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Doveva essere il propellente della ripresa, l’accelerazione per ripartire di slancio. Un intervento al quale era stato dato per nome un superlativo: “Superbonus100%”. Dalla catastrofe imminente del Covid 19 alla mirabolante cessione del credito, allo sconto in fattura. Dalla crisi più nera al magnifico mondo delle detrazioni. Un’occasione unica e irripetibile per riqualificare il patrimonio immobiliare e risparmiare energia.

MILLE INCERTEZZE

«Invece siamo all’ennesimo stop – allarga le braccia Gabriele Buia, presidente dell’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori – uno stop che blocca la cessione del credito. Le nostre imprese che hanno già praticato lo sconto in fattura ora non hanno più liquidità per pagare i fornitori, siamo passati dal tutto permesso al tutto vietato e questo crea ulteriore incertezza. Poste ha miliardi di crediti di ritirati, alcuni contrattualizzati, altri no. Cdp è bloccata, idem le banche più piccole. Se si va avanti così è un disastro».

Era come avere in tasca il biglietto vincente, ci avrebbero guadagnato tutti. I privati, gli istituti di credito, il settore delle costruzioni, passato dai 388mila addetti del 2007 a meno di centomila, dalla crisi all’uscita dal tunnel. Poi, strada facendo, si è scoperto che le regole cambiavano in tempo reale. Che non si faceva in tempo a montare i tubi Innocenti e già era uscito un nuovo decreto, una modifica della modifica che consegnava alla ruggine le impalcature.

Per non parlare delle interpretazioni, dei requisiti per asseverare la congruità delle spese. Codicilli, chiarimenti, audizioni di esperti e ministri. Per poi scoprire che intanto lo Stato si era fatto truffare dai soliti furbetti 4 miliardi di euro.

Com’è stato possibile? «Lo abbiamo denunciato sin dall’inizio – rivendica Buia – ma ora non dobbiamo criticare lo strumento, bensì la mancata regolamentazione di alcuni strumenti. Il Superbonus ha una percentuale di frode del 3%, il bonus facciate del 46%. Il Bonus locazioni continua a non avere una sua regolamentazione e spesso viene gestito da truffatori organizzati che fanno trading ma non hanno niente a che vedere con il mondo delle costruzioni. Basti dire che negli ultimi 6 mesi si sono iscritti alla Camere di commercio 11.600 imprese che non hanno neanche un dipendente. Oggi lavorare nelle costruzioni è l’operatività più semplice di questo mondo. Si fanno lavori senza limiti di importo pur non avendo nessun dipendente. Ci sono aziende improvvisate che non hanno nulla a che vedere con il nostro mondo, che impoveriscono e drogano il mercato».

I vincoli rischiano di vanificare l’efficacia indiscussa della misura. Nel mese scorso, secondo il monitoraggio Mite-Mise-Enea, erano stati richiesti 107.588 interventi legati al Superbonus per 18,3 miliardi di euro, di cui il 70% riferiti a lavori già realizzati. «Gli effetti delle ripetute modifiche normative si sono manifestati con la riduzione dei lavori già conclusi ammessi a detrazione – dice Confartigianato – A gennaio ammontano a 1.563 milioni, un valore dimezzato (-46%) rispetto ai 2.906 milioni del dicembre 2021 che aveva fatto segnare un +86% rispetto a novembre».

Numeri che parlano chiaro. «Basta con i continui cambiamenti in corsa delle regole – chiede Confartigianato – che paralizzano uno dei settori in grado di garantire investimenti e lavoro e che contribuisce alla transizione green».

Per non parlare della sicurezza dei luoghi di lavoro. «Sicurezza zero, perché non c’è misura che si possa tenere con un’impresa che non ha un dipendente», denuncia Gabriele Buia. Risultato: miliardi di euro che passano attraverso imprese non qualificate, senza una procedura di qualificazione che certifichi le opere eseguite, e senza nessuna garanzia per i committenti. Con un tessuto imprenditoriale che si disperde. «Non chiediamo una misura protezionistica – conclude Buia – chiediamo solo che ci sia una organizzazione d’impresa parametrata all’entità delle opere da eseguire». È chiedere troppo?

LE POLEMICHE

In principio gli unici contrari all’agevolazione fiscale, disciplinata dall’articolo 19 del decreto legge 34/2020, erano gli ecologisti di Legambiente. Il decreto non era stato ancora scritto e già chiesero di riscrivere i punti più controversi. La norma contenuta nel decreto legge Semplificazioni che avrebbe reso «praticamente impossibili le demolizioni», trasformando il Superbonus edilizio in una «sanatoria di fatto», «un premio per gli abusivi».

Il privato – puntò il dito anche Italia Nostra – avrebbe potuto accatastare gli immobili oggetto di Cila. «Un condono vero e proprio». Dibattito infuocato, muro contro muro, scontro sulle difformità e i piccoli abusi, la soglia di tolleranza del 3% prevista dall’articolo 34-bis, distinzione tra superfetazioni ammesse e inammissibili. Si disse e si scrisse di tutto.

Da allora le modifiche non si contano più. Decreto rilancio, Decreto semplificazioni, Decreto del Mite sui massimali di spesa, Superbonus rafforzato per i territori colpiti dal sisma: stare dietro mese per mese a tutte le novità con i cantieri già aperti è diventata una fatica di Sisifo. Ed è in questo groviglio di burocrazia che si sono infilati i furbetti che nelle intercettazioni parlavano beatamente di panzerotti. Offre lo Stato.


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