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La cultura può e dovrebbe essere un motore di sviluppo tale da fare da traino per i territori ma anche per le attività economiche

“Con la cultura non si mangia”, fu una espressione un po’ infelice pronunciata vari anni fa dal ministro dell’Economia di allora Giulio Tremonti. Ma al di là delle battute in realtà è evidente invece che la cultura può essere un veicolo molto interessante per promuovere i territori e le loro attività economiche. Così come accade con lo sport, i grandi eventi internazionali, come Davos o Sharm El Sheik o gli incontri come G7 o G 8 o le Expo, anche essere capitale della cultura italiana o europea può rappresentare un passaggio importante per una area.

Per due motivi : il primo è che si costringe un territorio a produrre un progetto identitario che, aldilà del successo dell’iniziativa, produce come risultato di mettere insieme gli attori locali per una visione condivisa; il secondo, nel caso di vittoria, per l’effetto visibilità, comunicazione ed affermazione nel Paese, oltre che per la disponibilità di risorse collegate all’evento. “Obiettivo della manifestazione è quello di promuovere progetti e attività di valorizzazione del patrimonio culturale italiano, sia materiale che immateriale, attraverso una forma di confronto e di competizione tra le diverse realtà territoriali, incentivando così la crescita del turismo e dei relativi investimenti” Così recita la normativa relativa.

Per questo è necessario che le assegnazioni possano avvenire seguendo un canovaccio prestabilito ed indipendente dai giudizi, dalle simpatie, dalle appartenenze politiche di una Commissione giudicatrice. Bisogna però prima mettersi d’accordo su quali sono gli obiettivi che l’individuazione si prefigge. Alcuni potrebbero pensare che sia quello di valorizzare adeguatamente i beni culturali di una realtà e certamente è vero.

Ma di località che abbiano tali caratteristiche in Italia ve ne sono migliaia, considerato che grazie a congiunture storiche e culturali non vi é un altro Paese al mondo che abbia una ricchezza simile alla nostra.

L’individuazione di Procida ci fa capire quante località possano ambire al titolo. Ma forse bisognerebbe costruire un algoritmo che tenga presente altri fattori. Per esempio é corretto che possa essere determinante più che il progetto, sul quale si potrebbe avere l’aiuto del Governo centrale nel caso di amministrazioni deboli, il tasso di occupazione della realtà o il reddito pro capite? Nel senso che le realtà più emarginate possano essere avvantaggiate?

Ed è pensabile che vi possa essere una previsione di calcolo dell’indotto possibile nella realtà prescelta? Località troppo piccole potrebbero non usufruire dei vantaggi di una tale designazione. O località già molto note potrebbero non averne bisogno. Sarebbe per esempio opportuno designare come capitale della cultura Venezia, Roma o Firenze? Certamente no. Tali città hanno esigenze opposte, tipo il numero chiuso. Per questo forse é necessario un controllo all’entrata che elimini alcune candidature inadatte, troppo grandi o troppo piccole.

Ed una città come Bergamo, dalla quale dobbiamo passare tutti visto che é l’Hub di Ryanair, che vantaggi in termini di movimento aggiuntivo potrà averne? Probabilmente se si adoperassero parametri economici, come ha fatto L’Europa con le risorse assegnate con il PNRR, le aree più avvantaggiate sarebbero tutte nel Sud.

Ma se lo ha fatto l’Europa per assegnare fondi così importanti non é corretto che lo faccia anche il nostro Paese. O la centralità del Sud è solo una grida che si ripete tante più volte ma che non porta ad un atteggiamento conseguente?
Il Sud , comprese Sicilia e Sardegna, con le sole 80 milioni di presenze registra un fallimento rispetto agli obiettivi raggiungibili nel settore turistico.

Considerato che sono le presenze che ha il Veneto da solo. E quale é il senso di individuare la Lombardia, con le sue due città simbolo, Bergamo e Brescia, come sede della capitale della cultura, realtà che hanno un reddito pro capite di oltre 30 mila euro l’anno doppio di quello di qualunque città meridionale, Bergamo in particolare 14 esima nella qualità della vita su 107 province o Brescia 21 esima.

Poi Fondazione Cariplo ha messo a disposizione 2,1 milioni di euro a cui si sono aggiunte le risorse territoriali che le fondazioni di comunità locale ogni anno ricevono dall’ente milanese. Con le risorse delle due fondazioni locali – Fondazione della Comunità Bergamasca e della Comunità Bresciana equamente suddivise, la disponibilità complessiva per l’iniziativa avviata è di 3,5 mln di euro. Come si suol dire piove sul bagnato ma ne hanno bisogno?

Ma vediamo la storia dell’iniziativa: la prima prescelta fu Mantova, a cui seguirono Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018 e Parma nel 2020, titolo prorogato anche nel 2021 a causa dell’emergenza pandemica. L’edizione del 2022 è andata a Procida, nel 2023 sarà il turno di Bergamo e Brescia, mentre nel 2024 andrà a Pesaro.

Adesso si deciderà la capitale della cultura 2025. L’elenco é lungo: Agrigento,Aosta Assisi, Asti, Bagnoregio (Viterbo), Città Metropolitana di Reggio Calabria, Enna, Monte Sant’Angelo (Foggia), Orvieto (Terni),Otranto (Lecce),Peccioli (Pisa),Pescina (L’Aquila),Roccasecca (Frosinone);Spoleto (Perugia),Sulmona (L’Aquila).

Forse vi sono candidate che potrebbero partecipare meglio al borgo dei borghi, ma come é successo con Procida si é capìto che potrebbero avere possibilità di successo perché viene scelto il miglior progetto, che potrebbe essere anche quello che ha un minore impatto economico. Che determina però uno spreco per il Paese.

Palermo è stata capitale della cultura nel 2018 e tale evento ha rilanciato la città oggi piena di Beb, nella quale c’è un aeroporto che la rende facilmente raggiungibile, con una ricchezza culturale artistica senza pari, ma su questo molte città italiane possono competere. Non sappiamo che indotto ha portato a Procida, anche se in quel caso Napoli vicina ne avrà usufruito in modo determinante.

Ma forse qualcosa andrebbe cambiato per utilizzare al meglio lo strumento. Ed in particolare utilizzare anche questo strumento per diminuire i divari, perché non è un optional del Governo, ma un suo preciso dovere. Perché è inutile strombazzare ai quattro venti che si vuole unificare il Paese se poi le azioni non sono conseguenti e si continua a dare sempre più a chi più ha. Al di là del milioni che viene regalato il titolo é una opportunità incredibile e va utilizzata dal Paese meglio.


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