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La Puglia incasserà più soldi di Veneto ed Emilia Romagna; la Calabria riceverà per la sua sanità più fondi di Friuli-Venezia Giulia, Marche e Liguria.

La Campania, dopo la Lombardia, sarà la regione che otterrà la fetta maggiore nel riparto degli otto miliardi previsti dalla missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per l’ammodernamento del comparto sanitario. In tutto, al Sud andrà il 40% delle risorse.

Se i numeri inseriti nella bozza preparata dai tecnici del ministero della Salute saranno confermati, per l’Italia e il Mezzogiorno si tratterà di una mezza rivoluzione. Per la prima volta dopo venti anni, infatti, nella spartizione dei soldi destinati al finanziamento del settore “sanità” verrà superato il meccanismo perverso della spesa storica che danneggia le regioni meridionali.

Soldi che dovranno servire a creare almeno 1.350 Case di comunità (2 miliardi); a finanziare la telemedicina (204 milioni); a rafforzare l’assistenza sanitaria intermedia con almeno 400 ospedali di comunità (un miliardo); ad ammodernare il parco tecnologico e digitale ospedaliero (2,63 miliardi) attraverso l’acquisto di almeno 3100 grandi apparecchiature sanitarie operative; a completare 329 interventi antisismici (circa 2,1 miliardi). Cifre importanti. La Lombardia, che per numero di residenti è la regione più grande, quasi il doppio rispetto alla Campania, riceverà circa 1,2 miliardi. Ma subito dopo ci sono due regioni del Sud: la Campania, alla quale sono destinati 888 milioni; e la Sicilia con 772 milioni. Al quarto posto c’è il Lazio, con 695 milioni e subito dopo un’altra regione del Mezzogiorno, la Puglia con 631 milioni.

Tre regioni meridionali nei primi cinque posti. Rispetto alla ripartizione classica del fondo nazionale, anche la Calabria fa un passo in avanti: dovrebbe ottenere 301 milioni, più di Liguria e Marche che hanno circa lo stesso numero di residenti e che, storicamente, ricevono più soldi dallo Stato. Alla Basilicata destinati quasi 90 milioni, per il Molise 49 milioni, alla Sardegna 263 milioni. Anche la Puglia otterrà più soldi rispetto a Regioni delle stesse dimensioni, come ad esempio l’Emilia Romagna che da 15 anni, invece, riesce sempre ad ottenere “fette” più grosse. Alla Puglia viene destinato il 7,88% del totale, la parte più consistente viene riservata alla Lombardia (15,12% del fondo da 8 miliardi), segue la Campania (11,1%), poi la Sicilia (9,64%). La Puglia con il 7,88% è quinta, al quarto posto il Lazio con l’8,65%. Una inversione di rotta rispetto all’iniqua ripartizione del fondo sanitario nazionale, che vede ogni anno le regioni del Nord ricevere quote più consistenti.

“Il riparto – si legge nella bozza ministeriale – tiene conto, in via generale, della quota di accesso al Fondo sanitario nazionale (2021) e il criterio che prevede che al Mezzogiorno venga destinato almeno il 40% del totale delle risorse”. Come detto, si tratta di una bozza che dovrà essere confermata, però è un primo segnale di inversione di rotta dopo anni di definanziamento della sanità del Sud. Anche nel 2021, infatti, nonostante sul fondo sanitario nazionale siano stati immessi 2,7 miliardi in più rispetto al 2020, le Regioni del Mezzogiorno, in proporzione, come già accaduto negli ultimi 20 anni, hanno continuato a incassare una fetta più piccola della torta.

Alla Puglia, 4,1 milioni di abitanti, dei 116,29 miliardi complessivi, sono stati riservati 7,64 miliardi, l’anno scorso ne ricevette 7,49, quindi +240 milioni. L’Emilia Romagna, quasi a parità di popolazione (4,4 milioni di residenti), ha ricevuto 8,79 miliardi contro gli 8,44 del 2020: non solo 1,1 miliardi in più rispetto alla Puglia, ma ha potuto godere di un incremento rispetto all’anno scorso di 350 milioni. Prendendo in considerazione il Veneto (4,9 milioni di abitanti) la sproporzione resta, visto che la Regione di Zaia ha incassato 9,54 miliardi: 1,9 miliardi in più della Puglia e 280 milioni in più rispetto all’anno scorso. Insomma, l’iniqua ripartizione non solo prosegue ma, in qualche modo, si amplifica. La Campania, 5,8 milioni di residenti, ha ricevuto 10,8 miliardi contro i 10,6 dell’anno scorso, +200 milioni. È vero che il riparto del 2021 garantisce un incremento di finanziamento alle Regioni a statuto ordinario almeno pari al +1,7% rispetto al 2020, ma è anche vero che l’aumento avrebbe dovuto avvantaggiare le Regioni del Sud che, storicamente, ricevono meno. Il Mezzogiorno, invece, è stato ancora penalizzato. Le differenze si fanno ancora più palesi se prendiamo in considerazione la spesa pro capite pubblica: per la salute e le cure di un pugliese, lo Stato ha investito nel 2021 1.861 euro, contro i 1.982 riservati ad un emiliano e 1.935 per un veneto.

La Lombardia, che conta 10 milioni di residenti, riceve 19,53 miliardi contro i 18,8 miliardi del 2020: + 700 milioni in un anno e una quota procapite pari 1.950 euro. La Campania solo 1.877 euro pro capite; la Calabria (quasi due milioni di abitanti) ottiene nella ripartizione del fondo sanitario nazionale solamente 3,65 miliardi, circa 70 milioni in più rispetto al 2020 e 1.837 euro procapite. Potremmo continuare: il Friuli Venezia Giulia che conta 1,2 milioni di residenti, incassa 2,40 miliardi: 1.995 euro per ogni suo cittadino. E ancora: il Piemonte incassa dallo Stato 8,56 miliardi, 200 milioni in più, 1.963 euro pro capite.

Chiudiamo con la Toscana, 3,73 milioni di abitanti e 7,32 miliardi (200 milioni in più): 1.957 euro pro capite. Insomma anche nel 2021 è stato confermato l’andamento degli anni precedenti: basti penare che nel confronto tra il 2010 e il 2020, l’incremento percentuale del Fondo sanitario nazionale ha sempre premiato il Nord. Negli ultimi 10 anni la Lombardia ha visto aumentare la propria fetta dell’11,4%, l’Emilia Romagna del 9,9%; 8,2% in più per la Toscana. La Basilicata, invece, ha avuto un incremento percentuale molto più modesto (+4,9%); l’Abruzzo del 6,7%; Calabria +5,7%; la Puglia e la Campania di circa l’8,1%.


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