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Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, è accolto dal Presidente della Repubblica algerina democratica e popolare, Abdelmadjid Tebboune, al Palazzo “El Mouradia”

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Parte dall’Algeria la “corsa” italiana al gas africano. Ieri il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è atterrato ad Algeri per dare seguito alle intese preparate in queste settimane, dopo l’avvio dell’offensiva russa in Ucraina, con l’obiettivo di incrementare le importazioni di gas dal Paese.

Una prima tappa nell’ambito della strategia di diversificazione messa in campo dal governo per affrancarsi progressivamente dalla dipendenza da Mosca. Il governo italiano e quello algerino hanno siglato una dichiarazione d’intenti sulla cooperazione bilaterale nel settore dell’energia.

«A questa si aggiunge l’accordo tra Eni e Sonatrach per aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia», ha affermato il premier al termine dell’incontro con il presidente algerino, Abdelmadjid Tebboune, sottolineando l’obiettivo della missione: «Subito dopo l’invasione ucraina avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo. Gli accordi di oggi sono una risposta significativa a questo obiettivo strategico, e ne seguiranno altre».

«Il governo – ha affermato – vuole difendere cittadini italiani e imprese dalla conseguenze del conflitto». «Continuiamo a lavorare senza sosta per la sicurezza energetica del nostro Paese», gli ha fatto eco il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, dopo la sottoscrizione dell’intesa con il suo omologo Ramtane Lamamra.

L’Algeria rappresenta per l’Italia il secondo “canale” d’importazione di metano, dopo la Russia: nel 2021 la società algerina Sonatrach ha esportato circa 21 miliardi di metri cubi in Italia attraverso il gasdotto TransMed che arriva a Mazara del Vallo, in Sicilia.

Grazie all’accordo siglato tra il presidente di Sonatrach, Toufik Hakkar, e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, verrà gradualmente aumentata a partire da quest’anno la fornitura di gas sfruttando la capacità di trasporto del gasdotto “TransMed/Enrico Mattei” – che sbuca a Mazara del Vallo, in Sicilia – fino a 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno nel 2023-24.
Da Algeri, ha spiegato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, «arriveranno subito 3 miliardi di metri cubi in più, altri
6 (probabilmente 3 di gas e 3 di Gpl) nel 2023 per arrivare a 9».

E poi si procederà con una fornitura costante ed eventualmente crescente.
Non solo gas, l’intesa punta ad allargare la cooperazione con il Paese africano anche a progetti sulle energie rinnovabili. «L’Italia è pronta a lavorare con l’Algeria per sviluppare energie rinnovabili e idrogeno verde. Vogliamo accelerare la transizione energetica e creare opportunità di sviluppo e occupazione». ha affermato il premier che tornerà ad Algeri a luglio per partecipare, il 18 e il 19, al quarto vertice intergovernativo. Mentre a fine maggio il presidente algerino sarà in visita di Stato in Italia.

«Oggi mi è stato chiaramente disvelato come il Nord Africa, in particolare l’Algeria e il Mediterraneo sono strategici molto più che in passato per l’Italia. Quanto avvenuto e sta avvenendo con la Russia ridisegna le interconnessioni oggi per il gas, domani per l’idrogeno, poi per l’energia», ha detto Draghi incontrando la comunità italiana nella sede dell’ambasciata italiana ad Algeri.

«C’è la concreta possibilità – ha aggiunto – che i Paesi del Mediterraneo possano diventare hub di energia. In Europa oggi si sta riconsiderando il piano di interconnessione che c’è tra i Paesi. Stiamo entrando in una fase strategica delle politiche energetiche completamente diversa».

Algeri è la prima tappa del “tour” africano del premier a caccia di nuovi approvvigionamenti che entro la fine di aprile lo porterà in Congo – che dovrebbe poter garantire fino a 5 miliardi di metri cubi di gas – Mozambico e Angola. Paesi che insieme alla Nigeria, Qatar, Egitto, Indonesia e Azerbaigian – da cui si conta di importare un altro miliardo e mezzo – “puntellano” il piano di diversificazione dei fornitori che – come dovrebbe portare ad azzerare la dipendenza dal gas russo nel giro di 24-36 mesi.

Il piano per “l’indipendenza” dalla Russia è stato ieri al centro del vertice a Palazzo Chigi tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per l’intelligence, Franco Gabrielli, l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma, e di Snam, Marco Alverà.

Oggi la Camera voterà la fiducia posta dal governo sul decreto Energia che deve essere convertito in legge entro la fine del mese. Subito dopo il via libera del Parlamento al Def – atteso per il 21 – in Cdm dovrebbe arrivare un nuovo pacchetto di aiuti da 5 miliardi. A fronte dell’aumento dei prezzi dell’energia il governo continuerà a dare sostegni alle famiglie più povere e interverrà sicuramente a favore delle imprese con interventi selettivi di credito di imposta e sostegno al credito, e con l’estensione degli ammortizzatori sociale, ha affermato la sottosegretaria al Mef, Cecilia Guerra. «Le misure che metteremo in campo sono ampie e insieme ci adoperiamo perché ci sia una risposta europea», concordando misure a livello europeo e provando a «spuntare prezzi del gas più bassi».

Intanto a Bruxelles i 27 lavorano al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. L’Italia, ha affermato la viceministra degli Esteri, Marina Sereni, a margine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo, «è aperta a discutere un sesto pacchetto di sanzioni che tenga anche in considerazione il tema dell’energia, gas e petrolio. Ad una condizione: che l’Europa si impegni con misure regolatorie, immediate, anche temporanee, come un tetto per il prezzo del gas e una riforma che disaccoppi il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica».


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