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Con il superbonus e gli altri bonus è stata organizzata «una tra le più grandi truffe che la Repubblica abbia mai visto». Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, non usa mezzi termini per definire gli illeciti emersi dai controlli dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza: frodi per 4,4 miliardi e sequestri per 2,3 miliardi di euro. Cifre importanti che basterebbero a coprire un nuovo decreto bollette. Sono così in arrivo correttivi a partire dal tracciamento delle cessioni.

Ma la bordata di critiche non si ferma qua: il sistema prevedeva “pochissimi controlli”, ha spiegato il premier Mario Draghi che ha risposto alle critiche con un’accusa al vetriolo. «Quelli che oggi più tuonano sul superbonus, che dicono che queste frodi non contano, che bisogna andare avanti lo stesso… beh, questi sono alcuni di quelli che hanno scritto la legge e hanno permesso di fare lavori senza controlli». Un messaggio chiaro che ha suscitato le risentite proteste del Movimento 5 Stelle che del maxi-contributo hanno fatto la loro bandiera nel tentativo di recuperare il consenso perso.

Riccardo Fraccaro, che è uno dei “papà” delle norme, non se l’è fatto ripetere due vole: il premier «sbaglia, perché fa di tutta l’erba un fascio confondendo il superbonus con gli altri bonus». M5s ha chiede al ministro Franco di riferire in Parlamento.

In realtà il ministro, nel lungo intervento ha ricordato i paletti già introdotti sul superbonus che hanno consentito di limitare i danni: «Se si guardano i dati – ha affermato – riguardano relativamente poco il 110%, per il quale c’era già l’asseverazione, riguarda di più gli altri bonus».

Il nodo, infatti, riguarda soprattutto la cessione del credito. In ogni caso il governo è pronto ad intervenire e lo farà insieme al Parlamento. Correggerà quello che i partiti non hanno accettato – la limitazione dei trasferimenti ad una sola e unica operazione – ma non lo farà con la fretta che alcuni esponenti della maggioranza (e dello stesso esecutivo) avevano richiesto. Non per decreto ma – come annunciato proprio dal presidente del Consiglio – per emendamento, seguendo il normale iter parlamentare del decreto Sostegni-ter, dove la stretta è stata inserita. Perché si torni alla cessione plurima bisognerà quindi aspettare ancora almeno un mese e mezzo, almeno fino a quando cioè Camera e Senato non avranno approvato la legge di conversione.

I correttivi sono sono essenzialmente due: la prima potrebbe essere il “tracciamento” di ogni attività, attribuendo un codice ad ogni operazione, la seconda potrebbe limitare a due o tre i trasferimenti all’interno del sistema bancario.

La lettura diffusa in questi giorni da parte della politica e del mondo delle imprese non è piaciuta però a Draghi con una puntualizzazione che non nasconde la sua ostilità a questo incentivo. «Non è che l’edilizia, senza superbonus, non funziona», ha precisato. A provocare i rallentamenti non sono state le cessioni «ma sequestri della magistratura».

Il governo vuole che il meccanismo funzioni ha precisato il, premier “e i correttivi dovrebbero trovare posto in un emendamento a cui sta lavorando il ministero e il Parlamento”.

Nel corso della conferenza stampa Draghi si è occupato anche di prezzi e spread. A suo parere l’inflazione crescerà ancora un po’ nel corso dell’anno, ma poi dovrebbe ridursi. «Questo spiega anche la cautela con cui la Bce si è mossa. A fronte di una riduzione dell’acquisto di titoli del programma emergenziale, c’è un aumento dell’acquisto di titoli del programma ordinario che fu messo in piedi quando ero alla Bce. Questo dimostra una estrema gradualità nella risposta di politica monetaria. Io non commento, ma questo rispecchia le aspettative di inflazione stimate dalla Bce». In ogni caso 1Jè un’inflazione che non bisogna sottovalutare», ha aggiunto il premier.

Quanto allo spread, il differenziale sui titoli pubblici italiani aumenta ma meno di quello di altri Paesi europei, ha sottolineato.

«Oggi gli spread sono aumentati del 4,5% per la Spagna, del 14% per l’Olanda, del 5,7% per l’Irlanda, del 4,7% per la Francia, del 9% per la Finlandia, e del 4,4% per il Belgio. Per l’Italia sono aumentati del 3,33%, quindi l’incremento italiano è inferiore a quello di tanti altri Paesi», ha spiegato l’ex presidente della Bce. «Questo non deve assolutamente nascondere che partiamo da una base di spread molto più alta e da un volume di debito più alto. Quindi bisogna spendere bene, vigilare sui conti, vigilare sul debito».


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