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Tutti proiettati verso questa parte: le Politiche 2022 in chiave Mezzogiorno, ma sarà vero?

Sembra che il Sud sia diventato l’Eldorado politico del Paese. Tutti proiettati verso questa parte, tanto che a cominciare dalla star politica del momento, Giorgia Meloni, che ha concluso la sua campagna elettorale nientemeno che a Bagnoli, stretta tra l’esigenza di non perdere un bacino elettorale importante e dall’altra parte di barattare il presidenzialismo, al quale tanto tiene, con la richiesta ultimativa della Lega dell’autonomia differenziata.

In ogni caso, certamente, tutti si stanno impegnando molto per acquisire il consenso di questa parte. Dopo averlo dimenticato quasi completamente nei loro programmi elettorali, o addirittura dopo averne previsto la mortificazione e l’esigenza della statuizione dei due paesi di serie A e di serie B, adesso si sono svegliati con il chiodo fisso di un pensiero dominante verso il Mezzogiorno.

POLITICHE 2022, TUTTI A MEZZOGIORNO

“È vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza” avrebbe detto Alessandro Manzoni.
Più modestamente si può dire che questa corsa al Sud, questa ripresa di una posizione più equilibrata nei confronti del reddito di cittadinanza, hanno il senso di una ulteriore offesa ad un elettorato che sta cercando di capire chi possa proteggerlo da un destino infame, che prevede solo emigrazione o assistenza e invece rappresentare adeguatamente i suoi interessi.

Si rileva da un lato il quasi abbandono di una posizione di partito nazionale da parte della Lega Nord che, nelle dichiarazioni di uno dei suoi leader Zaia, afferma che la contesa è “fra chi vuole un nuovo Rinascimento con l’autonomia e chi si ostina a credere che la carta vincente sia l’assistenzialismo medievale” e che invece il problema è “la mala gestio che attanaglia il Paese soprattutto al Sud”.

Ma dall’altra parte il PD, che cerca voti da Palermo a Bari a Napoli, con un attivismo e una presenza che da molto non si erano visti, ma che ha difficoltà a rinnegare quell’autonomia differenziata, prodromo della secessione dei ricchi, portata avanti da Boccia, per non dispiacere Bonaccini, in pole position per la segreteria dopo la prevista sconfitta del PD nelle elezioni e la conseguente possibile messa da canto di Enrico Letta dalla posizione preminente nel partito.
Mentre Forza Italia si limita a mandare nella lotta i suoi luogo tenenti, non rinunciando a paracadutare la quasi moglie di Berlusconi in un collegio del trapanese siciliano, ma con un’attenzione particolare a promesse di pensioni a 1000 per tutti o di dentiere gratis che fanno capire quanta poca stima vi sia dell’elettorato attivo in particolare del Sud.

IL MEZZOGIORNO PER TERZO POLO E CINQUESTELLE

Forse l’unico raggruppamento che non ha troppo lisciato il pelo ad una realtà sempre considerata marginale è il terzo polo che continua con una evangelizzazione contro il reddito di cittadinanza, che avrebbe più senso se fosse meno estrema, più ragionevole, e si calcasse più la mano sull’esigenza di creare posti di lavoro veri.

Il movimento Cinque Stelle tenta invece di non farsi individuare come il partito del Sud per non perdere i consensi del Nord produttivo. Ed in tale logica evita anche esso di condannare troppo pesantemente, in ogni caso di parlarne il meno possibile, quella autonomia differenziata tanto divisiva.

POLITICHE 2022, IL SOSPETTO SULL’ATTENZIONE AL MEZZOGIORNO

La sensazione complessiva è che questa attenzione per il Sud, in zona Cesarini, nasconde una grande scarsa considerazione dell’elettorato relativo. Che si pensa si possa gestire tranquillamente anche paracadutando gente sconosciuta nelle realtà di riferimento, sicuri che in ogni caso la reazione non sarà particolarmente decisa.
Questo correre ai ripari quando si è visto che alcune delle candidature del maggioritario sono contendibili, cambiando posizioni e mostrando una attenzione farlocca rispetto alle esigenze dei territori, ci fa riflettere sulla convinzione sempre più consapevole dell’esistenza di un partito unico del Nord, che ha un atteggiamento coloniale anche nella politica. Cosa gravissima perché dimostra che in molti non si rendono conto del danno che una mancata coesione sociale delle varie parti del Paese può provocare alla gestione complessiva.

Il fatto che si possa pensare che esistano anche in politica due paesi diversi e contrapposti è un segnale di un disagio nazionale, che va assolutamente recuperato.

Il passaggio fondamentale è quello dell’unificazione economica, che non può più essere rinviata e che mette a rischio l’unità nazionale. Anche i vertici delle più importanti istituzioni del Paese mi pare non si rendano conto dei pericoli che corre la Nazione, o forse non vogliono sporcarsi le mani con un tema che certamente può essere dirompente.

Quello che accadrà subito dopo il 25 settembre sarà ci farà capire qual è la direzione sulla quale questo nostro Paese vuole indirizzarsi. Se vuole consolidare il suo ruolo di grande Paese fondatore dell’Unione oppure percorrere una deriva come quella dell’ex Cecoslovacchia o della ex Jugoslavia , estremamente pericolosa e certamente non illuminata.


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