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Mario Draghi

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Riunioni su riunioni, focus, approfondimenti: il piano anti-crisi che il governo intende mettere in campo per contenere i contraccolpi sul sistema economico del conflitto in Ucraina e delle sanzioni contro la Russia non è ancora pronto per l’approdo sul tavolo di Palazzo Chigi che, previsto per oggi, dovrebbe slittare a venerdì, insieme alle misure per l’accoglienza dei rifugiati ucraini. La riunione del Consiglio dei ministri resta comunque confermata per il varo della road map che guiderà l’uscita dallo stato di emergenza Covid.

Il Mite e il Mef sono ancora a lavoro per definire il quadro degli interventi e le relative coperture del decreto “taglia-prezzi” per le bollette e il carburante, che rappresenta la prima tranche di un intervento più sostanzioso da varare dopo l’aggiornamento dei conti del Def, quando cioè verranno messi nero su bianco gli obiettivi di deficit e sarà possibile definire lo “spazio” per un eventuale scostamento di bilancio che i partiti continuano a chiedere a gran voce. Prima di allora non se ne parla: Palazzo Chigi tiene la linea. E anche la Ue lo “sconsiglia”. A fine mese poi dovrebbero essere state definite anche le nuove regole Ue sugli aiuti di Stato. Mentre il Consiglio europeo in programma il 24 e il 25 potrebbe segnare una tappa importante per l’avvio di quella risposta europea alla crisi auspicata dal premier Draghi a conclusione del vertice di Versailles.

Nel provvedimento che dovrebbe essere esaminato venerdì potrebbe rientrare il rafforzamento del golden power: se ne è discusso ieri in una riunione presieduta dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, cui hanno preso parte i ministri dell’Economia Daniele Franco, del Mise Giancarlo Giorgetti e della Transizione digitale Vittorio Colao, il ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, la vicedirettrice del Dis Alessandra Guidi, e la vicedirettrice generale dell’agenzia per la Cybersicurezza Nunzia Ciardi. «In un momento di fortissima tensione e incertezza internazionale, il delicato equilibrio tra l’esigenza di attrarre capitali stranieri e quella di mantenere il controllo su operatori strategici in alcuni settori economici vitali va perseguito ridefinendo alcuni aspetti e al contempo assicurando una maggiore adeguatezza delle strutture amministrative preposte», ha sostenuto Garofoli intervenendo a un incontro organizzato dalla Scuola nazionale dell’amministrazione.

In particolare, l’esecutivo sta mettendo a punto le disposizioni sul 5G che consentano all’amministrazione un maggior controllo sulle operazioni aziendali. E lavora sulla messa a regime del meccanismo del golden power sul modello francese, rendendo strutturali disposizioni temporanee adottate nella prima metà del 2020 e poi prolungato fino a fine anno, e al rafforzamento della struttura che che opera a Palazzo Chigi, sia con nuovi innesti che con l’adozione di nuove competenze.

Intanto contro il caro bollette in prima battuta si dovrebbe intervenire con una nuova rateizzazione e un ampliamento del bonus per le famiglie più in difficoltà. Per finanziare il taglio – di circa 15 centesimi – dei prezzi alle stelle del carburante ai distributori il governo pensa a un’accisa mobile, ha affermato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, durante l’informativa al Senato che fa seguito alla sua denuncia di speculazioni ingiustificate sui prezzi dell’energia per cui ha chiamato in causa «alcuni hub» di scambio.

Come “funziona” l’accisa mobile? «Siccome c’è stato un maggior gettito Iva», conseguente all’aumento imprevisto dei prezzi, questo, ha spiegato il ministro, può essere utilizzato per «ridurre le accise e quindi il prezzo finale» di benzina e gasolio. Si pensa poi alla tassazione degli extra profitti delle imprese dell’energia.

Intanto all’Europa l’Italia chiederà di fissare un prezzo massimo temporaneo alle transazioni sul gas e proporrà il «disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili da quella prodotta con il gas». Il prezzo di riferimento è ancora quello del gas, una cosa che «un tempo aveva senso perché le rinnovabili costavano molto e il gas poco», ma che oggi è molto penalizzante, ha puntualizzato il ministro.

Il governo lavora poi sul fronte della diversificazione delle forniture di gas. Per affrancarsi dalla dipendenza dalla Russia, sostituendo «i circa 30 miliardi di metri cubi che importiamo ogni anno» da lì, ha affermato Cingolani, serviranno almeno tre anni.

Nel frattempo sono state avviate trattative con il Qatar, Algeria, Angola e Congo. E il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si prepara ad altre missioni. In campo c’è poi il raddoppio del Tap, con la possibilità di incrementare le importazioni per circa 10 miliardi di metri cubi. Si punta poi sull’aumento della produzione nazionale fino a circa 5 miliardi di metri cubi l’anno – rispetto agli attuali 3 –, all’incremento della portata dei cinque gasdotti e tre rigassificatori esistenti e su una «nuova capacità di rigassificazione su unità galleggianti, cioè navi, ancorate in prossimità di porti, realizzabile in 12-18 mesi dall’ottenimento delle autorizzazioni per circa 16-24 miliardi di metri cubi, a una nuova capacità di rigassificazione onshore, per due terminali per complessivi con circa 20 miliardi di metri cubi all’anno di capacità».

Nel “capitolo” degli aiuti alle imprese del provvedimento al vaglio dei ministri c’è, secondo quanto anticipato dal titolare delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, «una norma che permette alle aziende agricole di essere inserite tra quelle energivore e, per abbattere l’uso dei fertilizzanti chimici che hanno un impatto molto rilevante sui costi e, per abbattere l’uso dei fertilizzanti chimici, c’è una norma scritta con il Mite sull’uso del digestato per abbattere i costi delle aziende». Allo studio c’è poi l’uso degli ammortizzatori sociali per le aziende più colpite, ha anticipato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

Ieri la notizia dell’esistenza della bozza di un piano di pace tra Russia e Ucraina, diffusa dal Financial Time, ha messo le ali alle borse: a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha guadagnato il 3,34% a 24.284 punti. A Londra l’Indice Ftse 100 sale dell’1,74% a 7.300,75 punti, a Francoforte il Dax avanza del 3,79% a 14.445,11 punti e a Parigi il Cac 40 del 3,68% a 6.588,64 punti. Lo spread tra Btp e Bund ha chiudo in calo a 149 punti.


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