese.

Le due Aule in questi giorni sono impegnate nella conversione in legge e la maggioranza spessa è costretta a mettere la fiducia. Ma, una volta approvato il provvedimento, il voto dei parlamentari non ha concluso il percorso. C’è il cosiddetto “secondo tempo” e non è detto che non ci saranno i supplementari.

PARLAMENTO SOSPESO

Open Polis s’è presa la briga di verificare punto per punto l’attuazione dei 13 decreti Codiv-19 per monitorare i tempi di quello che la fondazione ha definito «il Parlamento sospeso». I dati sono quelli messi a disposizione dal Comitato per la legislazione di Montecitorio e dell’ufficio per il programma di governo della Presidenza del Consiglio. L’elaborazione ha esaminato i dati fino al 27 maggio, ultimo riferimento disponibile.

Se qualcuno pensa, dunque, che questi decreti attuativi siano poco più di una formalità si sbaglia. «Hanno una ricaduta economica e politica non indifferente», dice Open Polis, come del resto è del tutto evidente. Prendiamo ad esempio il Decreto Rilancio e il Cura Italia, «messi insieme – si fa osservare – prevedono uno scostamento di bilancio di circa 80 miliardi di euro. Per il primo sono stati adottati finora solo 9 dei 103 decreti attuativi previsti. Per il secondo 16 su 36, meno della metà, dunque. Complessivamente resta da adottare l’81% dei decreti attuativi».

IL TESORO DOVRÀ ADOTTARNE 36

Il ministero che dovrà rimboccarsi le maniche, e che anzi forse lo avrebbe dovuto già fare, è quello dell’Economia, guidato dal ministro Roberto Gualtieri. Cadono sotto le sue competenze ben 36 decreti attuativi, di questi 23 si riferiscono al decreto Rilancio, 7 al Cura Italia e 6 al decreto liquidità. Si noti che per il decreto-legge liquidità n°18 e 23 del 2020, le misure a sostegno delle famiglie, delle aziende e delle imprese colpite dal Covid-19, il quadro normativo è ancora al di là da venire: nessuno dei 12 piani di attuazione è stato ancora adottato.

In questa classifica delle cose più urgenti da fare seguono a pari merito il ministero della Pubblica istruzione, guidato dalla Azzolina, e il ministero dello Sviluppo economico di Patuanelli: 13 decreti attuativi ognuno per decidere in che modo i nostri studenti rientreranno a scuola, come si farà lezione, se ci sarà ancora la didattica a distanza, quanti e quali prof, verranno assunti, etc., etc. Mica questioni da poco, insomma. Idem per lo Sviluppo. Il ministero del Lavoro dovrà dar corso a 12 decreti attuativi, uno più decisivo dell’altro per la tenuta del Paese.

STUDI EPIDEMIOLOGICI NELLA FASE ZERO

Non ci sono scorciatoie. È come se Churchill, nel suo discorso più celebre, quello sull’ora più buia della notte, che viene molto spesso evocato in questi giorni paragonati a quelli della seconda guerra mondiale, avesse concluso dicendo:«Ce la faremo… e per mettere in atto le mie promesse ci saranno 165 decreti attuativi».

Ma c’è molto poco da scherzare. In alcuni casi la lentezza delle procedure, non solo stride con l’urgenza, ma rischia di diventare anche una minaccia per la salute. Il decreto attuativo sugli Studi epidemiologici, ad esempio, è ancora nella sua fase zero. Non se n’è neanche parlato.

Il rischio, in molti casi, è che il decreto finisca nell’ ingorgo e decada per poi essere accorpato in un altro. In questa legislatura è successo cinque volte. Con la fatturazione elettronica dei benzinai; la giustizia sportiva; l’ordine forense; la disciplina degli Ncc, i noleggi con conducente e il golden power. La condizione per recuperarli dal cestino è che il contenuto sia omogeneo con il titolo del decreto. Il fritto misto.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE