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Guerra, speculazione e panico. Per le materie prime procede la corsa ai rialzi, ma a infiammare i prezzi intervengono pesantemente gli speculatori, sempre in agguato in economie che se non ancora di guerra le si avvicinano comunque molto.

L’ultimo “bollettino” dell’avanzata dei listini lo ha stilato la Cgia di Mestre: nichel +94%, gas +48%, granoturco +30,3%, grano tenero +25%, petrolio +16,3%. E soprattutto iniziano a scarseggiare le materie prime fondamentali per mandare avanti l’Azienda Italia.

Ad aggravare il quadro il proclamato sciopero degli autotrasportatori in ginocchio per la bolletta dei carburanti. E anche se la Commissione di garanzia ha bocciato la mobilitazione il rischio del blocco ha fatto scattare il panico tra i consumatori. Per ora gli scaffali dei supermercati sono pieni, ma sono partite a macchia di leopardo operazioni di razionamento. In Sardegna c’è stato l’assalto ai negozi, nelle altre regioni per evitarlo si limitano le confezioni di prodotti essenziali e particolarmente gettonati come pasta e farina che si possono acquistare. D’altra parte, così come per il sistema economico, anche per la vita di tutti i giorni le preoccupazioni maggiori, rilevate nel sondaggio Divulga/Ixe’ pubblicato ieri , riguardano l’energia e il cibo.

E l’agroalimentare, come la benzina, risente degli effetti speculativi.

La Coldiretti fa notare che per il grano nell’ultima settimana si è registrato un calo dell’8,5% alla Borsa di Chicago, ma non si arrestano gli aumenti per pane e pasta. Una flessione che segue però il balzo del 40% nella settimana precedente.

Così come diventa sempre più problematico il pieno. Assoutenti evidenzia un incremento per il Gpl da 0,658 euro al litro di marzo 2021 al prezzo attuale di 0,882 (+ 34%), mentre il metano è addirittura passato da 0,974 euro al chilo a 2.160 euro mettendo così a segno +121,7 per cento.

Sicuramente la guerra ha stravolto oltre alla vita delle popolazioni che vivono nei teatri di questa violentissima guerra anche i mercati. Ma la speculazione sta facendo la sua parte.

Certo il problema è gravissimo per l’Italia fortemente dipendente dalle importazioni e con un sistema logistico arretrato.

Lo stop dell’autotrasporto – denuncia Coldiretti- può provocare danni incalcolabili alla filiera agroalimentare in Italia dove l’85% delle merci viaggia su strada, mettendo a rischio i prodotti più deperibili, dall’ortofrutta al latte ma anche alimentando una pericolosa psicosi negli acquisti sugli scaffali dei supermercati.

Il caro carburanti non sta mettendo a rischio solo le imprese dell’autotrasporto, ma anche le industrie alimentari, che hanno subito un rialzo dell’8,6% dei costi di produzione, e quelle agricole dove le lavorazioni agromeccaniche dei terreni sono più care dal 25 al 100%. Per una bolletta aggiuntiva calcolata in 8 miliardi per il sistema agroalimentare.

Una emergenza proprio alla vigilia delle semine primaverili necessarie all’Italia per garantire la produzione di mais, girasole e soia per l’alimentazione degli animali mentre in autunno le lavorazioni serviranno per il grano duro per la pasta e quello tenero per la panificazione.
Una situazione che, secondo Coldiretti, potrebbe pregiudicare l’aumento delle superfici coltivabili necessario per puntare a quella autosufficienza alimentare evocata per l’Unione europea anche dal premier Draghi.

C’è una potenzialità di ettari disponibili da Nord a Sud, ma bisogna in primis superare i vincoli comunitari che con la nuova Politica agricola comune hanno chiuso alla coltivazione il 10% di ettari sull’altare del “green”.

La transizione ecologica fortemente sostenuta negli ultimi mesi – sostiene lo studio Divulga/Ixe’- sembra vacillare davanti all’ipotesi di riapertura delle centrali a carbone, mentre gli sforzi cui è chiamato il settore agricolo nell’ottica del Green Deal andrebbero ripensati alla luce della forte vulnerabilità degli approvvigionamenti agricoli europei e nazionali.

Intanto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha chiesto al Governo un intervento immediato sul caro gasolio che “rischia di fermare i trattori nelle campagne aumentando la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari mentre l’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che, come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi anni, sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato che mettono a rischio la sovranità alimentare del Paese”.​


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