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Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi

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Dall’autonomia differenziata al rilancio del Mezzogiorno, dalla revisione del Pnrr alla stretta monetaria della Bce, dalla strategia europea contro l’Inflation Reduction Act americano e la concorrenza cinese al rilancio del dibattito sul nucleare, passando per il rinvio sine die del voto europeo sullo stop ai motori diesel e benzina dal 2035: sono alcuni dei temi che condizionano la competitività del Paese, al centro del dibattito nazionale ed europeo,  discussi in occasione della convention “La sfida del cambiamento e le nuove traiettorie dello sviluppo sostenibile”, organizzata da Confindustria Basilicata in occasione dell’assemblea regionale, cui hanno preso parte, oltre al oltre al presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma e il leader degli industriali Carlo Bonomi, i ministri per gli Affari Europei, Sud, Coesione e Pnrr, Raffale Fitto, per l’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso in collegamento, il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, il sindaco di Matera, Domenico Bernardi, e il presidente del Coni e della Fondazione Milano-Cortina 2026, Giovanni Malagò.

L’ALERT SULLA STRETTA MONETARIA

Da Matera il leader degli industriali, Bonomi, ha rilanciato l’alert sulle ricadute della politica monetaria restrittiva portata avanti dall’Eurotower: «La Bce deve stare attenta perché è un attimo. A continuare sull’aumento dei tassi sulla spinta dei tedeschi, si rischia di ricadere in recessione. Alla Bce di Draghi ce n’era uno ed era italiano, se ne devono fare una ragione», ha affermato evidenziando il rallentamento della manifattura, «e sappiamo bene quanto sia fondamentale per i numeri del Paese». E sollecitando da parte del governo la messa in campo di interventi di politica industriale e interventi soprattutto su tre fronti: «Non deve esserci una nuova fiammata dei prezzi energetici, c’è la necessità di fare le riforme, perché oggi le risorse ci sono, e la sfida della competitività che Usa e Cina ci stanno lanciando su Industria nelle condizioni di investire, faremo crescere il Paese ancora di più, potremo arrivare all’1% anche se tutti dicono lo 0,4%», ha quindi sostenuto.

IL RINVIO DEL VOTO UE SULLO STOP A BENZINA E DIESEL

Scontato l’allineamento tra industriali e rappresentanti del governo sulla bocciatura dello stop delle auto a benzina e diesel nel 2035, che ha sottolineato il presidente di Confindustria porterebbe «a uno spiazzamento delle industrie europee a favore di quelle asiatiche. Saremmo diventati importatori netti lasciando un’Asia monopolista e a decidere i prezzi. Si chiama effetto Cuba, quando le classi medie non hanno soldi per comprare una tecnologia che costa molto e non c’è ricambio del parco auto». Gli effetti collaterali di questa scelta, ha  evidenziato Somma sono evidenti già a Melfi, dove nello stabilimento Stellantis si sta lavorando alla fuoriuscita di 300 lavoratori.

Su Facebook la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha rivendicato il rinvio del voto in sede Coreper come «un successo italiano». «L’allarme dell’Italia ha sortito effetto, ha svegliato il torpore dell’Ue», ha commentato il ministro Urso intervenuto alla convention in videocollegamento. “Vogliamo stare in Europa, ma non vedo Paesi che rinunciano alla difesa dei loro interessi, anzi. Sul Green Deal chi mai potrebbe essere contrario, ma ci sono due elementi che rischiano di fare danni e diventare furore ideologico: i tempi in cui si realizzano questi obiettivi e i fattori esterni», ha affermato Fitto riferendosi ai due cigni neri, la pandemia e la guerra che non possono non essere tenuti in considerazione. Fattori che, ha detto, “consigliano” una revisione dei tempi, delle condizione in cui gli obiettivi devono essere raggiunti.

IL DIBATTITO SUL NUCLEARE

Sul fronte della crisi energetica, nel sottolineare i risultati raggiunti nella sfida per la riduzione della dipendenza da combustibili fossili, il ministro Fratin ha rilanciato il tema del nucleare: «Basta con le politiche del no. Se non avessimo avuto i 10 miliardi di metri cubi del Tap avremmo dovuto spegnere il frigorifero e fermare il sistema produttivo. Come non dobbiamo dire un no secco al nucleare. Il Paese ha fatto una scelta anni fa, una scelta referendaria. Abbiamo interessi forti nel sistema della sperimentazione. Certo – ha detto – deve essere una scelta politica e della maggioranza che coinvolge il Parlamento ma non possiamo fermarci in modo pregiudiziale a tutti i costi, a qualcosa, la fusione nucleare, che tutti gli indicatori danno, in tempi lunghi, come fondamentale. Non possiamo essere diversi dall’Europa ma in questo modo saremmo diversi».

LA REVISIONE DEL PNRR

Intanto con il capitolo RepowerUe che dovrà essere inserito nel Pnrr entro il 30 aprile l’Italia prepara la sua risposta alla crisi energetica e che è lo «strumento per modificare in parte il Recovery», adeguandolo «alle nuove esigenze perché – ha sottolineato Fitto – è stato immaginato in una fase precedente all’attuale e quindi prima dello scoppio della guerra in Ucraina» e «e riallineare la programmazione sia al Repower che al Pnrr che alla politica di coesione». «Il Pnrr non è un regalo, un’operazione a costo zero», ha sottolineato il ministro ricordando che l’Italia ha scelto di utilizzare tutti i 120 miliardi in prestiti. «É quindi oltre al naturale dovere di utilizzare bene queste risorse c’é un obbligo aggiuntivo, visto il costo per le generazioni future».

AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Uno degli obiettivi del Pnrr è ridurre il divario tra il Nord e il Sud del Paese, un tema centrale nel dibattito organizzato da Confindustria, con il presidente degli industriali Somma che ha messo l’accento sulle «distanze fisiche», causa assenza di infrastrutture, «che alimentano e perpetuano la questione meridionale» e il gap nella capacità amministrativa.

Una distanza quella del Sud dal resto del Paese che, ha affermato Somma, l’autonomia differenziata non potrà che acuire. «Se il superamento del divario è un obiettivo condiviso da tutti non vedo come con l’autonomia differenziata, almeno come è ora concepita possa essere centrato», ha affermato il leader degli industriali lucani, sottolineando poi come su alcune tematiche, oggetto delle competenze delegate, come scuola, infrastruttura ed energia, sia già difficile la gestione a livello nazionale.

Più cauto Bonomi: «Va fatta. Le 23 materie sono state decise 22 anni fa, ci sono argomenti su cui credo una riflessione vada fatta nel merito e senza polemiche». Il ministro Fitto ha respinto le «critiche» al mittente: «Non possiamo andare dietro all’idea che il Mezzogiorno rischierebbe un insieme di danni da un provvedimento che ancora deve ritornare in Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva. Mi dispiace, è una posizione politica – ha ribattuto -. La situazione è sotto gli occhi di tutti. Nel testo c’è un articolo che richiama il comma terzo e quinto dell’articolo 119 Costituzione, richiama il principio della coesione e dell’unità del Paese, si prevedono interventi a compensazione e c’è un articolo che allontana il rischio di un ritorno alla spesa storica. Leggiamo il provvedimento e cerchiamo di avviare nel Sud una sfida che è quella che supera la logica dell’assistenza e della protesta».


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