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Giancarlo Giorgetti, ministro di Economia e Finanze

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Le risorse del Lep al Sud, le applicazioni dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), potrebbero costare dai 4 ai 5 miliardi all’anno

Si calcola, ma si tratta di una cifra approssimativa, che l’applicazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), possano costare dai 4 ai 5 miliardi all’anno. Somma, come detto, che però è suscettibile di variazioni perché, al momento, non sono stati ancora definiti con esattezza i criteri e le risorse aggiuntive.

Quello, però, che sappiamo con certezza è che con le Leggi di Bilancio del 2021 e del 2022 il Parlamento ha stanziato fondi in surplus destinati ai comuni e finalizzati al miglioramento di alcuni servizi di particolare importanza: i servizi sociali, gli asili nido e il trasporto degli studenti con disabilità. A queste risorse sono associati dei livelli obiettivo da raggiungere nell’offerta dei servizi, ovvero i Lep, e gli obiettivi di servizio.

A Sose è affidata la gestione della piattaforma digitale per il monitoraggio e la rendicontazione. Gli obiettivi minimi devono essere garantiti in ciascuno dei circa 600 Ambiti territoriali sociali (Ats) in cui sono raggruppati i Comuni italiani. La distanza del livello di erogazione di una prestazione dal suo Lep rileva per definire le risorse perequative assegnate a ciascun ente nel sistema della finanza decentrata. Per gli asili nido il Lep, da raggiungere entro il 2027, è fissato in un numero di posti autorizzati (pubblici e privati) pari al 33 per cento della popolazione di età compresa fra 3 e 36 mesi.

LE RISORSE DEI LEP DEVANO ANDARE AL SUD

Il raggiungimento del Lep avverrà in modo graduale iniziando dai comuni con un livello del servizio inferiore al 28,88% dei posti e a questo scopo sono state stanziate risorse che crescono di anno in anno dai 120 milioni per il 2022 fino ai 1,1 miliardi annui a decorrere dal 2027. Nella media degli Ats di ciascuna macroarea nel 2020 la quota di posti autorizzati raggiungeva il valore obiettivo solo al Centro, mentre era inferiore di circa 5 punti percentuali al Nord e di oltre 20 punti percentuali al Mezzogiorno. Di conseguenza, le maggiori risorse dei Lep vanno spese in favore del Sud. Il Lep relativo agli assistenti sociali prevede che in ogni Ats sia presente un operatore assunto a tempo indeterminato ogni 6.500 residenti.

Nella media degli Ats rilevati, nel 2021 il numero di assistenti sociali in organico era pari al valore corrispondente al Lep al Nord (lo superava nel Nord Est), mentre si fermava alla metà nel Mezzogiorno e al 61 per cento nel Centro. Anche in questo caso il divario in favore del Nord è tale che le maggiori risorse non possono che essere destinata al Sud, basti pensare che due terzi della popolazione meridionale vive in Ats con un rapporto fra assistenti sociali e popolazione inferiore a 1 su 10mila.

ASSISTENZA AGLI ANZIANI, VERSO UN GRADUALE INNALZAMENTO DELLA QUOTA

Per l’assistenza agli anziani non autosufficienti è stato prefigurato un graduale innalzamento della quota degli ultra sessantacinquenni coperta dal servizio in ciascun Ats, fino a raggiungere il 2,6 per cento nel 2025. In base a dati Istat, nel 2019 questo obiettivo era in media raggiunto e superato nel Nord Est, a fronte di un livello di servizio pari a un terzo dell’obiettivo nel Mezzogiorno. Infine, nel trasporto scolastico degli studenti disabili è stato compiuto un primo passo verso la definizione dei Lep, individuando un obiettivo di incremento graduale delle quote di utenti nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado.

LE RISORSE AGGIUNTIVE PER IL TRASPORTO SCOLASTICO

Per incrementare la percentuale di studenti ai quali è garantito il trasporto per raggiungere la scuola, la legge ha assegnato risorse aggiuntive ai comuni partendo dai 30 milioni di euro del 2022 fino ai 127 milioni annui dal 2027. Pur con una notevole eterogeneità fra Ats, la quota di studenti disabili che nell’anno scolastico 2020-21 ha usufruito del trasporto era in media circa la metà del totale nel Nord Est, al Sud non si raggiunge il 40%. Questi esempi ci fanno comprendere quanto ancora sia lunga la strada da percorrere per raggiungere l’obiettivo stabilito dall’articolo 117 della Costituzione, modificato nel 2001: lo Stato ha il potere di legiferare in maniera esclusiva nella “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”.

Lo Stato deve garantire determinati servizi e prestazioni in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, in quanto consentono il pieno rispetto dei diritti sociali e civili dei cittadini. In altri termini, lo Stato definisce uno standard di servizi e prestazioni adeguato alle esigenze di tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza, ed eroga di conseguenza le risorse necessarie agli enti locali per poterli garantire.

LE RISORSE DEI LEP AL SUD MA FINORA È VALSO IL CRITERIO DELLA SPESA STORICA

Questo principio, però, sfortunatamente, è rimasto finora sostanzialmente inapplicato, a favore del metodo di calcolo della cosiddetta spesa storica, cioè l’attribuzione delle risorse sulla base di quanto già speso dallo stesso ente in passato per lo stesso servizio: così chi già garantiva determinati servizi ha ricevuto di più e chi non li ha mai erogati non riceveva niente. In questo modo, i divari territoriali, anziché ridursi, si sono allargati sempre di più, tradendo l’intento contenuto nella Costituzione e impedendo a milioni di italiani di esercitare appieno i propri diritti di cittadinanza. La legge di Bilancio 2021 e soprattutto quella del 2022 hanno compiuto un primo passo in avanti verso una distribuzione più equa, ma la strada è ancora molto lunga e tortuosa.


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