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La sede del Parlamento europeo

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Il recupero dei ritardi strutturali dell’Italia è una delle sfide che le sei missioni affidate al Recovery Plan dovranno affrontare per portare l’Italia fuori dalla crisi epocale generata dal Covid 19. Sono «grandi temi per fare un Paese più equo dove le disparità tra Nord e Sud e tra generi saranno affrontati». Nelle parole del ministro per gli Affari Regionali, Vincenzo Amendola, e nelle linee guida del piano approvate ieri dal Ciae, la conferma che, come anticipato dal nostro giornale, l’equità sociale e territoriale – assieme con l’indicazione dei Livelli essenziali di prestazione (Lep) – saranno al centro di tutte le sfide che devono affrontare i ritardi del Paese, anche nel rispetto delle precise indicazioni dell’Europa che impongono il perseguimento del riequilibrio territoriale e il rilancio dell’occupazione femminile cui, tra le altre cose, è condizionata anche l’erogazione dei fondi.

Le linee guida – che, come ha anticipato il ministro, impegnano «191,4 miliardi di euro e potrebbero arrivare a 209» – saranno ora sottoposte alle Camere per, poi, passare al vaglio della Commissione europea entro il 15 ottobre, la data che il governo aveva fissato per presentare il Piano nella sua versione definitiva. «Ci eravamo premuniti per consegnarlo a metà ottobre, bello completo – ha spiegato il premier Giuseppe Conte – Invece, pure avendo lavorato alacremente questa estate, sono arrivati i tempi dalla Commissione. Si dilatano. Ci viene chiesto da Bruxelles di consegnare non la versione completa, ma le linee guida». «Il piano completo va consegnato da gennaio 2021 e noi confidiamo di presentarlo subito alla prima data utile di gennaio», ha quindi detto il presidente del Consiglio. «Saremo inflessibili – ha affermato poi – non un euro dovrà essere sprecato. Non ce lo possiamo permettere».

Nelle linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è riportato anche il richiamo alla definizione dei Lep che, ha sottolineato il vicepresidente della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale e componente della commissione Bilancio del Senato, Vincenzo Presutto, «è uno dei criteri di valutazione positiva dei progetti di investimento che l’Italia avanzerà per ottenere le risorse del Recovery fund» ed «è un’operazione imprescindibile per garantire servizi essenziali uniformi su tutto il territorio nazionale e cominciare ad accorciare le distanze tra Nord e Sud del Paese». Per Presutto, «il riferimento alla definizione dei Lep è tanto più importante se si considera che, come certificato da autorevoli osservatori pubblici e privati, la sconsiderata applicazione negli anni del criterio della spesa storica, per il finanziamento dei servizi, ha portato a una sottrazione annuale di risorse al Sud ormai pari a 64 miliardi di euro l’anno: si tratta di un dato di fatto, che certo non può essere smentito da fantasiose ricostruzioni di commentatori che alimentano ancora la narrazione di un Sud spendaccione senza considerare la spesa pubblica allargata e i conti pubblici territoriali», ha detto, parlando di «letture a dir poco distorte, dietro alle quali c’è solo la voglia di partecipare alla caccia grossa del Recovery fund».

MISSIONI E OBIETTIVI

Equità e inclusione sociale e territoriale; digitalizzazione; competitività del sistema produttivo; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione e ricerca; transizione verde: sono le sei le missioni affidate al piano «per un’Italia più digitale, verde, competitiva e giusta». «Non sprechiamo un’occasione storica di rilancio del nostro Paese», ha assicurato il ministro Amendola. “La missione” è quella di centrare i nove obiettivi macro economici di lungo termine elencati dal Governo nelle linee guida per la definizione del Piano: vi compaiono il raddoppio del tasso di crescita dell’economia italiana (0,8% nell’ultimo decennio), portandolo quantomeno in linea con la media Ue dell’1,6%; l’aumento del tasso di occupazione di 10 punti percentuali per arrivare all’attuale media europea (73,2% contro il 63,0% dell’Italia); l’innalzamento degli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale; la riduzione dei divari territoriali di Pil, reddito e benessere; la promozione della ripresa del tasso di fertilità e della crescita demografica. E, ancora, la riduzione dell’abbandono scolastico e dell’inattività dei giovani; il miglioramento della preparazione degli studenti e la quota di diplomati e laureati; il rafforzamento della sicurezza e della resilienza del Paese di fronte a calamità naturali, cambiamenti climatici e crisi epidemiche; la sostenibilità e la resilienza della finanza pubblica”.


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