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Silvio Berlusconi su TikTok

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“CIAO ragazzi, eccomi qua! Vi do il benvenuto sul mio canale ufficiale TikTok”. Questo l’esordio di Silvio Berlusconi, ieri, sulla piattaforma social dei giovanissimi. Il Cavaliere usa una giovialità forzata e delle mosse vezzose che, a dire il vero, sembrano più adatte per i bambini delle elementari. Ma tant’è.

Il motivo di questa nuova “discesa in campo”, dopo quella fatale del 1994, lo spiega subito dopo: “Su questa piattaforma voi ragazzi siete presenti in oltre 5 milioni e il 60% di voi ha meno di 30 anni. Soffro di un poco di invidia ma mi faccio ugualmente tanti complimenti…”. Insomma, un bacino elettorale potenziale così ampio merita di affrontare i rischi di una scenetta surreale e ridicola. Ma, si sa, il Cavaliere non ha mai avuto paura di nulla e da sempre è disposto a qualsiasi cosa pur di vendere il suo prodotto del momento: in questo caso, la stessa sopravvivenza del suo partito. “Ho voluto aprire questo canale per parlare dei temi che più stanno a cuore a Forza Italia e al sottoscritto e che vi riguardano da vicino: parleremo e discuteremo del vostro futuro. Vi racconterò di come vogliamo rendere l’Italia un Paese che possa darvi nuove opportunità e la possibilità di realizzare i vostri sogni”, chiarisce Berlusconi. Che poi, all’improvviso, capovolge lo stile della comunicazione annunciando le proposte: “detassazione e decontribuzione per le imprese che vi assumeranno”. Poi chiude e saluta, declinando il capo a destra e a sinistra sulla parola TikTok come il protagonista di un cartone animato o di una comica.

Per una strana coincidenza, anche Matteo Renzi sceglie di sbarcare ieri su TikTok per “trovare nuovi modi di dialogare”. Sfiorando il ridicolo, il leader di Italia Viva sceglie la strada dell’autoironia e dell’autocitazione attingendo perfino al suo inglese sgrammaticato. “Per molti di voi – sottolinea nel video, con la solita dose di narcisismo – io sono un esperto di ‘First reaction shock’ o di ‘Shish’, linguaggi quasi più complessi del corsivo. Altri mi conoscono come ex presidente del Consiglio, il più giovane della storia repubblicana, ma soprattutto come sindaco della città più bella del mondo, di Firenze. Altri magari non conoscono pagine che per me sono state fondamentali per la mia vita: essere stato arbitro di calcio o capo clan, non camorra, boyscout”. E niente, l’uomo non ce la fa proprio a resistere alla battuta.

L’ultimo a sbarcare su TikTok è il Partito Democratico con un video di Alessandro Zan, il promotore del disegno di legge contro l’omobitransfobia, arenatosi in Parlamento, confidando nel fatto che i giovani saranno attratti dalla lotta per i diritti civili. Una settimana fa era stata la volta di Carlo Calenda. Prima di questi ultimi arrivati, il più ‘antico’ e assiduo frequentatore di TikTok è stato finora Matteo Salvini, che dall’alto dei suoi 500 mila follower risulta in testa alla classifica dei leader sulla piattaforma social di origine cinese. Il leader leghista si muove con una certa facilità con il mezzo: parla a tu per tu con i ragazzi, usa il font giusto, quello più usato dagli utenti, e spiega di volta in volta il suo punto di vista, dall’immigrazione alle bollette.

Incredibile ma vero, dietro Salvini segue a ruota Giuseppe Conte con 240 mila followers, anche se con uno stile più sobrio che raccoglie e rielabora per la piattaforma gli interventi svolti in occasioni pubbliche. Subito dopo ecco Giorgia Meloni, con 100 mila followers e una serie di video avviati dallo slogan “Pronti” che anima la sua campagna elettorale.

Come si spiega questo enorme dispiegamento di forze su TikTok? Facile. In primo luogo, bisogna ricordare che con la riforma costituzionale del luglio 2021, esattamente un anno fa, è caduto il vincolo stabilito dall’articolo 58 della Costituzione che riservava il diritto di elettorato attivo per il Senato solo a chi aveva compiuto 25 anni di età. In pratica, tutti i maggiorenni potranno ritirare al seggio entrambe le schede, senza distinzioni di età, e circa 4 milioni di giovani elettori potranno votare anche per il Senato. Il cambio è rilevante. Non solo dal punto di vista dei cittadini: alcuni milioni di maggiorenni avranno finalmente la pienezza del diritto di voto. Ma anche sul piano degli assetti politico-istituzionali, perché diventa praticamente impossibile che le Camere nascano con maggioranze diverse.

Come spiega un’analisi del Sole 24 Ore, l’abbassamento del limite a 18 anni comporterà l’aumento del numero dei “nuovi” elettori del Senato intorno ai 3,8 milioni, con una incidenza dell’8,2% sul totale degli aventi diritto. L’impatto maggiore di questo voto giovanile si avrà principalmente nel Meridione. Prima di tutto in Campania, la regione che vanta l’età media più bassa d’Italia. Qui i ragazzi tra 18 e 25 anni rappresenteranno il 10% degli aventi diritto al voto: circa 445mila elettori su 4,5 milioni. In generale, in tutte le regioni del Sud, a causa di una denatalità meno accentuata che al Centro-Nord, la percentuale dei giovani elettori è sopra il livello nazionale, e arriva a una media del 9,2 per cento. È evidente che questo pacchetto di voti, pur essendo molto inferiore alla quota della popolazione anziana, comincia a diventare molto interessante per tutti i competitor elettorali. Le elezioni del 2018, con l’exploit del M5s, dimostrano quanto possa contare l’impatto del voto giovanile quando questa fascia di cittadini decide di esprimersi in modo compatto. Nel 2018, infatti, il movimento raccolse oltre 10 milioni di elettori pari al 32% dei voti diventando il primo partito italiano.

Secondo le analisi di YouTrend, per i Cinquestelle votò il 38% degli elettori con età compresa tra i 18 e i 24 anni. Così tanti da superare quelli raccolti da Pd, Lega e Forza Italia messi insieme. Il che dimostra quanto il M5s sia stato allora capace di rispondere alle aspettative di quella fascia di popolazione. Quel tempo, però, è finito da un pezzo. Almeno due terzi dell’elettorato pentastellato è già fuggito da tempo, con la conseguenza di un appiattimento su altre fasce di età, che potrebbe manifestarsi con forza il 25 settembre.

Secondo il sondaggio condotto da Izi spa per Repubblica nel luglio scorso, solo il 41,8% delle persone che votò il M5s nel 2018 potrebbe riconfermare lo stesso voto quest’anno. Dopo la sbornia pentastellata, dove finiranno, dunque, i voti degli under 35? Come dimostra lo sbarco dei leader su TikTok, la risposta a questa domanda sarà cruciale per definire i rapporti di forza tra i partiti alle elezioni di settembre. Ma fare i simpatici sui social non sembra la strategia migliore.


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