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Alla fine i pronostici della vigilia hanno trovato conferma nelle urne. In Calabria ha vinto Jole Santelli e sarà la prima donna a rivestire la carica di presidente della giunta regionale in Calabria. La deputata di Forza Italia aveva, dicevamo, tutti i pronostici a favore grazie alla corazzata con cui si è presentata alle urne: ben sei liste contro le tre del suo diretto competitor, l’imprenditore Pippo Callipo. Grazie ad un sistema elettorale (varato dal centrodestra targato Scopelliti proprio per arginare il Movimento 5 Stelle) che non prevede il voto disgiunto, il risultato finale sembrava già scritto.

Ma è sbagliato addebitare questa vittoria solo a questo fattore. La Santelli ha costruito con grande intelligenza politica la sua candidatura. Il primo tassello è il rapporto personale con Silvio Berlusconi e Francesca Pascale. La Santelli, deputata dal 2001, non ha mai cambiato partito. Nelle fila di Forza Italia si è formata prima come avvocato negli studi di Previti e Pera, poi come politico. Una fedeltà in nome della quale ha rinunciato anche ad incarichi di governo come quando si è dimessa da Sottosegretario al Lavoro del Governo Letta nel 2013, non appena Berlusconi ha deciso che Forza Italia doveva passare all’opposizione. Proprio in virtù di questa coerenza la Santelli ha avuto anche il ruolo di coordinatrice regionale degli Azzurri, incarico che le ha permesso non solo di farsi conoscere in tutta la Calabria, ma anche di tenere ben salde in mano le redini della ditta, come direbbe Bersani.

Così quando il no di Matteo Salvini ha tagliato le gambe ad ogni ambizione del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, il suo nome è venuto fuori in maniera naturale. Anche in questa vicenda la Santelli ha dimostrato di avere la stoffa, lasciando cadere le recriminazioni, alcune decisamente sopra le righe, dei fratelli Occhiuto (Mario e Roberto vicecapogruppo di FI alla Camera) che prima hanno parlato di tradimento, poi hanno minacciato di lasciare Forza Italia e candidarsi autonomamente con l’obiettivo politico di fare da apripista al tentativo di Mara Carfagna di creare un nuovo soggetto politico moderato a trazione meridionalista. Di fronte a tutto questo la Santelli non ha fatto una piega, non è mai scesa in polemica, si è dimessa da vicesindaco e in silenzio ha eroso terreno sotto i piedi ai fratelli Occhiuto.

A quel punto ai due non è restato altro che fare dietrofront e candidare i propri uomini proprio nelle liste “Santelli presidente”. Insomma la bravura della Santelli è stata quella di essere riuscita a tenere unito un centrodestra sul punto di implodere. Forte di questa compattezza ha condotto una campagna elettorale improntata su pochi ma semplici concetti: la bellezza della Calabria, l’ottimismo, il sorriso con chiusura della campagna elettorale a Reggio Calabria con una tarantella ballata assieme al deputato Francesco Cannizzaro, altro grande sponsor di questa candidatura.

Nessun accenno in questi trenta giorni ai problemi che il governatore uscente Mario Oliverio ha lasciato sul tappeto, ma solo tanta positività gridata con un filo di voce. Sì, perché al di là di qualche scivolone sui social, la sua campagna elettorale è stata condotta tutta sull’empatia, sul non nascondere la sua malattia (e il fatto che si stia curando in Calabria), sul dire che “sono sempre stata Jole per tutti e sarò per tutti sempre Jole”, sul desiderio di una “Calabria rock” e su una colonna sonora, scritta da lei medesima, che parla di profumi e sapori di questa terra. Insomma un insieme in puro stile Fininvest anni ‘80.

Il bello, però, inizia adesso. La Santelli è attesa ad una sfida da far tremare i polsi con un bilancio regionale ingessato, dove le risorse “libere” non superano l’8% dovrà non solo cercare di produrre sviluppo, ma soprattutto assicurare alcuni servizi primari che ai calabresi sono negati. Sanità, rifiuti, un servizio idrico decente, un sistema di trasporto pubblico locale diverso da quello che va avanti con proroghe e concessioni da trent’anni. Ma soprattutto dovrà avere la forza politica di imporre a livello nazionale il caso “Calabria” di cui nessuno ha mai discusso in questa campagna elettorale.


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